mercoledì 12 marzo 2025

"Il cimitero di Jim Morrison", Michelangelo Giampaoli

 

Non ho idea di chi sia il maggior esperto italiano del cimitero parigino, ma non mi stupirei se fosse proprio Michelangelo Giampaoli. Nato a Perugia nel 1979, in seguito a una tesi di dottorato in antropologia sul cimitero che gli ha dato modo di scoprire come in due secoli fosse stato scritto relativamente poco su questo luogo ricco di storia e mistero, convinto che ci fosse in realtà molto da dire, nel 2011 ha pubblicato questo saggio, frutto di tre anni di studi e di ricerche.


Puntiglioso 

La prima parte è dedicata alla storia del Pére-Lachaise, che non è il più grande cimitero di Parigi in assoluto (tredici in totale), ma è il più grande di quelli intra muros. Quarantaquattro ettari frazionati in novantasette divisioni, venne inaugurato il 21 maggio 1804 (e purtroppo non è rimasta nessuna delle prime tombe), ma Giampaoli inizia a raccontare da quando in epoca medievale, all'inizio del Trecento, il terreno era di proprietà vescovile per arrivare al 1626 quando passò a un padre gesuita (confessore e consigliere di Luigi XIV), Francois d'Aix de la Chaize (è a lui che si deve il nome del sito) che fece costruire la sua dimora, una sorta di piccola Versailles, dove ora sorge la cappella del cimitero.

Dopo l'espulsione dei gesuiti da Parigi n
el 1762 per alcuni decenni si alternarono diversi proprietari, finché nel 1804 la città comprò il terreno destinandolo a cimitero, come deciso da Napoleone (all'epoca la zona si trovava in campagna), principalmente per questioni igieniche e sanitarie, ma anche con lo scopo di riscattare preziosi terreni cittadini (al Pére-Lachaise seguì la creazione dei cimiteri di Montmartre e di Montparnasse).


Snobbato nel primo decennio perché scomodo da raggiungere e occupato dall'esercito russo nel 1814, divenne un luogo ambito solo quando il nuovo governo di Luigi XVIII vi fece trasferire i resti di Eloisa e Abelardo, di Molière e di La Fontaine: bastò questo per far scattare nella borghesia il desiderio di essere seppelliti in quel cimitero. Si passò così dalle 830 concessioni vendute nei primi dieci anni alle 15.000 del 1822 e alle 30.000 nel 1830!

Luogo in cui per statuto era vietato ogni simbolo di appartenenza religiosa e con un'importanza storica notevole (nel 1871 alcuni degli episodi più sanguinosi successi durante la Comune di Parigi avvennero dentro le mura del cimitero), è dagli anni Sessanta del secolo scorso che ha visto accrescere l'afflusso di turisti, arrivando a circa due milioni all'anno.


L'autore evidenzia i punti comuni fra pellegrinaggi religiosi e turismo funerario, narra qualche leggenda legata al cimitero, descrive i frequentatori abituali, compresi gatti e gattare, dedica un capitolo ai film e ai documentari girati fra le tombe e descrive la bellezza non solo artistica del posto, che è il più grande spazio verde del centro cittadino. 

Tutto interessante a livello nozionistico, ma la lettura (in generale e di queste parti in particolare) sarebbe stata più piacevole se fosse stata più snella, senza divagazioni inutili (un esempio: la minuziosa descrizione dell'abbigliamento dei dark).

A pagina 103 inizia la seconda parte e finalmente entra in gioco Morrison, con la sua morte misteriosa e controversa avvenuta nel 1971 quando aveva soltanto 27 anni.
E' la sua tomba a richiamare la maggior parte dei visitatori al Pére-Lachaise, che Giampaoli stima in circa i tre quarti di quelli annuali totali.


E chi lo ama - anche quelli nati molti anni dopo la sua morte - di lui ama anche gli eccessi che lo caratterizzavano.

"Alla fine degli anni Sessanta non c'era avvenimento più atteso dai fan, e più temuto dagli organizzatori e dalle forze dell'ordine, di un concerto dei Doors e del comportamento di Jim."

In linea con il loro idolo, i visitatori della tomba di Morrison vengono per lo più considerati fastidiosi, chiassosi e maleducati, cosa che ha portato al transennamento dell'aerea - l'unica a essere costantemente sorvegliata nell'intero cimitero - nel 2003.

Dopo un curioso parallelismo fra Morrison e i santi e fra i fans del primo e i fedeli dei secondi, Giampaoli passa ad 
Allan Kardec, fondatore della filosofia spiritista vissuto nel XIX secolo, a cui dedica 38 pagine, come a Morrison.


Passa poi ad analizzare il fenomeno che porta il cimitero ad avere fama di essere un luogo trasgressivo, giungendo a conclusioni che mi hanno lasciata un po' perplessa.

"Molte pratiche, culturalmente rigettate in toto qualora si producano in altri luoghi, trovano una dimensione quasi naturale: quando si parla di necrofilia al Père-Lachaise, ad esempio, si ha l'impressione che all'interno di quello spazio certi comportamenti non siano alla fine così strani e neppure condannabili."

In questa parte dedicata all'erotismo hanno largo spazio la tomba di Oscar Wilde - che nel 1961 venne mutilata da due donne inglesi che colpirono con una pietra i genitali del monumento funebre - e Victor Noir, giornalista francese morto nel 1870 ad appena ventidue anni, la cui salma venne traslata al Pére-Lachaise solo una ventina di anni dopo. La credenza popolare vuole che sfregando labbra, piedi e l'erezione della statua bronzea le donne godranno di una vita fertile e sessualmente attiva. Una fama di erotismo dovuta esclusivamente alla statua, che lo raffigura dopo essere stato colpito a morte da un cugino di Napoleone III, non alla sua vita (Noir avrebbe dovuto sposarsi tre giorni dopo e pare sia morto vergine).


Dopo aver dettagliatamente spiegato perché questo cimitero ha fra i suoi frequentatori abituali feticisti e omosessuali, si passa ai monumenti commemorativi, spostando l'attenzione su eventi storici che non lasciano spazio a nessun sorriso.

Grande rilievo ha le Mur des Fédérés (Muro dei federati), che rappresenta la Comune di Parigi ricordando l'eccidio del 1871 e che, a distanza di tanti anni, continua a essere il punto del cimitero più carico di storia, una porzione che fa parte del Panthéon communiste.


Nei pressi del cimitero si trova un altro celebre muro, quello dedicato alle vittime della rivoluzione, costruito in parte con le pietre del muro originale come testimoniano i fori di proiettile dei fucili.


Dopodiché Giampaoli sottolinea come l'unica eccezione all'immagine vitale e stimolante che regna nell'intero cimitero sia costituita dalla divisione 77, quella dedicata alla memoria dell'Olocausto, di cui descrive ogni monumento ai caduti nei tanti campi di sterminio nazisti.

Aushwitz III e Buna-Monowitz:


Buchenwald e Dora-Mittelbau:


Mauthausen:


Natzweiler-Struthof:


E ancora: Oranienburg-Sachsenhausen, Bergen Belsen, Dachau, Ravensbruck, Auschwitz-Birkenau, Flossenburg, Neuengamme...

Dopo aver sottolineato come fra i sepolti al Père-Lachaise siano rappresentate circa duecento nazionalità, per un centinaio di lingue diverse, e come fra questi vi siano rifugiati ed esuli di ogni angolo del mondo, facendo del cimitero un luogo di ribellione, Giampaoli analizza ciò che fa del Père-Lachaise la più trasgressiva delle necropoli.

E in conclusione non manca di mettere in luce la trascuratezza del luogo e la mancanza di una segnaletica museale. Ad esempio una semplice recinzione impedirebbe di calpestare o fare picnic sul prato del Giardino della Memoria, dove vengono sparse le ceneri delle persone che in vita hanno espresso la volontà di non ricevere sepoltura (e dire che le scie di cenere sono ben visibili se depositate di recente).




Nell'appendice conclusiva Giampaoli tratta la struttura e gestione del cimitero, quest'ultima affidata, come per ogni altro cimitero parigino, al municipio, con ulteriori vincoli e tutele a cui il Père-Lachaise è soggetto essendo anche un luogo di interesse storico.

Risponde ad alcune domande, ad esempio se si può essere seppelliti al Père-Lachaise e, nel caso, chi ne ha diritto, quanto costa una concessione, eccetera. Spiega quindi come funzionano le concessioni e di come le nuove tombe nelle divisioni più antiche rovinino irrimediabilmente la bellezza del cimitero.

A seguire parla della cremazione, diffusissima in Francia, che non subisce l'ingerenza della Chiesa Cattolica nelle vicende pubbliche, come succede in Italia. Il Crematorium del Père-Lachaise è anche l'unico forno crematorio di Parigi (o per lo meno era tale quando è stato scritto il libro).


Meno interessanti le ultime pagine che trattano questioni pratiche: personale tecnico e amministrativo del Père-Lachaise, la sorveglianza, i furti, eccetera...

Per finire, un piccolo appunto sull'oggetto libro: l'uso della carta patinata lo rende più "prezioso", ma anche tremendamente pesante! Ho dovuto leggerlo tenendolo posato su un ripiano, cosa che non ho mai trovato comoda, nemmeno ai tempi della scuola. Però è anche il primo libro sui cimiteri che leggo dotato di fotografie, a colori e in bianco e nero.
Un plauso a Giampaoli anche per questo.


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