giovedì 28 marzo 2024

"Lady Chevy", John Woods

 

Barnesville (Ohio), 2015. Amy Wirkner ha 18 anni e pesa 120 chili. Lady Chevy è il soprannome che le hanno affibbiato per il suo culone obeso. Bullizzata fin dai tempi delle scuole elementari, non solo per il grasso, ma anche per la povertà della sua famiglia, Amy ha soltanto due amici, Sadie - che chiama sorella, ma che è l'opposto di lei - e Paul, di cui è segretamente innamorata. Amy ha anche un grande sogno: vincere una borsa di studio che le permetta di andarsene da quel posto per proseguire gli studi e diventare veterinaria.
Ma Paul, convincendola a fargli da autista e da palo, finirà col mettere a rischio quel futuro che è la sua sola ragione di vita, qualcosa che deve difendere. A tutti i costi.

Romanzi di esordio così belli e potenti sono una rarità ed è avvilente che questo non abbia beneficiato delle attenzioni che merita da parte di chi per mestiere o per passione dà consigli di lettura, diventando per noi italiani un libro di nicchia.
Soprattutto è un peccato che John Woods dopo questo, scritto nel 2020, non abbia ancora pubblicato altro.

Barnesville (chiamata "la Ville" dai suoi abitanti) è la sua città natale, un piccolo centro con meno di cinquemila abitanti della Ohio Valley, ai confini con la Virginia Occidentale, e - a giudicare da questo video scovato su YouTube - effettivamente non è un posto dove in molti sognerebbero di rimanere per tutta la vita.

Siamo sulle colline pedemontane degli Appalachi, ma questa volta dimentichiamoci dell'immersione nella natura fatta con Byll Bryson. Bisogna tornare sui monti di cui John Grisham e Joyce Carol Oates hanno già raccontato la devastazione operata dall'uomo.

I genitori di Amy hanno ceduto i diritti minerari della loro terra spinti dalle rassicurazioni e dal bisogno di soldi: ma 900$ al mese non potranno mai dare un senso alle deformità di Stonewall, il figlio minore.

"Sotto i nostri piedi la terra trema, iniezioni di fluido ad alta pressione, gemiti profondi nelle tenebre sotterranee. Le sostanze chimiche rompono le rocce scistose, filtrano nelle falde acquifere, contaminano il terreno ed estraggono i gas naturali che alimentano la nostra nazione. L’acqua è opaca, marrone, puzza di zolfo. A volte prende fuoco. A volte, quando facciamo la doccia, ci vengono degli sfoghi che restano sulla pelle per giorni. Abbiamo tutti la tosse, la gola irritata. Gli occhi che bruciano. Le emissioni di radon e metano velano di foschia le colline intorno alla città."

Ma il vero macro argomento del libro (che è ridicolo classificare nel genere giallo come hanno fatto: caso mai un noir, ma soprattutto un grande romanzo americano) sono il razzismo e la pretesa superiorità di certi bianchi. In questo caso bianchi americani, quel tipo di bifolchi che il 6 gennaio 2021 tutto il mondo ha visto assalire la Casa Bianca.

"Lo sai come siamo fatti qui. Tutti fucili e religione"

Americani per i quali farsi giustizia da soli è un dovere e un diritto perché "solo la violenza può salvarci, può salvare la razza bianca" e che considerano "il multiculturalismo il genocidio dei bianchi".

Il nonno materno di Amy era un Gran Dragone del Ku Klux Klan. La madre conserva con orgoglio la sua cintura di pelle nera con trentatré buchi, uno per ogni omicidio. Lo zio ha tatuato sul braccio il simbolo delle SS e una bandiera con la svastica in giardino.
E' lo stesso zio che le ha insegnato a sparare per uccidere e che le ha regalato un fucile.

E poi c'è l'agente di polizia Brett Hastings, una sorta di giustiziere della notte che considera le idee di uguaglianza, di bene e male delle idiozie.
Lui e Amy si alternano nei capitoli del libro: 24 (più epilogo) dove è lei la voce narrante, altrettanti (ma non numerati e intitolati con una semplice H) dove è lui il protagonista raccontato in terza persona.

Woods non ha risparmiato nessuna accusa a quell'America non patinata che ha ben poco da insegnare al resto del mondo: guerre, droga, reperibilità delle armi, stragi nelle scuole, mercificazione degli adolescenti, pedofilia, debito pubblico.
Situazioni magari appena accennate, ma presenti, dove c'è spazio anche per un'affermazione di peso in un'America rurale carnivora: "Le proteine vegetali sono fantastiche".

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