Londra, giorni nostri.
Alfie ha sei anni e si definisce “un gatto dei portoni”: nella
via in cui abita, Edgar Road, ci sono ben tre famiglie che lo
considerano il loro gatto, ma tutti lo amano e lui ama tutti, sempre
pronto ad aiutare come solo un gatto sa fare.
E
questa volta tocca a Stanley, un bambino di 8 anni che si è appena
trasferito in zona dalla campagna con la famiglia ed è disperato:
gli mancano gli amici e le avventure con loro in mezzo al verde. In
città, invece, non conosce nessuno e i genitori hanno attenzioni
solo per Viola, la sorella maggiore di tre anni. E’ a causa sua che
si sono trasferiti, per permetterle di frequentare un’importante
scuola di musica, mentre di lui si accorgono solo per sgridarlo
quando combina un guaio.
Ma per fortuna adesso c’è Alfie…
Ho
sempre letto splendide recensioni dei libri della Wells inserendoli
quindi tutti in wish list e per una volta ho messo a tacere la mia
precisione leggendo per primo il quinto della serie. L’ho fatto
perché era perfetto per la traccia normale di ottobre della Reading
Challenge che chiede di “incastrare” la copertina del libro letto
in una foto reale: come non sfruttare il mio bellissimo Orazio?
Peccato
che l’Alfie della storia sia un micio grigio: quanto mi irritano queste cose! Non sarebbe stato certo difficile trovare un
bel gattino grigio per le foto... Al plurale perché Alfie è il
protagonista di tutti i libri della Wells e hanno tutti un gatto
rosso in copertina!
A parte
questo piccolo fastidio, il librino – ricco di illustrazioni
molto carine (dove il gatto è grigio!) – è una storia per bambini: non essendolo e non
avendo letto libri per piccoli neppure quando lo ero (ricordo che mia
sorella mi ha svezzata alla lettura con Edgar Allan Poe alla tenera
età di 7 anni!) non sono in grado di fare confronti per fugare le
mie perplessità.
Perchè la
storia è raccontata nella maniera semplice e pulita che mi
aspettavo, ma non so quali insegnamenti potrebbe trarne un bambino.
Viceversa la trovo più istruttiva per eventuali genitori distratti
dal lavoro e carenti di attenzioni nei confronti dei propri figli.
Sinceramente
non so se leggerò gli altri libri della Wells perché, se anche non
vengono classificati come libri per bambini, leggendo le sinossi mi
danno l’idea di non discostarsi molto dallo stile di questo.
Ma anche perchè nella
vita ho visto troppi cadaveri di gatti come Alfie, mici che vengono
lasciati liberi di girare in nome di una loro presunta libertà che viene sbandierata solo per giustificare la
mancanza di volontà nello spendere due soldi e impegnarsi per
mettere in sicurezza la propria casa anche per loro, salvo poi
disperarsi quando si sentono dire che il “loro” gatto è stato
investito o avvelenato.
La
città non è la campagna e “gatto dei portoni” è una
definizione carina solo per essere usata in un libro per bambini.