venerdì 21 giugno 2024

"Giorni contati", Maria Masella

 

Genova, 27 novembre di un anno non precisato. Il commissario Antonio Mariani è appena rientrato a Genova dopo aver trascorso il fine settimana in montagna con la figlia Manu, quando viene richiesta la sua presenza al Porto Antico: il cadavere di una donna è stato rinvenuto nel parcheggio. Pia Moresco, 32 anni, residente in via Cantore, a Sampierdarena. Dalle analisi emergerà che è stata uccisa con un'iniezione di digossina, una molecola che si estrae dalle foglie della digitale e che, se usata in dosi massicce, provoca l'arresto cardiaco.
L'assassino ha usato un pennarello per scrivere il numero due sulla sua fronte e poco distante dal corpo viene trovato un piccolo cartoncino quadrato con sopra un segno lasciato dallo stesso inchiostro.
Per Mariani e i suoi collaboratori inizia la ricerca per capire il significato di quei due indizi prima di trovare un'eventuale vittima numero tre mentre cercano la numero uno.

Come mi ero ripromessa dopo aver letto ad aprile "Il cartomante di via Venti", non ho lasciato passare molto tempo prima di buttarmi sulla quinta puntata della serie del commissario Mariani (e a breve leggerò il libro successivo, ho già trovato a quale traccia abbinarlo).

Scritto nel 2006, "Giorni contati" è fedele al suo titolo: abbracciando un mese scarso che va dal 27 novembre al 24 dicembre, descrive una corsa contro il tempo per fermare quello che a tutti gli effetti è un serial killer. Perché è chiaro che verrà trovata la vittima numero uno e che gli omicidi non si fermeranno a due (e una delle donne uccise sarà una Loredana: raramente trovo mie omonime nei romanzi e quando le trovo o sono di poco spessore o fanno una brutta fine).

Un'indagine (molto) vecchia maniera, come nello stile della Masella e del suo protagonista. Una lettura piacevole, di svago, con un finale - dal momento in cui risulta chiara l'identità di chi uccide a quello in cui Mariani procede all'arresto - un po' tirato per le lunghe, ma del resto è un giallo breve, 228 pagine, senza i passaggi degli ultimi capitoli sarebbe stato eccessivamente corto.

Reading Challenge 2024, traccia di giungo: libri ambientati in una città di mare

mercoledì 19 giugno 2024

"Monsieur Ladoucette e il Club dei cuori solitari", Julia Stuart

 

Amour-sur-Belle (Périgord), un anno non precisato all'inizio del nuovo millennio. Dopo cinque anni di apprendistato, un diploma prestigioso e altri diciannove anni di carriera, Guillaume Ladoucette deve arrendersi all'evidenza: a metà della sua clientela è venuta la mania dei tagli estrosi (che lui rifiuta di fare) e l'altra metà soffre di calvizie, quindi può solo rassegnarsi e chiudere il suo salone di barbiere.
Difficile trovare un'altra occupazione a 43 anni, praticamente impossibile riuscirci quando si vive in un paesino di appena trentatré abitanti. Ma a dargli l'idea è proprio il nome del villaggio dove, oltre alla popolazione, quello che di sicuro manca è l'amore.
Nasce così "Desiderio del cuore", il suo club per cuori solitari.

O Amour-sur-Belle è un paesino immaginario o è davvero minuscolo come viene descritto, tanto da non lasciare traccia in rete. Il Périgord, invece, è una bella regione che si trova a meno di cinquecento chilometri a nord dei Pirenei e a poco più di cento da Bordeaux. Nel libro sono citati tanti posticini deliziosi.

Perigueux: 


Brantôme (detta la Venezia del Périgord):


Saint-Jean-de-Cole:


Bourdeilles:


E qui si esaurisce ciò che mi è piaciuto del libro.

Scritto nel 2007, "The Matchmaker of Périgord" è il primo romanzo di Julia Stuart, autrice e giornalista inglese che ha vissuto in Francia, Spagna, Bahrain ed Egitto prima di tornare a stabilirsi a Londra. Successivamente ne ha scritto almeno altri due, entrambi tradotti in italiano, che non ho nessuna intenzione di leggere dopo la fatica che ho fatto con questo, trascinandomelo dal 27 maggio fino a ieri sera.

La storia che racconta è facilmente intuibile, con Monsieur Ladoucette che crea improbabili accoppiamenti  fra i suoi compaesani. Naturalmente a qualcuno alla fine andrà bene, ma vengono raccontate, più o meno approfonditamente, anche le vicende di ciascuno. E se trentatré abitanti per un paese sono pochissimi, in un libro tanti personaggi presentati tutti insieme nelle prime pagine - il panettiere, il postino, la droghiera, la pescivendola, il barista, l'ostetrica, il farmacista, il falegname, il dentista, il contadino, eccetera - creano un bel po' di smarrimento, almeno finché non si memorizzano i loro nomi, le loro professioni e i loro trascorsi.

"Tutti hanno il diritto di avere una possibilità in amore"

Non è propriamente un romanzo romantico e di sicuro - fra piccioni presi a calci, lepri abbattute e sventrate, oche ingozzate a forza e il vegetarianesimo trattato al pari di una malattia - l'amore che manca è quello per gli animali.

Manca però anche il divertimento che mi aspettavo: la Stuart tira qualche simpatica stoccata ai turisti inglesi innamorati della Francia, ma l'umorismo del libro si concentra nel ripetere logorroiche descrizioni di determinati oggetti e soggetti ogni volta che vengono citati: "i sandali di cuoio acquistati al supermercato perché economici", "il ponte levatoio coperto di crocchianti escrementi di piccione", "il pascolo con le vacche Limousine che facevano l'occhiolino", "l'antica seggiola con il sedile che si sollevava per nascondere il sale all'esattore delle tasse", "i capelli color mercurio tenuti raccolti da qualcosa che brillava" e potrei citare altre decine di frasi reiterate per decine e decine di volte. Non scherzo e non esagero, raramente ho letto qualcosa di più esasperante e irritante.

Ma i grande difetto del libro è l'ambientazione nel nuovo millennio per una storia, dei personaggi, un contesto, uno stile narrativo e delle tematiche decisamente anni Cinquanta.

Reading Challenge 2024, traccia annuale febbraio, Oscar: un libro con un uomo protagonista

lunedì 17 giugno 2024

"La collana", Matt Witten

 

Lake Luzerne (Stato di New York), aprile 2001. Delfino viola, paperella rosa, unicorno blu: è questa la sequenza di perline che Amy, 7 anni, sceglie per la sua collanina. E' domenica e cinque giorni dopo viene rapita all'uscita da scuola, portata in un capanno nel Vermont e lì violentata e uccisa. Per Susan Lentigo, la madre 35enne, si apre un baratro senza fondo che la condanna a morte dell'assassino riuscirà a colmare solo in minima parte.
Hodge Hill (North Dakota), novembre 2021. Susan è riuscita in qualche modo a sopravvivere a quei vent'anni senza Amy e ha affrontato un viaggio da incubo per assistere all'esecuzione. Ma durante quegli interminabili 2.400 chilometri è successo qualcosa, un qualcosa che non può ignorare perché le ha instillato un dubbio tremendo: forse lo Stato sta per uccidere l'uomo sbagliato.

"Un thriller ricco di colpi di scena che terrà il lettore incollato alle pagine fino all'ultima, sconvolgente rivelazione"

Così si chiude la sinossi e non posso fare a meno di confermare: questo libro mi ha rapita e ho fatto davvero fatica a metterlo da parte quando non avevo più tempo per leggere, finché ieri ho approfittato della prima giornata al mare dell'anno (mai così tardi a causa della primavera autunnale che abbiamo avuto!) per leggere d'un fiato la seconda metà.

Matt Witten, autore televisivo statunitense con all'attivo anche la pubblicazione di alcuni gialli, lo ha scritto nel settembre 2021, ma da noi è uscito soltanto a marzo di quest'anno (al momento è l'unico suo titolo tradotto in italiano). Quando lo avevo visto fra le novità lo avevo subito inserito in wish list perché è proprio il genere di thriller che mi piace leggere, ma lo avevo anche dimenticato in fretta perché oggettivamente la trama è piuttosto modesta e poco originale.

Ma nelle settimane successive ho cominciato a vederlo apparire nel gruppi FB e nei profili IG dedicati alla lettura che seguo e tutti quelli che ne parlavano ne raccomandavano la lettura, esattamente come faccio io adesso.

Leggerlo ha confermato l'impressione avuta con la trama: tanti libri ricostruiscono la storia di crimini atroci come questo avvenuti in passato per i quali il colpevole è già stato arrestato, processato e condannato, concentrandosi poi sulla possibile infondatezza delle accuse.

A rendere "La collana" non banale sono i personaggi di Witten, in particolare quello di Susan. Il modo in cui riesce a trasmettere al lettore il dramma vissuto da questa donna, la sua disperazione, il senso di vuoto che non l'ha mai abbandonata nei vent'anni successivi alla tragedia e tutte le sue fragilità ("Non penso ci sia gente condannata alla sfortuna": così Vlautin faceva dire a un suo personaggio in "Motel Life", ma se avesse anche solo letto dei disagi patiti dalla Lentigo durante il suo lungo viaggio forse non lo avrebbe scritto) possono conquistare anche chi di solito non ama leggere thriller perché questo libro va oltre, racconta la cosa peggiore che possa accadere a un essere umano e lo fa toccando il cuore.

Il libro alterna i capitoli fra passato e presente e quando la Susan del 2021 descrive il momento in cui era stata informata dalla polizia del ritrovamento del corpo della sua bambina - nonostante si sappia fin dal principio che Amy è morta - si soffre perché Witten riesce a coinvolgere così tanto da portare il lettore a sperare in qualcosa di diverso pur avendo la consapevolezza che non sia possibile.

Il suo libro mi è piaciuto così tanto che sarei quasi disposta a perdonargli di non aver controllato i giorni della settimana corrispondenti all'aprile 2001: il 7 aprile 2001, giorno in cui Amy inanella le perline per farsi la sua collana, era un sabato, non una domenica, e le date a seguire sono tutte sbagliate di un giorno. Assurdo scegliere di iniziare ogni capitolo con una data e non controllarne l'esattezza.


Reading Challenge 2024, traccia di giugno: libri con più di venti capitoli


sabato 15 giugno 2024

"Nel giardino dell'orco", Leila Slimani

 

Parigi, dicembre 2010. Adéle ha 35 anni, è una giornalista, ha un marito medico, un figlio di due anni e un'infinità di rapporti sessuali extra coniugali. Un'ossessione: ogni giorno va a caccia di uomini. Dopo aver puntato una preda gli incolla gli occhi addosso e la maggior parte abbocca, perché è una bella donna, ma anche perché ha basse pretese. Non importa l'età, non importa l'aspetto: neppure la scarsa igiene è un dettaglio che la spinge ad andare oltre. Quello che cerca è sesso animale consumato nel bagno di un bar o in un vicolo, poco importa. Deve solo placare la sua fame per permetterle di tornare a casa da quel marito che non ha mai dato importanza al sesso ed è convinto che per lei sia lo stesso e dal quel bambino di due anni che considera "stupido, incosciente ed egoista".
Del resto se si è sposata e ha fatto un figlio è stato solo per non sentirsi diversa dagli altri.

Un'altra opera prima. Scritto nel 2014 da Leila Slimani, scrittrice e giornalista francese nata a Rabat nel 1981, era uno degli acquisti più datati nella mia libreria. Lo avevo comprato cinque anni fa dimenticandone poi genere e trama. E siccome leggo le sinossi solo prima di un acquisto e mai prima della lettura effettiva, a causa del titolo mi ci sono approcciata convinta che fosse un thriller.

Una volta capito l'abbaglio ho cercato di capirci qualcosa scoprendo che l'autrice per il soggetto del libro (che le è valso il premio Mamounia, il più importante riconoscimento letterario marocchino) si era ispirata alle vicende di Dominique Strauss-Kahn, economista e politico francese accusato di tentata violenza sessuale a New York nel maggio 2011 e successivamente, nel 2015, al centro di un Ruby gate d'Oltralpe.

Dopo aver letto alcuni articoli su questo "signore" ho ripreso e finito il romanzo, senza riuscire a capire il nesso fra Strauss-Kahn e la Adèle della Slimani, ma poco importa.

Seppur molto diversa da quella che avevo immaginato, è stata una buona lettura. Una lettura che non ha nulla di erotico.

"Le persona insoddisfatte distruggono tutto quello che hanno intorno"

Adèle è una donna malata a cui manca la consapevolezza di esserlo che è il primo fondamentale passo verso la ricerca di aiuto.
Il difetto del libro - di cui ho apprezzato anche lo stile, pur non amando quello che spesso assumono i giornalisti quando mettono da parte gli articoli per scrivere un romanzo - è la mancanza di un approfondimento psicologico, limitandosi a fornire al lettore solo alcuni ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza di Adèle, ma sufficienti a far capire quanti danni possa fare una madre balorda e ignorante.

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda giugno: Marocco

mercoledì 12 giugno 2024

"Chiamami col tuo nome", André Aciman

 

Bordighera (Imperia), inizio luglio di un'estate alla metà degli anni '80. Elio ha 17 anni e ha di nuovo dovuto spostarsi nella piccola stanza che un tempo era del nonno per lasciare la sua al giovane che è stato accolto dai suoi genitori: per sei settimane, come ogni anno, suo padre - stimato professore universitario - seguirà l'ospite nella stesura della tesi e questi in cambio lo aiuterà con la corrispondenza e altre semplici mansioni.
Ma ci sarà anche il tempo per pranzi e cene conviviali, per giri in bicicletta, per giocare a tennis e, naturalmente, per godere del mar Ligure su cui si affaccia la villa di famiglia.
Quest'anno il prescelto fra i vari candidati è un giovane americano di origini ebraiche di 24 anni, Oliver. Non rimarrà uno dei tanti.

André Aciman nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1951 dove vive fino al '65 quando con la famiglia si trasferisce a Roma. Dopo quattro anni altro trasferimento, a New York, dove vive tutt'ora. Al momento ha scritto sei saggi e otto romanzi. "Chiamami col tuo nome", pubblicato nel 2007, è la sua prima opera, riproposta da Guanda nel 2017 grazie all'uscita del film, ma nella mia wish list c'era finito solo un paio d'anni fa scoprendone l'ambientazione ligure (mentre la storia nel film è stata assurdamente spostata in provincia di Cremona!).

Mi è piaciuto ritrovare la bella, bellissima Bordighera (che nel romanzo viene ridotta a una semplice B puntata), dove ho trascorso le vacanze estive del 2020.


Il libro è altrettanto bello (ma non bellissimo). Un romanzo che mi viene difficile definire di crescita con un protagonista dotato di una cultura e di una capacità di relazionarsi con persone di ogni età che può esistere solo grazie alla fantasia di uno scrittore. Sicuramente una storia di sesso e di amore, raccontata con quella naturalezza che ogni storia di sesso e di amore dovrebbe avere, a prescindere dagli interpreti. Ci sono, devo dirlo, due scene che ho trovato disturbanti, non perché vengono vissute da due persone di sesso maschile, ma perché - per quanto non sia né di primo pelo né particolarmente schifiltosa - non riesco a trovare nulla di intrigante nelle evacuazioni intestinali e credo che le pesche siano buone senza aggiunte corporee.

Elio è la voce narrante che racconta l'estate dei suoi 17 anni quando ne sono trascorsi venti, dal momento in cui vede Oliver scendere dal taxi ("L'ospite dell'estate. L'ennesima scocciatura."), mentre il "fino a quando" chiaramente non lo dico (il libro ha anche un seguito, "Cercami", pubblicato nel 2019 e che ho già comprato).

Un libro che in fase di lettura sprigiona dolcezza e pacatezza (all'inizio è anche piuttosto lento), ma che una volta elaborato pervade di malinconia per questo amore che già in partenza non ha futuro (l'Elio diciassettenne dà per scontati una moglie e dei figli nel proprio futuro) e per i tanti Elio reali, persone che non prendono nemmeno in considerazione di mettere in atto una scelta diversa da quella di nascondersi perché è più facile fare ciò che "gli altri" si aspettano da loro. Ma saranno quelle persone a dover fare i conti con i rimpianti, non "gli altri".

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda giugno: Egitto


lunedì 10 giugno 2024

"Oltre la siepe", Barbara Abel

 

Belgio, città e anno non precisati. I Brunelle e i Geniot sono vicini di casa: i primi, Laetitia e David, abitano al 28, nella villetta dove lei è cresciuta. Tiphaine e Sylvain hanno affittato quella di fianco, al 26. Muri comunicanti e giardini separati soltanto da una siepe. Coetanei e con interessi e principi simili, sono bastati pochi mesi per farli diventare inseparabili. Un'amicizia che si è cementata con la nascita a soli tre mesi di distanza dei rispettivi bambini, Milo e Maxime.
Una situazione ideale e idilliaca finché la tragedia più grande che possa capitare a dei genitori colpisce una delle due famigliole e da quel momento nulla sarà più come prima.

E con questo - dopo "La bambina nel bosco", "Alice" e "Morte apparente" - ho finito i romanzi della Abel che sono stati tradotti in italiano. Quest'anno ne ha pubblicato un altro, per cui i suoi titoli sono saliti a quindici ed è davvero un peccato che noi possiamo leggerne soltanto quattro perché questi thriller si distinguono nettamente dalla maggior parte che viene sfornata dove la fantasia non è infinita e spesso si ha l'impressione di "già letto", soprattutto raggruppandoli a filoni.

Scritto nel 2012, "Derriére la haine" (da cui nel 2018 è stato tratto il film "Doppio sospetto", che non vedo l'ora di guardare) è stato tradotto soltanto dieci anni dopo e, come gli altri suoi romanzi, è un thriller altamente drammatico con al centro vicende familiari.

La Abel ha uno stile riconoscibile, elegante e impietoso. I suoi personaggi non sono mai positivi o negativi in assoluto e riesce a portarli tutti ad esprimere il meglio e il peggio di se stessi, senza perdersi in considerazioni superflue o in concetti ripetuti. Molti autori lo avrebbero fatto aggiungendo cento o centocinquanta pagine inutili: la Abel, invece, ne mette insieme 302 e ognuna è rilevante, in un crescendo di intrigo e aspettativa che rende difficile interrompere la lettura.

Un consiglio: non leggete la sinossi, dice troppo.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, primavera: cimiteri nel testo


sabato 8 giugno 2024

"Ragazze perbene", Olga Campofreda

 

Caserta, fine maggio 2017. Clara, trent'anni, da dieci ha lasciato la famiglia e la città natale per trasferirsi a Londra dove insegna italiano a ricchi stranieri rimandando a oltranza il tentativo di concretizzare il suo sogno, quello di scrivere un libro. Non ha una casa, ma soltanto una stanza in affitto, e da due anni ha una relazione con Tomas, musicista argentino conosciuto in una app di incontri, che sembra non desiderare una relazione stabile, quanto meno non con lei.
Clara a Caserta torna ogni anno per Natale, raramente per Pasqua e mai durante le vacanze estive. Maggio è un'eccezione, ma Rossella si sposa: la sua bellissima cugina, nata soltanto un mese prima di lei, due cugine figlie uniche che nella prima parte della vita sono state come due sorelle.

Olga Campofreda, come la sua Clara, è nata a Caserta nel 1987 e anche lei vive a Londra, dove insegna italiano all'Istituto Italiano di Cultura. Nel 2009 ha
pubblicato un romanzo breve, poi un saggio di critica letteraria nel 2020 e due guide per la collana Passaggi di Dogana di Perrone (Trieste e San Francisco). "Ragazze perbene", uscito a gennaio dell'anno scorso, è il romanzo che l'ha resa famosa, grazie anche all'interesse suscitato dalla collana Le fuggitive di NN editore, di cui ho già preso tutti gli altri titoli, che spero di apprezzare più di questo.

Ha deluso molto le mie aspettative, che erano alte in relazione a tutto il bene di cui ne avevo sentito, mentre per me è stato un altro libro (come "Buio" di Anna Kantoch) dove la bella scrittura non è stata sufficiente per farmelo piacere. In parte è anche un altro libro (come "Parlarne tra amici" di Sally Rooney) in cui ho avvertito un certo disagio generazionale, ma non si tratta solo di questo.

Ho trovato il libro molto superficiale per il modo in cui vengono introdotti e liquidati in una frase o in un periodo tematiche importanti (principalmente orientamento sessuale e disturbi alimentari), importanti in generale, ma importanti proprio per i personaggi. Questioni che, se approfondite, avrebbero reso il libro profondo, mentre quello che mi ha trasmesso è stato solo un grande malessere e non poco fastidio.

Clara - voce narrante - fornisce il suo solo punto di vista, penalizzando Rossella e l'intera storia che si basa proprio sul rapporto fra le due e i loro trascorsi. E' limitante avere solo una versione dei fatti anche perché (e questo è un altro difetto) Rossella sembra essere molto più interessante di Clara, che non lo è quasi per nulla.

Non ho trovato in lei "la ragazza che si ribella" di cui parla la sinossi (oltre a spoilerare gran parte del libro!), ma una persona insicura e irrisolta.
Non so quanto di autobiografico ci sia nel libro oltre alle caratteristiche sopra citate, ma Clara è una che a 28 anni considera una conquista il fatto che l'uomo che frequenta non le dica di portarsi via lo spazzolino che lei ha lasciato a casa sua e che due anni dopo continua a struggersi perché non riceve le rassicurazioni che vorrebbe riguardo al loro rapporto. Una che quando torna in Italia si vergogna di parlare del suo lavoro a Londra. Una che quando le chiedono di dov'è risponde "di Napoli" perché Caserta non è abbastanza!

Clara, più che una ribelle, l'ho vista come una che scappa, mi è mancata la sottintesa contrapposizione fra lei e le "ragazze perbene", quelle che si conformano alle aspettative della famiglia soffocando ciò che sono e ciò che vorrebbero perché è quello che ci si aspetta da loro.
E poi quel perbene cosa vuol dire? La storia attribuisce a questa parola un significato che per me è profondamente provinciale e bigotto: alle persone perbene, alle brave persone, attribuisco valori molto diversi. Può essere perbene anche chi fa sesso a tre (e farlo non rende ribelli).

Turismo di immagini, uno scorcio della città vecchia di Caserta:



Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, primavera: passato nel testo

giovedì 6 giugno 2024

"Revolutionary Road", Richard Yates

 

Revolutionary Hill Estates è un complesso residenziale dove il ceto medio può condurre la sua esistenza raccolto nell'amata bolla fatta di ordine, pulizia, quiete e benessere, mantenendo New York a una distanza tale da permettere un tranquillo pendolarsimo a chi ci lavora.
April e Frank Wheeler - 29 anni lei e 30 lui - ci si sono trasferiti due anni prima con i loro bambini, Jennifer e Michael, ma adesso (siamo all'inizio della primavera del 1955) vogliono staccarsi da quell'esistenza borghese per concretizzare il sogno di trasferirsi in Europa, l'unica parte del mondo in cui vale la pena vivere, a detta di Frank.

Opera prima di Richard Yates, scrittore, giornalista e sceneggiatore statunitense (1926 - 1992), uno splendido drammone scritto nel 1961 che tre anni dopo venne tradotto in italiano da Garzanti con il titolo "I non conformisti" e riproposto nel 2003 da Minimum Fax, che invece ha mantenuto il titolo originale.

Una scrittura di altissimo livello, 439 pagine divise in tre parti che hanno come protagonista assoluta questa coppia giovane, bella e (all'apparenza) completa.
Attorno a loro una manciata di altri personaggi.
Shep e Milly Campbell, la coppia di amici residente in Revolutionary Road con cui i Wheeler trascorrono le serate condividendo alcoolici, sigarette e azzardate performance teatrali.
La signora Givins, l'immobiliarista un po' impicciona; il marito di questa, che ha trovato il modo per far funzionare il matrimonio spegnendo l'apparecchio acustico; e il figlio della coppia, un uomo sottoposto a trentasette elettroshock nell'ospedale psichiatrico da dove può uscire per brevi permessi domenicali, arrivando così a conoscere i Wheeler.
La figura che ho preferito dell'intero romanzo per il suo modo di comunicare senza i filtri del perbenismo e dell'educazione.

Il romanzo, pur raccontando una storia tutto sommato banale, è carico di tensione. Nel 1955 non c'erano ancora i social dove fingere esistenze da famiglia del Mulino Bianco, ma il desiderio di apparire migliori di quel che si è non è un vizio dei tempi moderni: semplicemente un tempo si aveva un pubblico minore, fatto solo di parenti, amici, conoscenti, colleghi di lavoro e vicini di casa.
E quello che emerge dal passato o che fa parte del presente (celato agli altri, ma spesso anche a se stessi) non è sempre bello, meno che mai invidiabile.

Ciò che vive April, ragazza e poi donna in un'epoca in cui alle ragazzine era concesso come unico sogno quello di "emulare le loro madri: conquistare un uomo, metter su casa, avere dei figli e così via", evidenzia l'importanza delle lotte delle donne negli anni '60 e '70 del secolo scorso, la sacralità delle loro conquiste di cui ancora oggi non tutto il pianeta beneficia e che c'è chi osa mettere in discussione anche alla nostra latitudine!

La nota biografica finale, che riassume la vita dell'autore condizionata da problemi di alcoolismo e di depressione, ha aggiunto un certo carico di angoscia a questa lettura già di per sé piacevolmente triste che mi ha lasciato il vivo desiderio di recuperare anche gli altri suoi sei romanzi.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, primavera: campagna nel testo

martedì 4 giugno 2024

"Final Girls. Le sopravvissute", Riley Sager

 

Stephen Leibman bussa alla porta della casa sede di una sorellanza nell'Indiana. Uccide nove ragazze con un coltello da caccia. Unica sopravvissuta: Lisa Milner.
Quattro anni dopo Calvin Whitmer uccide cinque persone con un trapano in un motel di Tampa, in Florida. Unica sopravvissuta: Samantha Boyd.
Otto anni dopo Joe Hannen uccide cinque studenti universitari con un coltello da cucina in un rifugio sui Poconos, in Pennsylvania. Unica sopravvissuta: Quincy Carpenter.

New York, inizio autunno di un anno non precisato. Sono trascorsi dieci anni dalla strage di Pine Cottage e Quincy ha voltato pagina, almeno all'apparenza. Adesso ha 29 anni, cura un blog di pasticceria e vive con il suo compagno Jeff a due passi da Central Park. Nella sua mente c'è un vuoto di un'ora: di quella notte al rifugio non ricorda nulla dal momento in cui aveva visto la sua amica Joelle uscire dal bosco orrendamente ferita fino a quando, anch'essa ferita, era riuscita ad arrivare alla strada buttandosi fra le braccia del poliziotto che le stava andando incontro. Quell'uomo era Coop. Dopo non hanno mai perso i contatti, così è da lui che viene a sapere che Lisa si è uccisa tagliandosi le vene. 

Le 117 pagine lette tutte d'un fiato ieri sera (e per me sono tante) per concludere il libro e scoprire come sarebbe andato a finire mi dicono che sarei un'ingrata se ora lo criticassi, ma - nonostante a un certo punto la storia mi abbia presa tantissimo, come ci si aspetta da ogni thriller e come, invece, spesso non accade - non posso parlarne come di un romanzo perfetto perché non lo è.

Scritto nel 2017, opera prima di Riley Sager, statunitense classe 1974, fra i capitoli ambientati nel presente (con Quincy come voce narrante) ne inserisce alcuni dedicati alla notte della strage nel rifugio (fatti descritti in terza persona), ricostruendo man mano le rispettive dinamiche (non sempre convincenti) diventando così un doppio thriller perché il mistero avvolge sia il passato che l'oggi.

Sager non approfondisce la sindrome del sopravvissuto, come era logico aspettarsi, aggiungendo invece aspetti superflui: si sarebbe potuto fare a meno di almeno un centinaio delle sue 432 pagine eliminando alcuni risvolti che non sono utili alla vicenda vera e propria. In particolare non c'era alcun bisogno di trasformare Quincy e Samantha in guerriere della notte, con espressioni come "Dacci dentro, tigre", un buon esempio di quello che è il maggior difetto del libro: i dialoghi. Un livello davvero basso, più adatto a un Young Adult che a un romanzo destinato a un target diverso.

Ma sono proprio i personaggi, col loro modo di ragionare e di comportarsi, ad avere spesso tendenze adolescenziali abbastanza disturbanti, che finiscono col penalizzare fortemente il libro, nonostante abbia più suspense di tanti altri thriller in circolazione e per questo leggerò ancora Sager, sperando di trovare una maggiore maturità nei suoi titoli successivi.

Turismo di immagini, la bellezza delle Pocono Mountains:


Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, primavera: vittima nel testo

sabato 1 giugno 2024

Reading Challenge: le tracce di giugno

      


TRACCE MENSILI


Tracce mensili:
  • libri con una persona di profilo in copertina
  • libri con più di venti capitoli
    La collana, Matt Witten (3 punti)
  • libri ambientati in città di mare
    "Giorni contati", Maria Masella (2 punti)

Traccia gioco di società: 
Villainous, libri in cui c'è un cattivo


Traccia vagabonda: 
  • Egitto: Chiamami col tuo nome, André Aciman (2 punti)
  • Marocco: Nel giardino dell'orco, Leila Slimani (2 punti)

Traccia stagionale crucipuzzle, primavera:
  • Lady Chevy, John Woods (3 punti)
  • Il mercante di via Venti, Maria Masella (2 punti)
  • Titanic: un viaggio che non dimenticherete, Massimo Polidoro (3 punti)
  • Perché hai paura?, Jérome Loubry (3 punti)
  • Motel Life, Willy Vlautin (2 punti)
  • Brava gente, Margherita Oggero (2 punti)
  • Final Girls. Le sopravvissute, Riley Sager (4 punti)
  • Revolutionary Road, Richard Yates (4 punti)
  • Ragazze perbene, Olga Campofrida (2 punti)
  • Oltre la siepe, Barbara Abel (3 punti)

I miei punti di giugno: 37