Bordeaux
(Francia), 2007. Philippe Besson sta rilasciando un’intervista a
una giornalista quando qualcuno attira la sua attenzione: una figura
maschile, intravista solo di spalle, ma che in un attimo riporta lo
scrittore a ventitré anni prima, quando lui ne aveva soltanto 17,
tanti quanti la persona che crede di rivedere in quel momento.
Impossibile
non seguirlo, non mettergli una mano sulla spalla per farlo girare e
poter capire se si tratta proprio di lui, di Thomas Andrieu…
Che
Besson scriva molto bene lo avevo già appurato leggendo "E le altre sere verrai?", libro di cui avevo apprezzato la qualità, ma
senza rimanere conquistata dalla storia raccontata. Questa, invece, è
splendida.
L’autore
spiega come il titolo scelto rimandi a quello che gli raccomandava
sempre la madre quando era bambino, cioè di non dirle bugie. Perchè
lui era bravissimo a inventarsi storie, una bravura che da adulto
metterà a frutto scrivendo libri. Libri tutti di narrativa, ad
eccezione di questo dove l’autore in poco più di cento pagine
racconta i mesi d’amore che da ragazzo lo legarono a un compagno di
scuola, Thomas.
Quella
che racconta è una grande e bellissima storia d’amore, vissuta
nella clandestinità perché in quell’epoca (e troppo spesso ancora
adesso) si era costretti a nascondere la propria omosessualità. Due
ragazzi con gli stessi impulsi che però vivranno in modo molto
diverso, per scelta. O per mancanza di scelta.
Un
libro tenero e dolce, ma anche estremamente triste e doloroso. Un bel
libro che merita di essere letto.
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di aprile,
lo collego a "Non svegliarti" perchè entrambi i titoli iniziano con "non"