martedì 29 agosto 2023

"Affari di famiglia", Francesco Muzzopappa



Torino, anno non precisato. Le crisi economiche hanno la pessima abitudine di impoverire i poveri e di arricchire i ricchi, ma questa volta le cose vanno male anche per gli ultimi discendenti del più antico casato aristocratico torinese, i conti dal Pozzo della Cisterna. La matriarca Maria Vittoria, da tempo vedova del suo Amedeo, non si è più ripresa dalla crisi degli anni Novanta, vedendosi costretta non solo a vendere mobili e immobili per fare cassa, ma anche a ridimensionare drasticamente il suo tenore di vita. Se un tempo poteva avvalersi di una schiera di ben diciotto domestici, adesso le è rimasto solo il fido Orlando, suo maggiordomo personale da ventidue anni; la sontuosa dimora ha ormai un aspetto spettrale; il parco da rigoglioso è diventato stopposo; e anche in cucina il declino è ormai devastante, la povera (letteralmente) contessa ha addirittura dovuto dire addio alle deliziose frolle della pasticceria Baratti & Milano sostituendole con le Gocciole del supermercato...
Se resta a galla è solo grazie all'apparenza data dal blasone e al Koh-i-Noor, il diamante più prezioso e famoso del mondo, il cui possesso le assicura la benevolenza delle banche.
Ma cosa succede quando quel babbeo di suo figlio Emanuele regala la preziosa pietra a Ludmilla Coprova, sciacquetta televisiva per cui ha perso la testa (non il cervello, perché quello non lo ha mai avuto)?!?

Seconda opera di Muzzopappa che mi ha convinta decisamente meno del suo primo romanzo,
 "Una posizione scomoda", che avevo letto lo scorso anno.

Questo, pubblicato nel 2014, direi che è una chiara parodia dei Savoia, con Maria Vittoria, la voce narrante, "
simpatica" come Marina Doria (anche se l'autore, nell'intervista che chiude il libro, dichiara di essersi ispirato per il suo personaggio a una Virna Lisi stronza, ma se è vero non è proprio riuscito a ricalcarne la classe) e il figlio Emanuele "sveglio" come Emanuele Filiberto. Però il finto Emanuele - che la madre definisce "cretino" per ben quattordici volte - almeno è bellissimo.

Le parti più divertenti del libro sono legate proprio a lui, quando all'inizio la contessa ci racconta l'inettitudine del figlio attraverso i tanti insuccessi collezionati da quando era bambino ("G
li comprai un violino. Quando decise di smettere, gli scoiattoli tornarono finalmente a ripopolare il giardino della villa.") fino all'età adulta (impiegando undici anni per diventare architetto, facoltà scelta perché "da piccolo aveva una grande familiarità con i mattoncini Lego").
Ma quando entra in scena il diamante (che esiste davvero e lo si può ammirare nel museo della Torre di Londra, incastonato nella corona della moglie di re Giorgio VI) la trama diventa così paradossale da essere irritante, quanto meno per chi non ama particolarmente il genere umoristico.

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