Londra, anni '90. Rob Fleming ha una grandissima passione: la musica. Musica che ascolta (o che consuma, come dice il mio amico Filippo), non che suona. E assolutamente non musica commerciale.
Dopo aver lavorato per un po' come commesso in un negozio di dischi ed essersi divertito a fare il DJ al Groucho Club, da qualche anno è proprietario del Championship Vinyl. La vendita di dischi di nicchia non è quel tipo di lavoro che ti rende ricchi e sia la madre che la sua compagna sembrano considerarlo un mestiere di transizione prima dell'approdo a una professione "adulta". Ma Rob adulto lo è, ha 35 anni e - se anche non è soddisfatto dell'andamento del suo negozio - non sta pensando di cambiare. Non riesce nemmeno a stilare la classifica dei cinque lavori che gli piacerebbe fare! Mentre lui ama fare questo genere di classifiche: i cinque migliori libri, i cinque migliori film americani, i cinque migliori piatti...
Ed è da qui che si comincia, quando Laura lo lascia: ma rientrerà nella classifica delle cinque donne che lo hanno ferito di più?
Da qualche anno mi sono abituata a leggere sempre due libri contemporaneamente, a volte sono tre e raramente sono stati quattro. Ma non mi era mai successo di leggere insieme due libri dello stesso autore ed è stata un'esperienza particolare e piacevole.
Questo Nick Hornby lo ha scritto nel 1995, cioè tre anni dopo "Febbre a 90°", quindi quando aveva 38 anni. Un libro generazionale che può essere apprezzato al massimo da chi gli anni '90 li ha vissuti in un'età più o meno simile a quella dell'autore e del protagonista. Io ho dodici anni meno di Hornby, ma ho adorato questo romanzo, pur non ritrovandomici affatto perchè la musica - a differenza del calcio - non è una mia passione. A me piacciono De Andrè, Fossati, Guccini, Bennato, "gente" così, e nel libro non viene citato nessuno dei grandi cantautori italiani. La mia ignoranza circa la musica straniera è abissale e nel libro ho riconosciuto solo una metà dei cantanti o gruppi citati (quelli notissimi) e giusto due o tre brani (idem).
Non mi ci sono ritrovata direttamente anche perchè non sono un uomo/eterno ragazzo inglese, insicuro, lagnosetto e un po' opportunista, ma indirettamente ci ho ritrovato tanti dei miei amici di quegli anni, marito (all'epoca fidanzato) compreso, quando andando in centro (e spesso ci si andava tutti i giorni) era obbligatorio fare tappa da Disco Club, a due passi dalla stazione Brignole, negozio storico di Genova che continua a esistere e a resistere tuttora grazie al suo carismatico proprietario.
Anche a Fabio piaceva creare delle cassette personalizzate. Per me ne aveva fatte quattro e solo quando ci siamo messi insieme, dopo due anni e mezzo di amicizia, mi aveva svelato la mole di studio che c'era dietro alla scelta dei brani, che nelle sue intenzioni sarebbero state dichiarazioni d'amore, cosa che io non avevo minimamente capito.
Una cassetta l'avevo addirittura battezzata "il sonno": la ascoltavo quando tornavamo a Genova dopo aver seguito la Samp in trasferta in giro per l'Italia o per l'Europa. Aveva scelto dei brani talmente lenti che non sono mai arrivata a sentire il quarto, immancabilmente mi addormentavo a metà della terza canzone, "Il portiere di notte" cantata da Ruggeri, bellissimo pezzo e splendida interpretazione, ma l'effetto era sempre letargico! Povero Fabio ^^
Anche se non conosco le canzoni citate, ho idea che le cassette ideate da Rob siano più briose, cosa che anche il libro riesce a essere nonostante sia anche particolarmente malinconico e Rob, pur essendo l'incarnazione della pigrizia fisica, mentale e affettiva, riesce a essere un bel personaggio, anche se credo che mi sia piaciuto così tanto perchè già dopo poche pagine - complici lo humor inglese e il mestiere analogo - me lo sono immaginato come l'adorabile Hugh Grant di "Notting Hill".
Adesso mi sembra incredibile di essere arrivata a 51 anni senza aver mai letto Hornby: devo assolutamente recuperare tutti gli altri suoi titoli!