Mina è una bella gatta tedesca. Capendo di essere prossima al parto, si rintana in una soffitta: pensa che quel luogo appartato possa proteggere i suoi piccoli da quegli umani che praticano il controllo delle nascite feline uccidendo barbaramente i gattini appena nati. Invece anche quel posto non si rivela abbastanza sicuro. Solo un piccolino grigio ha la fortuna di essere raccolto e salvato da un uomo buono quanto colto, che accoglierà Murr nella sua casa fornendogli (anche) un comodo e caldo giaciglio nel suo studio con le pareti ricoperte di volumi. Libri che Murr imparerà non solo a leggere, ma anche a scrivere. Ed è in questo che raccoglie le sue considerazioni filosofiche...
Murr l'ho scoperto nell'agosto del 2008 quando ho trascorso una settimana di vacanza a Bamberga. Il monolocale che avevamo affittato si affacciava nella centralissima E. T A. Hoffmann platz, dove si trova l'omonimo teatro. Da amante dei gatti non potevo non notare subito la piccola statua posta di fronte all'ingresso:
Eccoli qui, il vero autore del libro e Murr, il suo soriano. Ernst Theodor Amadeus Hoffmann ha vissuto a Bamberga per cinque anni, dal 1808 al 1813, chiamato a dirigere il teatro. Hoffmann non era solo un compositore, ma anche un pittore, un avvocato e, naturalmente, uno scrittore. A lui si sono ispirati - fra i tanti - Poe, Dostoevskij, Baudelaire, Balzac, Gogol e Pirandello. A me ha colpito il suo amore per i gatti in generale e per Murr in particolare, un amore che traspare evidentissimo in questo libro che ho fatto una fatica tremenda a leggere a causa del font piccolo e poco marcato, ma in cui ho ritrovato le parole di qualcuno che i gatti li conosceva sul serio. E se li conosci non puoi non amarli: lo dice una che fino ai 26 anni li ha odiati, proprio perchè non ne aveva mai conosciuto uno!
E' Murr la voce narrante del libro e si rivolge a un lettore gatto come lui. Gli racconta la sua vita dal principio, proprio dall'uscita dal ventre materno, il primo incontro con il suo "educatore", il sapore della prima ciotola di latte...
E poi i primi mesi, quelli dell'età sguaiata. Racconta la brutta avventura di quando si era perso per la città e solo grazie a Ponto, il suo amico cane, era riuscito a tornare dal suo umano. Di quando si è innamorato per la prima volta di una gattina bianconera con gli occhi verde erba, Mismis. Di come poi sia subentrata la noia e lei lo abbia tradito con un grosso gatto nero. E di come solo in seguito gli abbia presentato la figlia avuta da lui, proprio quando lui se ne stava innamorando...
E non gli è mancata l'amicizia, in particolare quella di Muzio, il gatto che lo ha salvato quando stava diventando pigro e indolente, mangiando e dormendo troppo. Muzio gli ha fatto capire che era di fronte a un bivio, doveva decidere se diventare un gatto borghese o goliardico. E Murr ha scelto la bisboccia. Era divertente passare le notti sui tetti a cantare tutti insieme, finchè gli uomini hanno vilmente seminato trappole nelle soffitte e il povero Muzio ha pagato il prezzo più alto...
A quel punto Murr si è reso conto che la vita borghese - con un posto caldo vicino alla stufa e pasti assicurati - in fondo non era meno appagante di quella da scapestrato...
Senza contare che a un gatto istruito come lui, capace di recitare Ovidio in latino, faceva comodo avere un'intera ricca libreria a disposizione.
Murr è vissuto all'inizio del 1800: non credo di fare spoiler dicendo che alla fine muore.
Hoffmann ci dice anche quando, nella notte fra il 29 e il 30 novembre. Mentre al suo gatto dedica quattro parole:
"Molto ti ho amato"
E con questo libro lo ha reso eterno.
Credo gli farebbe piacere sapere che duecento anni dopo un'italiana - che non aveva mai sentito nominare il grande esponente del Romanticismo tedesco Ernst T. A. Hoffmann - lo ha conosciuto grazie al suo gattino. E non viceversa.