domenica 18 luglio 2021

"Il buio oltre la siepe", Harper Lee


Minneapolis (Minnesota), 25 maggio 2020. George Floyd ha tristemente ricordato al mondo che negli Stati Uniti avere la pelle nera può essere ancora molto pericoloso e può costarti la vita. Figuriamoci, quindi, quante possibilità potesse avere un Tom Robinson qualunque accusato di stupro da una donna bianca nel profondo sud del Paese nel 1935: ovviamente nessuna.

Maycomb è una cittadina di fantasia, l'Alabama no e Harper Lee va ammirata per aver avuto il coraggio di raccontarla così bene nel 1960: ricordiamoci che le leggi sui diritti civili vennero approvate soltanto nel 1964/65 e che solo allora venne abolita la segregazione razziale.

Ma se anche esistono leggi a tutela, le discriminazioni non finirono e non finiranno mai, e gli Stati Uniti hanno ancora moltissima strada da fare prima di poter davvero insegnare ad altri la democrazia.

Mi fa sorridere l'ingenuità manifestata nella sinossi italiana:

"Non si esagera dicendo che non c'è americano che non l'abbia letto da bambino o da adolescente e che non l'abbia consigliato a figli e nipoti"

Sorridere fino a un certo punto, è offensivo verso tutti far finta di non sapere che i razzisti hanno solo cambiato l'oggetto dietro a cui nascondersi passando dal cappuccio alla tastiera,  perchè tutto si evolve, ma la vigliaccheria resta.

Ovviamente gli americani non hanno l'esclusiva su razzismo e ipocrisia, ma non tutti hanno la loro presunzione di essere quelli da prendere come esempio positivo. A saggiare le due facce dell'America fu anche questo libro, premiato con il Pulitzer nel 1961 e contemporaneamente messo al bando in molte scuole e biblioteche.

La mia vergogna nei suoi confronti è quella di essere arrivata a 51 anni prima di leggerlo: invecchiando mi sto rendendo conto che la mia preferenza per l'attualità mi fa perdere molte perle del passato. Non diventerò mai un'amante dei classici alla Jane Austen nè mi appassionerò alla letteratura russa, però sono contenta di aver imparato a uscire dalla mia comfort zone pescando anche indietro: se la tematica è rilevante, ne vale la pena.

E l'invecchiamento sta anche smussando la mia antipatia verso gli stili di scrittura non contemporanei (ma temo che questo dipenda anche dal cominciare a sentirmi meno a mio agio con lo stile contemporaneo di oggi): quello di Harper Lee mi è piaciuto davvero tanto e soprattutto ho trovato bello e originale fare di una bambina di otto anni la voce narrante. Anche furbo: grazie all'innocenza di Jean Louise "Scout" Finch l'autrice ha affondato più volte la lama nel fianco dell'America perbenista e bigotta (e razzista):

"Ma se gli uomini sono di un tipo solo, come ti spieghi che non vanno mai d'accordo tra loro? Se sono tutti eguali, perchè passano la vita a disprezzarsi a vicenda?"

Da animalista ho anche molto apprezzato l'intervento di Jem quando blocca la sorella mentre sta per schiacciare un centopiedi dando alla domanda di lei ("Perchè non dovevo schiacciarlo?") una risposta capace di fermare molte dita assassine, se solo ci si fermasse a riflettere che anche l'animale più piccolo non è un oggetto ("Perchè sono bestioline che non fanno male a nessuno"), mentre da moglie di un ex giocatore di football americano sono obbligata (da lui) a dire che il football si è sempre chiamato football, anche nel 1935, e che "palla ovale" non si può sentire... e per fortuna a lui non ho detto che il Rose Bowl è stato tradotto con Coppa della Rosa ^^

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla seconda traccia annuale, "tre libri di cui esiste il film o la serie TV"