domenica 26 maggio 2019

"Nel guscio", Ian McEwan


Londra, Hamilton Terrace: è lì che sorge l'edificio georgiano che John Cairncross, giovane poeta squattrinato, ha ereditato ed è lì che ha vissuto con la bella moglie Trudy prima che lei lo cacciasse di casa invocando un periodo di tregua. Adesso a dividere il letto con Trudy è Claude, rozzo agente immobiliare, nonchè fratello di John. Ma il cattivo gusto dei due cognati va ben oltre: progettano di uccidere John per impossessarsi della casa che, nonostante il degrado in cui versa, ha un potenziale valore di 7-8 milioni di sterline.
E la triste storia ha uno spettatore insolito: il feto di 38 settimane che Trudy porta in grembo.

Dall'interno del suo guscio il colto inglesino è la voce narrante di questo breve romanzo, una geniale rivisitazione dell'Amleto di Shakespeare, che non fatico a immaginare come splendido monologo teatrale.

Alternando saccenza e irriverenza, il piccolo non nato descrive, commenta e giudica i comportamenti della madre e dello zio, quello che mangiano, quello che bevono, quello che fanno dentro e fuori dal letto e quello che complottano, angosciandolo al pensiero della sorte che attende il suo ignaro papà e anche riguardo al suo possibile futuro insieme a quei due.

Ma, grazie alle trasmissioni radio che ascolta attraverso il ventre della madre, ha già le idee chiare su politica, economia, situazione sociale, ed è consapevole della sua buona sorte: "sarei potuto venire al mondo in un luogo peggiore e in tempi di gran lunga più tetri di questi", un'ovvietà che da sola basterebbe a far sparire il razzismo degli uomini se solo tutti fossero in grado di comprenderne la logica.

Per il terzo anno di fila (ma è stato un caso) maggio mi ha regalato dei bei momenti in compagnia di McEwan, indubbiamente di un livello superiore rispetto alle mie letture abituali.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di maggio. Lo collego a "Il curioso caso di Banjamin Button" perchè entrambi gli autori sono uomini