martedì 21 giugno 2022

"I segreti di mio marito", Liane Moriarty

 

Australia, lunedì 2 aprile 2012. Tre donne, tre scoperte, più di tre vite stravolte.
A Melburne è mattina quando la trentacinquenne Tess O'Learay viene informata da Will (suo marito) e da Felicity (la sua inseparabile cugina) che si sono perdutamente innamorati l'uno dell'altra.
A Sidney è primo pomeriggio quando la quarantaduenne Cecilia Fitzpatrick scorge una busta ingiallita fra le carte scivolate fuori dal raccoglitore che ha inavvertitamente scontrato in soffitta. Riconosce subito la calligrafia di suo marito John-Paul, c'è scritto "per Cecilia" e subito sotto "da aprirsi solo dopo la mia morte".
Poco distante è sera quando Rob avvisa la madre, la sessantottenne Rechel Crowley, che ad agosto lui e la moglie si trasferiranno a New York per due anni.
Mentre la prima ha già preso un aereo per tornare a Sidney con suo figlio e la seconda non sa se riuscirà a resistere alla tentazione di aprire quella lettera nonostante il  marito sia ancora vivo e vegeto, la terza precipita subito nella disperazione perché Rob e Lauren ovviamente porteranno in America anche Jacob, il loro bambino di due anni, colui che aveva ridato un senso alle giornate di Rachel dalla morte della figlia Janie, ventotto anni prima.

Giusto una settimana fa è uscito "Mai fidarsi delle apparenze", la versione italiana dell'ultimo romanzo di questa autrice che libro dopo libro mi piace sempre più, tanto da aver deciso di inserire i titoli che ancora devo leggere alla prima traccia utile della Reading Challenge.

"I segreti di mio marito" - il suo quinto romanzo (scritto nel 2013) e il terzo tradotto in italiano (spero che prima o poi recuperino anche i due mancanti) -  è fortemente penalizzato dal titolo (anche da quello originale, "The husband's secret", che però ha più senso: il segreto è uno solo) e dalla copertina (soprattutto da questa de I miti Mondadori) che fanno pensare a un banale chick lit.
Liane Moriarty non è Joyce Carol Oates, le sue storie si limitano a raccontare le esistenze dei suoi personaggi con quel giusto mix di gioie e dolori, svaghi e preoccupazioni, banalità e situazioni più difficili comuni alla vita di chiunque, senza mai affrontare macro tematiche e diventando così classificabili in letture di svago.

Ma sono letture di svago davvero piacevoli.

Questa volta rispetto a "Esprimi un desiderio, anzi tre" e a "In cerca di Alice" c'è anche una forte componente gialla che - seppur trattando un caso completamente diverso - mi ha ricordato la serie TV "Big little lies", tratta dal suo sesto romanzo, "Piccole grandi bugie", il prossimo che leggerò nonostante abbia già visto il telefilm (lo so, è un termine vecchio, ma non mi viene un altro sinonimo di serie TV e poi coi telefilm io ci sono cresciuta ^^).

E' ovvio che Cecilia leggerà la lettera (altrimenti non ci sarebbe stato nessun romanzo da leggere) e già dal titolo sappiamo che l'irreprensibile John-Paul ha un grosso scheletro nell'armadio. Ma la Moriarty riesce a sorprendere e coinvolgere rendendo difficile staccarsi dalla lettura in un crescendo di attesa e di drammaticità che non ci si aspetta.
Altro che chick lit (con tutto rispetto per il genere, che non disdegno affatto).

Reading Challenge 2022, traccia di giugno: un libro con un protagonista di mezza età