"Siamo in posa, in costume da bagno, un Roth dietro l'altro, sul prato antistante la pensione di Bradley Beach dove la nostra famiglia affittava una camera da letto con uso cucina ogni estate per un mese. É l'agosto 1937. Abbiamo quattro, nove e trentasei anni. Ci drizziamo verso il cielo formando una V, di cui i miei sandaletti sono la base appuntita e le spalle larghe di mio padre - tra le quali è perfettamente centrata la faccia furba da folletto di Sandy, - le due imponenti terminazioni della lettera. Sì, quella che spicca sulla foto è la V di Vittoria: di Vittoria, di Vacanza, di retta e distesa Verticalità! Eccola, la linea maschile, intatta e felice, in ascesa dalla nascita alla maturità!"
La foto in questione è, naturalmente, quella in copertina e merita di essere vista meglio:
Il protagonista del libro è Hermann Roth, morto nel 1989 a ottantasei anni per un tumore al cervello. Il figlio Philip due anni dopo pubblica "Patrimonio. Una storia vera", un memoir dove racconta la fase finale della vita del padre, partendo dalla diagnosi sbagliata fatta da un medico della Florida, dove il padre stava trascorrendo un periodo di vacanza a casa di un vecchio amico.
La perdita quasi totale della vista dall'occhio destro non era dovuta alla paralisi di Bell, ma - come riscontrato da successivi esami fatti in seguito alla comparsa di altri disturbi - era stata causata dal cancro, che agiva nella testa dell'uomo da almeno una decina d'anni.
Un romanzo biografico e autobiografico, estremamente intimo e riflessivo, che descrive le difficoltà e la sofferenza che accompagnano sempre la malattia e la consapevolezza di una vita giunta ormai all'epilogo.
In 187 pagine divise in sei capitoli, Roth - che all'epoca aveva 55 anni ed era già orfano di madre (era morta qualche anno prima, nel 1981) - commuove toccando con la condivisione del suo dolore tasti dolorosi per chi ha perso i propri genitori ben prima di lui.
Ma riesce anche a far divertire raccontando di un - decisamente non imperdibile - concertino di musica da camera suonato per il padre in Florida dai residenti della struttura dove soggiornava oppure descrivendo la maniacale - e non necessaria - avarizia che aveva caratterizzato alcune scelte del padre in tarda età o, ancora, ricordando l'imbarazzo provato durante una cena quando si era ritrovato a leggere la bozza di un libro scritto da un amico del padre, dietro insistenza del padre stesso che evidentemente non sapeva che l'amico aveva scritto un porno, nemmeno di buon livello.
Invece la scrittura di Roth, come sempre, incanta e con i rimandi alla situazione ebraica la storia personale diventa interessante anche dal punto di vista socio-culturale.
Toccante il suo ricordo di Primo Levi.
"Probabilmente il sopravvissuto il cui numero mi aveva fatto più impressione a vederlo era lo scrittore italiano Primo Levi. Nel 1986 ero andato a Torino a fargli una lunga intervista per il «New York Times», e nei quattro giorni passati insieme eravamo diventati misteriosamente amici intimi: così intimi che quando venne il momento di andar via Primo disse: «Non so quale di noi due è il fratello minore e quale il fratello maggiore», e ci abbracciammo con grande emozione come se quella potesse essere l'ultima volta che ci vedevamo. E fu proprio così. Avevamo parlato a lungo di Auschwitz, degli undici mesi che vi aveva passato quando era giovane e dei due libri che aveva scritto sui campi, e questo era stato il nocciolo dell'intervista. Essa venne pubblicata nella sezione domenicale del «Times» dedicata ai libri sei mesi giusti prima che Primo Levi si togliesse la vita gettandosi dall'alto della scala del palazzo di Torino dove abitava: la stessa scala le cui cinque rampe di gradini avevo salito pregustando il nuovo incontro ogni giorno che ero andato là per le nostre chiacchierate."
Intervista di cui non ho trovato il testo vero e proprio, ma solo due immagini degli articoli della traduzione pubblicata da "La Stampa": adesso devo solo trovare la forza visiva per riuscire a leggerla.
Reading Challenge 2024, traccia annuale Cocktail: un libro con lo sfondo di copertina bianco