Isola (immaginaria) di Liten (Svezia), estate di un anno non precisato. Le tre ragazze morte nella primavera dell'anno precedente, fra le tante, hanno portato anche a due conseguenze particolari: hanno trasformato l'isola in una meta del turismo macabro e hanno regalato a Malin Dahlberg migliaia di follower. La ragazzina, dopo i suoi video cronaca messi on-line all'epoca dei fatti, è passata alle challenge e il 21 luglio si registra mentre si lascia cadere proprio nel lago maledetto. Quattro giorni dopo Åke Lind, coetaneo di Malin, muore precipitando nel vuoto mentre gira un video che imita quello di lei.
E sulla figlia del capo della polizia si scatena, di nuovo, l'inferno.
Ecco la seconda, e non ultima, puntata della serie fintamente scandinava scritta da un autore italiano sotto pseudonimo. A mia sorella, che deve ancora leggere "Omicidio fuori stagione", ho consigliato di aspettare l'uscita di tutti i titoli (si dice che saranno sei) per poi leggerli in rapida successione. Questo perché la serie si presenta in maniera diversa rispetto a quelle che seguo (Marsons, Castillo, Masella, eccetera), dove le vicende gialle sono autoconclusive e la trama orizzontale è costituita principalmente dall'avanzare della vita dei personaggi ricorrenti, con solo alcuni rimandi ai casi precedenti. Questo, invece, è proprio il proseguimento della storia e bisogna avere buona memoria per rimettere insieme tutti i pezzi.
All'inizio del libro c'è l'elenco dei personaggi e nel romanzo vengono spiegati molti degli episodi trascorsi, ma mai come questa volta sono stata felice di avere l'abitudine di fare il riassunto dei libri che non voglio dimenticare (solitamente gialli e thriller, soprattutto se seriali come questo).
Penso che leggerò i seguiti, perché ormai sono coinvolta, ma questo secondo episodio l'ho apprezzato molto meno del primo.
All'inizio è intrigante, ma man mano che si evidenziano i collegamenti con le vicende dell'anno prima diventa sempre più esagerato e meno credibile, cadendo in dinamiche ridondanti.
Ed è stata una deludente sorpresa trovare Malin come protagonista assoluta. Da tradizione davo per scontato che il filo conduttore dei libri sarebbero stati i due investigatori, Henning Olsson (ispettore della scientifica di Malmo) e Annelie Lindhal (agente della polizia di Liten), che invece hanno una rilevanza marginale (specialmente lui, che in "Omicidio fuori stagione" era il protagonista).
E sulla figlia del capo della polizia si scatena, di nuovo, l'inferno.
Ingarbugliato
Ecco la seconda, e non ultima, puntata della serie fintamente scandinava scritta da un autore italiano sotto pseudonimo. A mia sorella, che deve ancora leggere "Omicidio fuori stagione", ho consigliato di aspettare l'uscita di tutti i titoli (si dice che saranno sei) per poi leggerli in rapida successione. Questo perché la serie si presenta in maniera diversa rispetto a quelle che seguo (Marsons, Castillo, Masella, eccetera), dove le vicende gialle sono autoconclusive e la trama orizzontale è costituita principalmente dall'avanzare della vita dei personaggi ricorrenti, con solo alcuni rimandi ai casi precedenti. Questo, invece, è proprio il proseguimento della storia e bisogna avere buona memoria per rimettere insieme tutti i pezzi.
All'inizio del libro c'è l'elenco dei personaggi e nel romanzo vengono spiegati molti degli episodi trascorsi, ma mai come questa volta sono stata felice di avere l'abitudine di fare il riassunto dei libri che non voglio dimenticare (solitamente gialli e thriller, soprattutto se seriali come questo).
Penso che leggerò i seguiti, perché ormai sono coinvolta, ma questo secondo episodio l'ho apprezzato molto meno del primo.
All'inizio è intrigante, ma man mano che si evidenziano i collegamenti con le vicende dell'anno prima diventa sempre più esagerato e meno credibile, cadendo in dinamiche ridondanti.
Ed è stata una deludente sorpresa trovare Malin come protagonista assoluta. Da tradizione davo per scontato che il filo conduttore dei libri sarebbero stati i due investigatori, Henning Olsson (ispettore della scientifica di Malmo) e Annelie Lindhal (agente della polizia di Liten), che invece hanno una rilevanza marginale (specialmente lui, che in "Omicidio fuori stagione" era il protagonista).
Ma è Malin "la star" (così viene definita nell'elenco dei personaggi) ed è odiosa, si fa fatica a non essere d'accordo con Annelie:
"Sei una piccola stronza ingrata ed egocentrica"
Si dovrebbe provare empatia per questa ragazzina scottata dalla perdita della madre quando ancora era bambina e cresciuta con un padre che non è stato capace di colmare quel vuoto affettivo, ma "Seaman" le mette addosso un'arroganza, una presunzione, un'insolenza e una maleducazione tali da suscitare solo il desiderio di prenderla a ceffoni ogni volta che dice qualcosa.
"Era un cretino, lui e il suo gruppo. Idioti e invidiosi che si rodevano il fegato perché io ero finita in televisione e loro, invece, erano delle nullità."
E qui entra in gioco anche la mia età e la conseguente incapacità nel riuscire a dare valore alla fama raggiunta sui social, magari riprendendosi mentre si mangia cibo di un solo colore o mostrando la spesa fatta al supermercato fino ad arrivare a sfide pericolose per sé e per gli altri.