lunedì 17 febbraio 2025

"Sabato", Ian McEwan

 

Londra, 15 febbraio 2003. Henry Perowne, 48 anni, affermato neurochirurgo, si sveglia in piena notte. Mentre beve un bicchiere d'acqua guardando fuori dalla finestra vede ciò che potrebbe essere la concretizzazione della grande paura che accomuna i londinesi dopo gli attentati dell'11 settembre: essere i prossimi a venire colpiti. Ma il telegiornale del mattino lo tranquillizza: l'aereo che poche ore prima ha visto volare a bassa quota sopra alla sua casa era un cargo russo con un motore in fiamme. Nessuna catastrofe, non ci sono né morti né feriti, anche i due piloti dopo l'atterraggio sono scesi incolumi.
Henry può quindi iniziare il suo sabato di riposo dal lavoro, cullandosi fra hobby e impegni familiari. Ma sarà davvero un sabato tranquillo?

Rocambolesco

Nonostante non sia un romanzo d'avventura - come non si può definire avventuroso il suo protagonista - è questa la parola che uso per descriverlo perché nell'arco di una sola giornata si crea una successione di eventi quasi spossante.

La storia segue passo passo la giornata di Perowne nei suoi diversi ruoli: marito, padre, figlio, genero, ma anche medico e amico. Un uomo meticoloso e intelligente, aspetti che rendono il libro estremamente descrittivo, che si tratti di lavoro (l'autore per due anni ha svolto ricerche sulla neurochirurgia sotto la guida di un famoso medico inglese che gli ha permesso anche di assistere ad alcuni interventi), sport (la cronaca della sua partita di squash andava forse ridimensionata), musica (il figlio è musicista jazz), poesia (la figlia è poetessa) e cucina.

Ha lui il compito di preparare la cena a base di pesce per la famiglia, cosa che lo porta ad andare a fare la spesa.

"Quanta abbondanza in arrivo da mari sempre più vuoti. Sul pavimento in piastrelle accanto alla porta aperta, ammucchiati dentro due casse di legno come scarti industriali arrugginiti, ci sono granchi e aragoste e, nel groviglio guerresco di corpi, si intravede del movimento. Intorno alle chele i crostacei portano il marchio funereo di elastici neri. E una fortuna per il pescivendolo e per i suoi clienti che le creature del mare non siano dotate dell’uso di onde sonore e non abbiano voce. Altrimenti da queste gabbie si leverebbero grida."

"Era comodo un tempo pensarla in termini biblici, crederci circondati da automi commestibili diffusi per terre e per mari a nostro beneficio. E adesso si scopre che anche i pesci provano dolore. Ecco da dove deriva la problematicità crescente della condizione moderna: dal progressivo espandersi del cerchio di compassione morale. Non basta che popoli lontani siano nostri fratelli e sorelle, ma pure le volpi, e i topi di laboratorio, e adesso anche i pesci. Perowne continua a pescarli e a mangiarli e, se è vero che non tufferebbe mai un’aragosta viva nell’acqua bollente, tuttavia è disposto a ordinarne una al ristorante. Il trucco, come sempre, la chiave del successo e del predominio dell’uomo, consiste nell’essere selettivi nella misericordia."

E' l'ottavo romanzo di McEwan che leggo e mi spiace davvero tanto, tanto, tanto non averlo fatto quando è stato pubblicato (nel 2005) perché tutta la parte geopolitica nei vent'anni successivi è ormai diventata storia e questo toglie una parte di interesse alla lettura. Un dettaglio non da poco, l'argomento è un punto cardine: la minaccia del terrorismo che il protagonista pensa sia diventata reale quando vede l'aereo in fiamme transitare nel cielo di Londra, la manifestazione che si tiene quel giorno contro la guerra in Iraq, le discussioni pro e contro fra Henry e sua figlia...

Ma poi il pericolo arriva da qualcos'altro e il romanzo accumula una suspense che non ci si aspetta.

Reading Challenge 2025, traccia rebus di febbraio: sciarpa, piatto, berretto, fiori, foglia, bollitore, calzini, stivali, ombrello, mele, libri, candela e tazza