Richmond (periferia di Londra), 1923. Virginia Woolf è inquieta, non vuole continuare a vivere in quel sobborgo. Sa che il marito Leonard l'ha portata lì pensando che la tranquillità del posto avrebbe giovato alla sua sanità mentale, ma vuole lo stesso tornare alla vita della capitale. Intanto comincia a dare forma alla signora Dalloway, la protagonista del suo nuovo romanzo.
Los Angeles, 1949. Anche Laura Brown è inquieta, si sente inadeguata sia come moglie che come madre. E intanto legge "La signora Dalloway" di Virginia Woolf.
New York, 1999. Pure la giornata di Clarissa Vaughn è dominata dall'inquietudine. Sta organizzando una festa in onore di un suo amico che ha appena vinto il prestigioso premio Carrouthers per la poesia. Richard ha 53 anni, uno più di lei, si conoscono da sempre ed era stato lui quando erano ragazzi a soprannominarla signora Dalloway perchè lei gli ricordava la protagonista del libro della Woolf e non solo perchè si chiama Clarissa.
"The Hours" era il titolo provvisorio che Virginia Woolf aveva dato al suo romanzo e, a proposito di premi, con "Le ore" Cunningham ha vinto il Pulizer per la narrativa nel 1999.
Come ne "La signora Dalloway" le vicende si svolgono nel corso di un'unica giornata, ma io tutto ciò non lo sapevo. Non ho letto il romanzo ispiratore, non ho proprio mai letto nulla della Woolf, non ricordavo neppure che fosse morta suicida (ammesso di averlo mai saputo) e già "solo" per questo "Le ore" mi ha spiazzata fin dal prologo, dove Cunningham racconta cupamente l'evento.
Sono arrivata completamente impreparata a questa lettura, addirittura - per
la mia solita paura di incappare in odiosi spoiler (che in
questa occasione mi avrebbero spiegato cose importanti da sapere) - ho letto la prefazione che l'autore ha scritto a marzo dell'anno scorso in occasione del ventennale solo dopo aver finito il libro.
E la mia ignoranza ha reso la lettura non semplicissima. Stupidamente quando ho capito che tutto ruotava attorno al libro della Woolf, anzichè interrompermi per poter leggere prima quello, sono andata avanti trascinando così quelle lacune che per buoni tre quarti mi hanno fatto considerare "Le ore" un libro triste (comunque lo è) e troppo introspettivo per me (e continuo a pensarlo), in una parola: pesante. Cosa che probabilmente non avrei pensato se fossi stata in grado di capire i vari meccanismi.
Invece per alcuni giorni sono andata avanti stancamente, l'interesse è arrivato solo verso la fine ed è diventato piacere puro solo con l'ultimo capitolo: quello che viene svelato (e che non avevo minimamente intuito) rende il finale di questo libro uno dei migliori che abbia mai letto.
Ma mi resta l'amara consapevolezza della mia approssimazione. Ad esempio non so se l'uso delle parentesi (che io adoro) sia tipico della scrittura di Cunningham o della Woolf.
Certo ci sarà tempo per recuperare, ma intanto "Le ore" sono andate...
"Forse non c’è niente, mai, che possa eguagliare la memoria dell’essere stati giovani insieme"
Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia normale di gennaio, "un libro ambientato in almeno tre luoghi diversi"