giovedì 22 luglio 2021

"12 anni schiavo", Solomon Northup


Saratoga Springs (Stato di New York), primavera 1841. Solomon Northup era un uomo di colore nato nel luglio 1808 a Minerva, nella contea di Essex. Nel 1829 aveva sposato una mulatta, Anne Hampton. Avevano avuto tre figli: Elizabeth, Margaret e Alonzo. Nel marzo 1834 si erano trasferiti a Saratoga. Lui lavorava come agricoltore e come musicista di violino, lei come cuoca. Il sogno era quello di risparmiare abbastanza per comprare una fattoria e fu per questo che nella primavera 1841 Solomon decise di seguire due galantuomini, Merrill Brown e Abram Hamilton, che lo convinsero ad andare con loro a New York dove avrebbe guadagnato bene arricchendo con la musica del violino i loro spettacoli circensi. Ma giunti in città gli fecero una nuova proposta: andare a Washington.
Solomon accettò, senza valutare il rischio corso da un nero nell'entrare in uno Stato schiavista...

Se tanto mi ha toccato la vicenda di Tom Robinson ne "Il buio oltre la siepe", ben maggiore è stato il mio sgomento nel leggere l'odissea di Solomon Northup. Robinson è un personaggio di fantasia, sì, ma fino a un certo punto: Harper Lee lo ha usato per raccontare l'esistenza di migliaia di persone come lui. Ma Northup è vissuto realmente e ha realmente vissuto ciò che ha raccontato in questo libro scritto nel 1853, dopo la sua liberazione.

Nato come uomo libero, dopo essere stato rapito e drogato da quella sorta di gatto e la volpe di Brown e Hamilton, era stato da loro venduto come schiavo e deportato in Luisiana dove, cambiando diversi padroni, per dodici anni ha vissuto ed è stato trattato come un oggetto o anche peggio.

"Per quanto strano possa sembrare, da questa stessa casa era pienamente visibile il Campidoglio, che la sovrastava con la sua imponente altezza. Le voci dei deputati della patria che blateravano di libertà e di uguaglianza quasi si mescolavano al clangore delle catene degli schiavi. Un recinto per gli schiavi proprio all'ombra del Campidoglio!"

Schiavisti stretti osservanti dei dettami religiosi. E che dalle loro sacre scritture potevano facilmente attingere per convincersi e dimostrare di avere ragione:

"Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse"
(Vangelo secondo Luca, verso 47)

Ogni sua descrizione è raggelante: condizioni di vita, maltrattamenti, sfruttamenti, percosse, umiliazioni, tutto quello che migliaia e migliaia di persone hanno dovuto patire in un'epoca che non è troppo lontana dalla nostra. Per lui situazioni rese ancora più insopportabili dalla consapevolezza di essere nato libero.

E qui bisogna fare uno sforzo enorme per riuscire contestualizzare la sua storia. Perchè se è bello immaginare il sollievo di quest'uomo quando finalmente gli è stata restituita la sua libertà, è inevitabile chiedersi: e gli altri? Nessuno si sarebbe mosso per dimostrare che Eliza, Patsey, lo zio Abram, Wiley, Bob, Henry, la zia Phebe, ecc, avevano altrettanto diritto a quella libertà perchè per legge non era così e questo pensiero è straziante.

"La felicità, per lei, era l'assenza di frustate"

Quanto siamo ignoranti noi uomini, quanto male sappiamo fare. Uso il presente, non il passato, perchè non tutto il mondo si è liberato dalla schiavitù e anche là dove è cambiata la forma, troppe volte resta la sostanza. E sarà sempre così perchè fra noi non smetterà mai di esserci chi si sentirà superiore ad altri, per un colore diverso, per un accento diverso, per uno stato sociale diverso o anche solo per avere l'uso della parola.

"La vita è cara a ogni essere vivente. Persino il verme che striscia sulla terra si batterà per conservarla"

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla seconda traccia annuale, "tre libri di cui esiste il film o la serie TV"