Holt
(Colorado), inizio autunno. Victoria Roubideaux ha 17 anni, frequenta
il penultimo anno del liceo e aspetta un bambino. Maggie
Jones è
una delle sue insegnanti e la aiuta. Tom Guthrie è un altro dei suoi
insegnanti, ma sa poco di lei. Ha una moglie che soffre di
depressione e due figli, Ike e Bobby, di 9 e 10 anni, che si
sostengono a vicenda. Anche Harold e Raymond McPherson sono fratelli,
ma sono anziani, solitari e bisbetici. O forse no?
Prima
puntata di quella che viene definita “la trilogia di Holt”. Holt
è la cittadina che Kent Haruf si è inventato come scenario per le
sue storie, non solo quelle della trilogia. L’ha creata per
“Vincoli” e successivamente l’ha ripresa per “Le nostre anime di notte”.
Rimandavo
la lettura della trilogia perché mi sono perdutamente innamorata
degli altri due romanzi e Haruf è morto scrivendo troppo poco, e
ancor meno è stato tradotto in italiano. Quindi so che dopo
“Crepuscolo” e poi “Benedizione” non avrò più niente di suo
da leggere e sarà davvero triste per me.
"Canto
della pianura” è un’opera meravigliosa, come le altre.
Semplicemente meravigliosa. Ogni volta mi sorprendo per come questo
scrittore riesca a coinvolgermi raccontando una quotidianità al cui
confronto la mia banalissima esistenza sembra un’epopea.
Ha
una capacità descrittiva fuori dal comune, riesce a far visualizzare
Holt come se chi legge ci vivesse veramente, ma soprattutto sa
descrivere talmente bene i suoi personaggi che ci si ritrova a
provare reali sentimenti per loro, positivi o negativi che siano.
Sensazioni del genere le ho provate solo con la tetralogia de
“L’amica geniale”.
Ma,
mentre la Ferrante - oltre ad abbracciare un periodo molto ampio –
usa i suoi personaggi per raccontare i cambiamenti di un’intera
nazione, quelli di Haruf vivono in una sonnacchiosa cittadina rurale
che non ha nulla da dire. Non si sforza neppure nell’inventare
chissà quali storie personali: racconta vicende di giovani e di
anziani, di matrimoni al capolinea e di nuovi amori privi di colpi di
scena. Ma è così bravo a scriverle, con quella sua particolarità
di non usare il virgolettato nei dialoghi, che
porta a maledire la mancanza di un patentino di immortalità da dare
a chi è dotato di simili talenti.
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia annuale "una trilogia" (1° volume)