Sacrofano (Roma), 12 dicembre 2009. Alice sta festeggiando i suoi 23 anni in famiglia quando la serenità - non solo degli Allevi, ma dell'intero borgo - viene stravolta dal ritrovamento di un cadavere: è quello di Tamara Yur'evna Mironova, la 36enne badante russa di Amalia, la nonna di Alice che, per via di questo collegamento, si ritrova coinvolta nelle indagini scoprendo che forse c'è una branca della medicina adatta a lei: medicina legale.
Terzo romanzo della serie "L'allieva", che in realtà è un prequel, cosa che ho scoperto solo a inizio lettura e non è stata una sorpresa gradita perchè a me i prequel non piacciono.
Pubblicato nel 2012, quindi effettivamente dopo gli altri due, a me ha dato l'impressione di essere stato scritto prima, sia per lo stile ancora più acerbo, sia perchè la caratterizzazione dei personaggi è appena abbozzata.
Cercando notizie sul prequel, ho anche scoperto che Alessia Gazzola è un medico legale e questa è stata un'altra sorpresa: leggendo Robin Cook è evidente che sia medico di professione, stesso discorso per l'avvocato John Grisham, mentre quella predominanza di rosa nei libri della Gazzola mi rende difficile immaginarla alle prese con un'autopsia, ma ha iniziato a pubblicare a ridosso della laurea e forse non ha mai esercitato come medico.
Comunque sia qui abbiamo Alice ancora più giovane e più immatura: arrivata al quinto anno di medicina ha capito di aver intrapreso la strada sbagliata perchè "non riesco a rapportarmi con la sofferenza umana". Presumo che il riferimento vada alla sofferenza fisica delle persone malate o ferite perchè poi, di punto in bianco, decide di volersi specializzare in medicina legale (nonostante la dichiarata repulsione verso i cadaveri): evidentemente rapportarsi con la sofferenza dei parenti dei deceduti non le crea altrettanto disagio...
Tutto questo per dire che avrei gradito una maggiore logica da parte dell'autrice, soprattutto che inventasse per la sua protagonista una motivazione seria per portarla a scegliere questa specializzazione, non la cotta adolescenziale per Claudio Conforti: ma, insomma, giusto a 13 anni puoi arrivare a scegliere la scuola superiore per andare in quella dove c'è il ragazzino che ti piace!
Di nuovo la vittima è una persona che Alice aveva conosciuto e di nuovo la Gazzola sfrutta le coincidenze per far girare gli ingranaggi della trama, ancora più sfacciatamente, non tenendo in nessuna considerazione l'improbabilità quasi assoluta di incontrare in un ospedale della capitale proprio quel qualcuno che pochi giorni prima si era visto litigare in una strada di Sacrofano! E dai...
Per fortuna questa volta mancano manine e piedini, ma prosegue l'abuso di "sconcertare", nelle sue varie forme: qui viene usato sette volte, come ne "L'allieva", ben nove in "Un segreto non è per sempre": ma sono io che mi sconcerto, con i tanti bei sinonimi che ci sono...
Nonostante tutto, come scritto ieri, anche questo libro si lascia leggere: con le sue 212 pagine è il più breve di tutta la serie, una lettura davvero veloce anche per me che lo faccio lentamente. Va anche detto che questo genere di libri non mi porta a fare ricerche in rete per cercare le immagini dei luoghi citati (ho indagato solo su Sacrofano, che è un bel borgo medievale) nè tanto meno per approfondire dettagli storici o di altro genere: non è un fattore positivo, ma indubbiamente risparmio molto tempo.
La vicenda gialla, seppur intuibile, è quella che finora ho apprezzato di più, eccetto il finale sbrigativo.
E, alla faccia delle mie tante critiche, devo riconoscere che mi sono abituata a questo pagliaccetto di protagonista che è Alice Allevi e ho la curiosità di leggere gli sviluppi.
Terzo romanzo della serie "L'allieva", che in realtà è un prequel, cosa che ho scoperto solo a inizio lettura e non è stata una sorpresa gradita perchè a me i prequel non piacciono.
Pubblicato nel 2012, quindi effettivamente dopo gli altri due, a me ha dato l'impressione di essere stato scritto prima, sia per lo stile ancora più acerbo, sia perchè la caratterizzazione dei personaggi è appena abbozzata.
Cercando notizie sul prequel, ho anche scoperto che Alessia Gazzola è un medico legale e questa è stata un'altra sorpresa: leggendo Robin Cook è evidente che sia medico di professione, stesso discorso per l'avvocato John Grisham, mentre quella predominanza di rosa nei libri della Gazzola mi rende difficile immaginarla alle prese con un'autopsia, ma ha iniziato a pubblicare a ridosso della laurea e forse non ha mai esercitato come medico.
Comunque sia qui abbiamo Alice ancora più giovane e più immatura: arrivata al quinto anno di medicina ha capito di aver intrapreso la strada sbagliata perchè "non riesco a rapportarmi con la sofferenza umana". Presumo che il riferimento vada alla sofferenza fisica delle persone malate o ferite perchè poi, di punto in bianco, decide di volersi specializzare in medicina legale (nonostante la dichiarata repulsione verso i cadaveri): evidentemente rapportarsi con la sofferenza dei parenti dei deceduti non le crea altrettanto disagio...
Tutto questo per dire che avrei gradito una maggiore logica da parte dell'autrice, soprattutto che inventasse per la sua protagonista una motivazione seria per portarla a scegliere questa specializzazione, non la cotta adolescenziale per Claudio Conforti: ma, insomma, giusto a 13 anni puoi arrivare a scegliere la scuola superiore per andare in quella dove c'è il ragazzino che ti piace!
Di nuovo la vittima è una persona che Alice aveva conosciuto e di nuovo la Gazzola sfrutta le coincidenze per far girare gli ingranaggi della trama, ancora più sfacciatamente, non tenendo in nessuna considerazione l'improbabilità quasi assoluta di incontrare in un ospedale della capitale proprio quel qualcuno che pochi giorni prima si era visto litigare in una strada di Sacrofano! E dai...
Per fortuna questa volta mancano manine e piedini, ma prosegue l'abuso di "sconcertare", nelle sue varie forme: qui viene usato sette volte, come ne "L'allieva", ben nove in "Un segreto non è per sempre": ma sono io che mi sconcerto, con i tanti bei sinonimi che ci sono...
Nonostante tutto, come scritto ieri, anche questo libro si lascia leggere: con le sue 212 pagine è il più breve di tutta la serie, una lettura davvero veloce anche per me che lo faccio lentamente. Va anche detto che questo genere di libri non mi porta a fare ricerche in rete per cercare le immagini dei luoghi citati (ho indagato solo su Sacrofano, che è un bel borgo medievale) nè tanto meno per approfondire dettagli storici o di altro genere: non è un fattore positivo, ma indubbiamente risparmio molto tempo.
La vicenda gialla, seppur intuibile, è quella che finora ho apprezzato di più, eccetto il finale sbrigativo.
E, alla faccia delle mie tante critiche, devo riconoscere che mi sono abituata a questo pagliaccetto di protagonista che è Alice Allevi e ho la curiosità di leggere gli sviluppi.
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Challenge 2021: questo testo risponde alla quinta traccia annuale,
"otto libri scritti da autori dello stesso sesso"