Londra, gennaio 2011. Isabel (Issy) Randall ha 31 anni e un posto da office manager alla Kaliga Deniki: cioè fa la passacarte e quanto il suo ruolo sia poco importante all'interno della società immobiliare diventa evidente quando Graeme, il suo capo, la inserisce nei tagli al personale resi necessari dalla crisi economica. Il fatto che da otto mesi abbiano una relazione segreta non le riserva un trattamento di favore, ed è così che Issy si trova a perdere nello stesso giorno lavoro e fidanzato.
Dopo settimane di recriminazioni e di sconforto sarà Helena - coinquilina e migliore amica - a spingerla a rimettersi in piedi. Ma sarà soprattutto l'attrazione per il negozietto sfitto al 4 di Pear Tree Court a darle la carica per realizzare il sogno di aprire una pasticceria tutta sua, dove mettere a frutto le tante meravigliose ricette di nonno Joe, che l'ha allevata al posto della madre girovaga.
Ma per aprire il Cupcake Cafè non bastano le ventimila sterline della liquidazione: serve un prestito bancario. E qui entra in scena Austin, consulente finanziario, trasandato, ma bello e più dolce del più dolce dei cupcake sfornanti da Issy.
Come già detto, dopo una serie di letture abbastanza impegnative avevo voglia di leggerezza e, oltre alla serie della Gazzola, mi sono concessa anche questo chick lit. E' il genere di libro che trovo sul sito de Il libraccio a pochi euro e che compro quando sono a un passo dal raggiungere le spese di spedizione gratuite. Anche se ormai ho superato da un pezzo l'età per questo genere di lettura, i chick lit continuano a piacermi, ma anche in questa categoria ce ne sono di validi e di meno validi.
Questo della Colgan era partito abbastanza bene, Issy è una protagonista tenera, ma non melensa, sognatrice, ma concreta, sfortunata, ma non lagnosa. In poche parole: sopportabile. A circa metà dell'opera, però, l'autrice ha iniziato a guastarmi la lettura inanellando una serie di situazioni, pensieri, desideri, ecc, di un'arretratezza imbarazzante, lanciando anche un pessimo monito alle donne, quello di smetterla di scartare uomini nella speranza che ne arrivi uno migliore, col rischio di "arrivare a quarant'anni da sole e amaramente pentite per aver buttato via un principe azzurro un po' sbiadito quando ne avevano trenta".
Da questa visione degna di nonna Abelarda scaturisce anche l'astiosa (pessima) reazione che Issy ha di fronte alla gioia dell'amica quando questa si innamora (corrisposta): "Lei non aveva niente mentre Helena aveva tutto. Era così difficile da accettare, così ingiusto"!
Orribile! Un po' di invidia sarebbe stata umanamente comprensibile (e meno male che all'inizio Issy non era lagnosa...), ma se si vuole bene a una persona si è felici della sua felicità, che - tra le altre cose - non ci crea danno nè ci preclude nulla.
Brutte anche le superficiali generalizzazioni che toccano i diversi stati sociali dei personaggi, ma da un romanzo rosa - dove solo i cattivi vengono puniti come meritano, mentre per tutti gli altri il lieto fine è assicurato - sarebbe utopico aspettarsi di trovare consapevolezza e una seria analisi.
Comunque il libro, nella sua inutilità e fra un'incongruenza e l'altra (una pasticciera che compra i croissant all'ingrosso; un bancario che non ha la domiciliazione delle bollette; ecc) riesce a svagare il giusto.
Come extra, per chi ha l'animo del pasticciere, quasi ogni capitolo inizia con una delle ricette di nonno Joe.
Dopo settimane di recriminazioni e di sconforto sarà Helena - coinquilina e migliore amica - a spingerla a rimettersi in piedi. Ma sarà soprattutto l'attrazione per il negozietto sfitto al 4 di Pear Tree Court a darle la carica per realizzare il sogno di aprire una pasticceria tutta sua, dove mettere a frutto le tante meravigliose ricette di nonno Joe, che l'ha allevata al posto della madre girovaga.
Ma per aprire il Cupcake Cafè non bastano le ventimila sterline della liquidazione: serve un prestito bancario. E qui entra in scena Austin, consulente finanziario, trasandato, ma bello e più dolce del più dolce dei cupcake sfornanti da Issy.
Come già detto, dopo una serie di letture abbastanza impegnative avevo voglia di leggerezza e, oltre alla serie della Gazzola, mi sono concessa anche questo chick lit. E' il genere di libro che trovo sul sito de Il libraccio a pochi euro e che compro quando sono a un passo dal raggiungere le spese di spedizione gratuite. Anche se ormai ho superato da un pezzo l'età per questo genere di lettura, i chick lit continuano a piacermi, ma anche in questa categoria ce ne sono di validi e di meno validi.
Questo della Colgan era partito abbastanza bene, Issy è una protagonista tenera, ma non melensa, sognatrice, ma concreta, sfortunata, ma non lagnosa. In poche parole: sopportabile. A circa metà dell'opera, però, l'autrice ha iniziato a guastarmi la lettura inanellando una serie di situazioni, pensieri, desideri, ecc, di un'arretratezza imbarazzante, lanciando anche un pessimo monito alle donne, quello di smetterla di scartare uomini nella speranza che ne arrivi uno migliore, col rischio di "arrivare a quarant'anni da sole e amaramente pentite per aver buttato via un principe azzurro un po' sbiadito quando ne avevano trenta".
Da questa visione degna di nonna Abelarda scaturisce anche l'astiosa (pessima) reazione che Issy ha di fronte alla gioia dell'amica quando questa si innamora (corrisposta): "Lei non aveva niente mentre Helena aveva tutto. Era così difficile da accettare, così ingiusto"!
Orribile! Un po' di invidia sarebbe stata umanamente comprensibile (e meno male che all'inizio Issy non era lagnosa...), ma se si vuole bene a una persona si è felici della sua felicità, che - tra le altre cose - non ci crea danno nè ci preclude nulla.
Brutte anche le superficiali generalizzazioni che toccano i diversi stati sociali dei personaggi, ma da un romanzo rosa - dove solo i cattivi vengono puniti come meritano, mentre per tutti gli altri il lieto fine è assicurato - sarebbe utopico aspettarsi di trovare consapevolezza e una seria analisi.
Comunque il libro, nella sua inutilità e fra un'incongruenza e l'altra (una pasticciera che compra i croissant all'ingrosso; un bancario che non ha la domiciliazione delle bollette; ecc) riesce a svagare il giusto.
Come extra, per chi ha l'animo del pasticciere, quasi ogni capitolo inizia con una delle ricette di nonno Joe.
Chiudo con una critica all'editoria italiana. Jenny Colgan ha la sua brava pagina su Wikipedia UK: classe 1972, ha scritto moltissimo, fra cui 13 romanzi singoli (in italiano ne hanno tradotti quattro) e molti altri facenti parte di brevi serie. "Appuntamento al Cupcake Café" fa parte di una serie di due romanzi, ma il seguito non è stato tradotto. Stessa cosa per "La bottega dei cuori golosi", che è il primo di una serie di tre e l'unico a essere stato tradotto. Ma il capolavoro è stato fatto con "Il faro degli amori appena nati", che è il secondo (e l'unico tradotto in italiano) di un'altra serie di tre!
Geni assoluti!
Certo dato lo scempio che hanno fatto traducendo a vanvera i libri di un Autore come Kent Haruf, non c'è da stupirsi per la mancanza di una ricerca su un autore minore qual è Jenny Colgan, ma io mi incazzo lo stesso per questa faciloneria che vivo come una grande mancanza di rispetto nei confronti di chi scrive, ma anche di chi legge (e che paga per farlo).
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Challenge 2021: questo testo risponde alla settima traccia annuale, "sei libri di sei categorie diverse" (libro di un autore mai letto)