Sobborghi di Tokyo. Sentaro e la signora Tokue si conoscono al Doraharu, una piccola bottega che offre alla vendita un unico prodotto, i dorayaki, dolcetti giapponesi composti da due dischi di pandispagna farciti con l'an, la confettura di fagioli azuki. Lei ha 76 anni e alla terza visita, indicando il cartello apposto in vetrina, si propone per il ruolo di aiuto pasticcere. Sentaro rifiuta incredulo anche quando la vecchina dichiara di poter lavorare per un terzo della paga offerta. Ma l'assaggio dello strabiliante an della signora Tokue, così diverso dal preparato industriale (made in China) che utilizza lui, fa cadere tutte le sue riserve e decide di assumerla. Dovrà solo trovare il modo di nasconderla ai clienti, che potrebbero non gradire la vista delle mani deformi della donna, e soprattutto alla proprietaria del locale, l'anziana vedova dell'uomo con cui Sentaro, ex-galeotto, ha contratto un debito, debito che da tre anni lo obbliga a lavorare al Doraharu 365 giorni all'anno e che forse riuscirà a estinguere più in fretta grazie alla meravigliosa confettura della signora Tokue...
Un bel libro letto nel momento sbagliato. Dieci giorni fa è morto mio padre. E' successo quando avevo appena iniziato "Il fantasma della palazzetta" e, dopo averlo finito, dalla mia infinita wish list ho puntato su questo, convinta che fosse un libro lieve, con quella delicatezza e quella piacevole lentezza che mi viene da attribuire alla letteratura giapponese, pur conoscendola poco o niente.
Lo avevo scelto per l'indizio "un libro di un autore giapponese", ma basta andare in fondo al post per vedere che, invece, ha risposto a un altro indizio, quello per cui non mi ero segnata neppure un titolo, proprio perchè quest'anno avrei preferito evitare argomenti tristi.
Sono convinta che in un altro momento a fine lettura avrebbero prevalso le note poetiche di questa bella storia dove - in mezzo alle tante descrizioni culinarie (il 90% dei termini riportati nel glossario riguarda nomi di piatti, ingredienti e attrezzi della cucina nipponica) e ai suggestivi alberi di ciliegio, indiscussi coprotagonisti del libro - viene raccontato il legame che si crea fra personaggi di tre generazioni diverse: oltre all'anziana signora Tokue e a Sentaro, triste uomo di mezza età, troviamo anche Wakana, una quattordicenne taciturna, tanto diversa dalle altre clienti adolescenti del Doraharu.
Un legame intenso, ma formale e un po' antiquato (ad esempio Sentaro e la signora Tokue si contattano scrivendosi lettere o cartoline, non telefonandosi), che diventa un inno alla forza di volontà con tanti altri messaggi positivi per chi legge.
Ma sul mio attuale stato d'animo hanno pesato altri aspetti. Non mi aspettavo così tanto dolore da questo libro. Il passato della signora Tokue, la condizione delle sue mani, i motivi per cui alla sua età ci tiene così tanto a lavorare con Sentaro, derivano da fatti reali, da una bruttissima pagina della storia giapponese che sinceramente ignoravo, conclusasi solo nel 1996.
Così come non conoscevo l'autore: scritto nel 2013, "Le ricette della signora Tokue" è il primo libro di Durian Sukegawa a essere stato tradotto in italiano. Deve essere un personaggio particolare, con la sua doppia laurea in filosofia e in pasticceria, e che le note sull'autore a fondo pagina descrivono come poeta, scrittore e clown.
In un'intervista rilasciata a La repubblica dice di essere anche un fiero pescatore e questa cosa è stata per me un pugno allo stomaco perchè (senza alcuna motivazione logica, me ne rendo conto) avevo dato per scontato che una persona così sensibile nel raccontare una vicenda di discriminazione e di soprusi e così brava nel portare il lettore a riflettere sull'importanza del rispetto per la vita altrui, rispettasse quella di tutti gli esseri viventi, non limitandosi a quella degli esseri umani.
Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro che parla di una malattia" (numero 34 indizi facili)