lunedì 12 ottobre 2020

"Alfie, un gatto per amico", Rachel Wells

Londra, giorni nostri. Alfie ha sei anni e si definisce “un gatto dei portoni”: nella via in cui abita, Edgar Road, ci sono ben tre famiglie che lo considerano il loro gatto, ma tutti lo amano e lui ama tutti, sempre pronto ad aiutare come solo un gatto sa fare.
E questa volta tocca a Stanley, un bambino di 8 anni che si è appena trasferito in zona dalla campagna con la famiglia ed è disperato: gli mancano gli amici e le avventure con loro in mezzo al verde. In città, invece, non conosce nessuno e i genitori hanno attenzioni solo per Viola, la sorella maggiore di tre anni. E’ a causa sua che si sono trasferiti, per permetterle di frequentare un’importante scuola di musica, mentre di lui si accorgono solo per sgridarlo quando combina un guaio.
Ma per fortuna adesso c’è Alfie…

Ho sempre letto splendide recensioni dei libri della Wells inserendoli quindi tutti in wish list e per una volta ho messo a tacere la mia precisione leggendo per primo il quinto della serie. L’ho fatto perché era perfetto per la traccia normale di ottobre della Reading Challenge che chiede di “incastrare” la copertina del libro letto in una foto reale: come non sfruttare il mio bellissimo Orazio?

Peccato che l’Alfie della storia sia un micio grigio: quanto mi irritano queste cose! Non sarebbe stato certo difficile trovare un bel gattino grigio per le foto... Al plurale perché Alfie è il protagonista di tutti i libri della Wells e hanno tutti un gatto rosso in copertina!

A parte questo piccolo fastidio, il librino – ricco di illustrazioni molto carine (dove il gatto è grigio!) – è una storia per bambini: non essendolo e non avendo letto libri per piccoli neppure quando lo ero (ricordo che mia sorella mi ha svezzata alla lettura con Edgar Allan Poe alla tenera età di 7 anni!) non sono in grado di fare confronti per fugare le mie perplessità.


Perchè la storia è raccontata nella maniera semplice e pulita che mi aspettavo, ma non so quali insegnamenti potrebbe trarne un bambino. Viceversa la trovo più istruttiva per eventuali genitori distratti dal lavoro e carenti di attenzioni nei confronti dei propri figli.

Sinceramente non so se leggerò gli altri libri della Wells perché, se anche non vengono classificati come libri per bambini, leggendo le sinossi mi danno l’idea di non discostarsi molto dallo stile di questo.


Ma anche perchè nella vita ho visto troppi cadaveri di gatti come Alfie, mici che vengono lasciati liberi di girare in nome di una loro presunta libertà che viene sbandierata solo per giustificare la mancanza di volontà nello spendere due soldi e impegnarsi per mettere in sicurezza la propria casa anche per loro, salvo poi disperarsi quando si sentono dire che il “loro” gatto è stato investito o avvelenato.

La città non è la campagna e “gatto dei portoni” è una definizione carina solo per essere usata in un libro per bambini.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di ottobre "creare un incastro fra la copertina e una foto"