Genova, giovedì 9 maggio 2013. Il corpo di Alberto Delorenzo, 41 anni, viene ritrovato sulle alture di Cornigliano, a Coronata. L'uomo era scomparso nell'aprile di due anni prima senza lasciare tracce. Socio della MERIA, società che si occupa di trovare il sistema più redditizio nello smembramento delle aziende in difficoltà, era single e senza legami apparenti, cosa che aveva portato chi si era occupato del caso a ipotizzare un allontanamento volontario. Invece qualcuno lo aveva ucciso colpendolo più volte alla testa con un masso, nascondendo poi il corpo in campagna. Un nuovo caso di omicidio per Mariani che dopo appena sei giorni diventa duplice con il ritrovamento di un altro cadavere nella stessa zona. Di nuovo un Delorenzo: Federico, il fratello minore di Alberto.
E, per questo motivo, direi che la diciottesima puntata della serie (scritta nel 2016) è quella che mi sono goduta di più. Una storia che inizia una ventina di giorni dopo l'epilogo del romanzo precedente ("Mariani e le porte chiuse") e che ha un buon mordente e un'ottima struttura gialla, rivolgendosi parecchio al passato, non solo a quanto accaduto due anni prima, ma andando a ritroso di un'altra quindicina d'anni per ricostruire i trascorsi dei due fratelli.
E i due da ragazzi vivevano nella "solita" Sampierdarena, piuttosto ricorrente nei romanzi della Masella perché anche Mariani è nato e cresciuto nel mio vecchio quartiere. Tante le ambientazioni che mi hanno fatto fare un tuffo nel passato, a cominciare proprio da Coronata, dove mio padre aveva trovato la Titta, abbandonata e legata a un palo della luce, facendola diventare la mia prima cagnolina ♥
E poi il liceo Enrico Fermi, che ho frequentato per pochi mesi prima di passare a una scuola con più numeri e meno difficoltà. La chiesa dove è stato celebrato il funerale di mia mamma. L'ospedale dove sono nata. E le tante vie incrociate da Mariani sia per le indagini sia per andare a fare visita alla madre (che qui inizia a fare i conti con l'età). Mi succede spesso con la serie, ma questa volta più che mai è stato come ritrovarmi a camminare nelle mie antiche strade, cosa che - nonostante Pegli disti solo dieci minuti di treno - faccio sempre più raramente e solo per circostanze tristi.
Nessuna coincidenza
E, per questo motivo, direi che la diciottesima puntata della serie (scritta nel 2016) è quella che mi sono goduta di più. Una storia che inizia una ventina di giorni dopo l'epilogo del romanzo precedente ("Mariani e le porte chiuse") e che ha un buon mordente e un'ottima struttura gialla, rivolgendosi parecchio al passato, non solo a quanto accaduto due anni prima, ma andando a ritroso di un'altra quindicina d'anni per ricostruire i trascorsi dei due fratelli.
E i due da ragazzi vivevano nella "solita" Sampierdarena, piuttosto ricorrente nei romanzi della Masella perché anche Mariani è nato e cresciuto nel mio vecchio quartiere. Tante le ambientazioni che mi hanno fatto fare un tuffo nel passato, a cominciare proprio da Coronata, dove mio padre aveva trovato la Titta, abbandonata e legata a un palo della luce, facendola diventare la mia prima cagnolina ♥
E poi il liceo Enrico Fermi, che ho frequentato per pochi mesi prima di passare a una scuola con più numeri e meno difficoltà. La chiesa dove è stato celebrato il funerale di mia mamma. L'ospedale dove sono nata. E le tante vie incrociate da Mariani sia per le indagini sia per andare a fare visita alla madre (che qui inizia a fare i conti con l'età). Mi succede spesso con la serie, ma questa volta più che mai è stato come ritrovarmi a camminare nelle mie antiche strade, cosa che - nonostante Pegli disti solo dieci minuti di treno - faccio sempre più raramente e solo per circostanze tristi.
Reading Challenge 2025, traccia mensile di settembre: libri di autori il cui cognome inizia con la stessa lettera (ho scelto la M)
