Giappone, presumibilmente Tokyo. La protagonista, di cui - come per nessun altro personaggio della storia - viene mai detto il nome, ha trent'anni, è moglie, madre, casalinga. Comincia a raccontare la sua storia al diciassettesimo giorno di veglia totale: non si tratta di insonnia, non è una privazione forzata. Non ha sonno, mai. E' lucida, attiva: semplicemente da diciassette giorni non ha più nè bisogno nè desiderio di dormire.
Il mio primo approccio a Murakami risale all'anno scorso con "Norwegian blues" che, a sorpresa, avevo decisamente apprezzato.
Invece di questo romanzo breve, o racconto lungo, non so cosa dire perchè non l'ho capito.
Di sicuro mi è piaciuto lo stile, non sono certo io a scoprire la bravura dell'autore, ma l'assenza di una spiegazione del perchè a un certo punto questa donna non riesca più ad addormentarsi e un finale che ti porta a "girare pagina" (nel mio caso a toccare lo schermo del Kindle) dando per scontata la presenza di un altro capitolo, che invece manca, credo sia da attribuire all'aggettivo che sento sempre citare quando si parla di Murakami: onirico.
Mi sono sempre chiesta cosa volesse dire questa cosa e ora posso solo umilmente alzare le mani perchè continuo a non capirlo.
Mi spiace molto non essere stata in grado di raccogliere il senso della storia, ma sono comunque contenta di aver fatto questa lettura e in futuro tornerò senz'altro a confrontarmi con l'autore perchè, nonostante il mio estremo pragmatismo ci ponga su due mondi diversi, lo trovo molto stimolante.
Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro di un autore giapponese" (numero 38 indizi difficili)