giovedì 30 dicembre 2021

"Lo strano caso di Maria Scartoccio. Ovvero, un brutto fatto di cronaca a Sestri Ponente", Renzo Bistolfi



Sestri Ponente (Genova), novembre 1956. Su un cavedio formato da tre palazzi all'incrocio fra via D'Andrade e via Garibaldi (l'odierna via Sestri) si affacciano le cucine dei vari appartamenti. Al primo piano ci sono la Landa, vedova Scatizzi - con quella schiena dritta del figlio Ermete - e la Brigida, vedova Durante, con la sua dentiera troppo grande che la atteggia in un sorriso perenne così atipico per una genovese; al secondo piano due zitelle, la Delaidìn - che ha sconfitto la sua invalidità imparando a muoversi per casa usando le braccia - e la Scartoccio - che ha sempre una cattiva parola per tutti; e al terzo ci sono la Rosa - vedova Calcagno, che con la figlia Pinuccia ha messo su un laboratorio di sartoria in casa - e la Filomena Della Casa, detta Nenna e anche Tre Culi, che un marito non lo ha mai avuto, ma di figli sì, almeno cinque.
Nel cortile in fondo al cavedio ci sono i tavolini dell'osteria di Pietro - detto Piero - e in faccia al palazzo di via D'Andrade c'è la friggitoria di Battista, il farinotto, che fa la farinata più buona di tutta Sestri.
Ed è lui la mattina del 6 novembre a chiamare carabinieri e Croce Verde perchè sta succedendo qualcosa di strano in casa della Scartoccio: dai due finestroni esce del vapore e viene giù acqua calda!
Non che sia preoccupato per quell'arpia, la padrona di tutti i muri che il 5 del mese passa da ogni "scito" e da ogni bottega a riscuotere la pigione, offendendo e minacciando tutti, ma dove non arriva la preoccupazione ci pensano la curiosità e la speranza: vuoi vedere che se la sono tolta dai piedi?

Renzo Bistolfi (che ambienta le sue storie nel quartiere confinante con il mio) è uno di quegli autori di cui vorrei leggere almeno un romanzo all'anno e con lui ho centrato l'obiettivo proprio per un pelo (con altri è andata peggio), cosa che mi ha permesso di chiudere in bellezza le mie letture del 2021.

Il giallo è un gialletto, ma intricato il giusto e ben sviluppato, con le indagini dei carabinieri che passano in secondo piano rispetto a quelle (divertenti) del vicinato, vicinato che nel suo insieme è il protagonista di tutto ciò che accade.

I romanzi di Bistolfi sono per me un tuffo nei ricordi: nel '56 mancava ancora parecchio alla mia nascita, ma il gergo e i ragionamenti dei suoi personaggi sono comunque quelli in mezzo a cui sono cresciuta.

Quel modo di esprimersi per paragoni, che ha fatto la fortuna di molti comici genovesi (Villaggio, Grillo, Crozza...), era (vorrei poter dire è, ma purtroppo è una delle abitudini che le nuove leve stanno perdendo) il nostro normale modo di comunicare, usato non per fare ridere, ma per rendere l'idea.

"Le confidenze voi ve le tenete come il colino si tiene l'acqua dei corzétti"

Nelle note dell'autore Bistolfi racconta che il cavedio descritto nel libro è quello dove affacciava la cucina dell'appartamento di sua nonna e condivide con il lettore i ricordi di quando andava a trovarla ritrovandosi catapultato in quel microcosmo dove la vicinanza delle finestre portava a una forzata conoscenza e alla condivisione della quotidianità, nel male... e nel bene, "perchè oggi, spesso, ciò che chiamiamo discrezione è solo indifferenza, che ci consente di ignorare i guai altrui".

Perchè si sa, "un buon vicino vale più di cento parenti".

Erano così tanti anni che non sentivo che due ragazzi "si parlano" da aver dimenticato che un tempo si diceva così per indicare una coppia non ancora ufficialmente fidanzata!
Le letture di Bistolfi sono piacevoli e leggere, ma chi non è genovese si perde tutto il gusto a noi danno espressioni come "tempo mollo" o "ohi me mi"...

Il libro si chiude in un finale più adatto a una commedia anni '50 che non a un giallo, ma a Bistolfi vorrei tanto chiedere una cosa: che fine fa il cagnetto di Maria Scartoccio???

Reading Challenge 2021: questo testo risponde all'undicesima traccia annuale, "tre libri scritti da autori che non hanno rivelato la loro data di nascita"