martedì 7 febbraio 2023

"Il segreto del commendator Storace. Ovvero, quando si dice morire sul più bello", Renzo Bistolfi

 

Sestri Ponente (Genova), 14 ottobre 1957. E' una domenica pomeriggio e nel lussuoso palazzo di piazza Tazzoli c'è un bel remescio, per dirla da genovese: il commedator Lisandro Storace sa che non arriverà a festeggiare l'82° compleanno e per questo ha convocato in uno dei suoi salotti il cavalier Damonte (l'amministratore dei sui beni), il monsignor Malacalza (che era già stato chiamato tre volte per impartirgli l'estrema unzione, facendo altrettanti viaggi a vuoto), il maresciallo Galanti (che avrebbe tanto voluto potersene stare a casa per sentire alla radio la partita della sua - e della mia - Samp), e poi la Jole (la fida domestica) con l'Ersilia Pittaluga e la Gioconda Pescetto (le vicine di casa). Ma soprattutto Nicolò, sbarcato a Genova il giorno prima da New York, da dove era partito subito dopo aver ricevuto il telegramma di quel prozio di cui non conosceva neppure l'esistenza.

"Ben presto distinse i tetti d’ardesia, le torri, le cupole, le facciate che si sovrapponevano: un merletto frastagliato, complesso e stupendo che si stagliava ad anfiteatro sul rosa del cielo. Le finestre scintillavano misteriose sotto i primi raggi del sole autunnale.
Nick rimase senza fiato: quella visione era meravigliosa, incantata, non aveva mai veduto niente di simile."

Il ragazzo è l'unico dei presenti a non sapere a cosa si riferisca il commendatore quando attacca a parlare di "quella faccenda là". E quando l'anziano muore "proprio sul più bello", cioè prima di riuscire a chiarire ciò che gli stava tanto a cuore, sempre Nicolò è l'unico a non darsi pace, ansioso di scoprire quale segreto lo zio si sia portato sottoterra, anche a costo di rischiare di finirci lui stesso.

Il mio buon proposito di leggere almeno un libro all'anno di Bistolfi finisce sempre col naufragare miseramente: l'ultima lettura risale al dicembre 2021, per cui ho lasciato passare tutto lo scorso anno senza concedermi il piacevole tuffo nella Genova degli anni '50 che questo autore mi regala sempre, dove ritrovo in ogni pagina legami con quello che raccontavano di quei tempi mia madre e i miei nonni, le stesse abitudini della mia famiglia, lo stesso modo di parlare...

Qui c'è addirittura una Jole, che era il nome di mia madre, anche se il suo era scritto con la I, come non mancava mai di sottolineare.

E ci sono i Tralalêro, tanto amati da mio nonno. Fra i tanti video presenti su You Tube, ho scelto quello di "Baccicin", come omaggio a una me stessa piccolissima (non avevo più di tre anni) registrata sui nastri del Geloso mentre la cantava calcando sulle "braghe gianche" in maniera piuttosto ridicola ^^

I fatti avvengono a un anno dalla risoluzione del caso del libro precedente, "Lo strano caso di Maria Scartoccio. Ovvero, un brutto fatto di cronaca a Sestri Ponente", e ritroviamo il personaggio del maresciallo Galanti, ma dei quattro romanzi di Bistolfi letti in precedenza questo ha la storia meno interessante nella sua chiave gialla.

Bellissima, invece, l'ambientazione, il sontuoso appartamento del commendator Storace. Nelle note dell'autore (sempre interessantissime) Bistolfi spiega di essersi ispirato a quello di un vecchio amico residente a San Donato, nel centro storico. Mentre per l'esterno ha scelto una casa che lo aveva colpito durante una passeggiata per la sua Sestri.

Eccolo qua il palazzo di piazza Tazzoli del commendator Storace, dove si svolge il 90% della storia:


Essendo a due passi da me (come scrivo ogni volta, Sestri confina con il quartiere dove abito, Pegli) vuoi non andarlo a fotografare?!?

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