lunedì 27 maggio 2024

"Motel Life", Willy Vlautin

 

Reno (Nevada), inizio novembre 1996. "Frank, sono rovinato": è questo che Jerry Lee dice svegliando suo fratello in piena notte. Jerry Lee piange a dirotto, ma ciò che colpisce il fratello minore è quello che indossa: un giaccone nero, gli scarponi da lavoro e le mutande. Niente pantaloni. Polly Flynn si è arrabbiata con lui e glieli ha bruciati, racconta. Quindi se ne è andato e si è messo al volante, nonostante fosse un po' sbronzo, ma è stato per colpa della neve se non ha visto il ragazzino in bicicletta. Se lo è trovato davanti all'improvviso e lo ha centrato in pieno. Lo ha ucciso! E poi, non sapendo cosa fare, ha caricato il corpo in macchina, che adesso è nel parcheggio del motel.

"Siamo tutti incasinati, quindi tendiamo a stare con gente incasinata. E per me è giusto che sia così. Ma questo non vuol dire che siamo persone cattive, no? Se sei stato sfortunato non vuol dire che lo sarai sempre, no? Certa gente è sfortunata, ma le cose possono cambiare. Non penso che ci sia gente condannata alla sfortuna."

Forse non esiste un abbonamento alla sfortuna, ma a volte è difficile credere che sia così.

I fratelli Flannigan sono due giovani uomini: non ci viene detta l'età, sappiamo solo che hanno due anni di differenza. Appartengono a quella categoria di persone da cui si tende a prendere le distanze: due disadattati per i quali comprare un cartone da sei di birra rappresenta la prima cosa da fare quando le cose vanno male. Persone di cui è facile ritenersi migliori. Ma sulla base di cosa? Perché siamo più stabili, più ricchi, più puliti? Ma cosa sarebbe successo a Frank e a Jerry Lee se il padre non avesse abbandonato la famiglia per scappare dalla città e dai suoi debiti di gioco quando erano bambini? E se la madre non fosse morta di cancro quando erano adolescenti? E se il nonno materno, l'unico parente rimasto, se li fosse portati nel Montana anziché lasciarli in un motel di Reno con 200$ e tante scuse per non volerli fra i piedi? E se Jerry Lee non avesse perso la parte inferiore di una gamba per una stupida ragazzata sei mesi dopo la morte della madre?

E se, e se, e se... Non ci pensiamo mai, ma forse non ci sono persone migliori di altre, ma solo degli "e se" diversi.

Fino a marzo non avevo mai sentito nominare Willy Vlautin. Poi mi è apparsa la copertina di un suo libro in una pubblicità di Amazon su Facebook, ho letto la trama e mi ha colpita, l'ho cercato su Wikipedia: nato proprio a Reno nel 1967, fra il 2006 e il 2021 ha scritto soltanto sei romanzi, dei quali "Motel Life" è il primo.

Nella postfazione scritta nel 2020 spiega il fenomeno dei motel a Reno, nati per dare un posto dove dormire ai frequentatori dei casinò. Ce n'erano più di 120, successivamente caduti in declino con la nascita dei casinò che offrivano anche stanze per la notte. La cosa curiosa è che fin dai suoi sette anni sognava di vivere in uno di quei motel e se questo era il suo sogno da bambino mi viene da pensare che abbia collezionato anche lui una sfilza di sfortunati "e se".

Libro meraviglioso sulla miseria e il disagio sociale, una scrittura che mi ha fatto innamorare di ogni singola parola ed era da Kent Haruf che non vivevo un simile idillio. Due protagonisti a cui è impossibile non affezionarsi.
Siamo appena a maggio, ma credo di aver già trovato la mia miglior lettura dell'anno.

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