giovedì 29 ottobre 2020

"Tutto cambia", Elizabeth Jane Howard

 
Sussex (Inghilterra), giugno 1956. Sono passati nove anni, anni di grandi cambiamenti economici e sociali e non tutti i Cazalet sono riusciti a tenere il passo. I tre figli maschi non si sono rivelati all’altezza del padre nella gestione dell’azienda di famiglia, cosa che comporterà un ridimensionamento del tenore di vita di tutti facendo emergere le fragilità di certi rapporti e rafforzandone altri. Anni, come sempre, costellati da matrimoni, divorzi, nascite e decessi. Con un salto temporale di quasi un decennio, crescite e invecchiamenti hanno un impatto maggiore.
Anche per i Cazalet, come per chiunque, tutto cambia… 
 
Ed eccomi arrivata al termine della saga: cinque libri per un totale di oltre tremila pagine che mi hanno tenuto compagnia per quasi due mesi. Mi mancheranno. Mi sarebbe tanto piaciuto “veder” invecchiare anche la terza generazione dei Cazalet e diventare adulta la quarta: con una famiglia così numerosa non ci sarebbe mai stata una fine. Ma la Howard (di cui sicuramente recupererò gli altri romanzi) ha scelto di chiudere qui l’epopea e lo ha fatto bene: con questo volume arriva al dicembre del 1958 e nessun personaggio viene dimenticato. Per ognuno costruisce una storia, per molti tratteggia un futuro… 
 
Facendo considerazioni generali, più che su questo singolo volume, mi sono sentita sempre molto a mio agio – direi coccolata – dal suo stile narrativo molto dettagliato. A chi la critica per questo lamentando un’eccessiva lunghezza, rispondo che invece io ho amato ogni singola pagina e che grazie alle descrizioni così particolareggiate era come se l’autrice mi raccontasse di persone reali, più o meno care a seconda dei casi, e di cui mi interessava conoscere il percorso. Per non parlare dei luoghi, delle abitudini, dei contesti… 
 
Caso mai li avrei preferiti ancora più lunghi con un maggior approfondimento degli eventi storici: la Ferrante è stata molto più brava in questo, ma probabilmente – a differenza sua – alla Howard interessava raccontare solo della famiglia e gli accadimenti mondiali citati qua e là erano un sufficiente supporto alla sua storia (e comunque anche lei in più di un’occasione ha espresso punti di vista interessanti su questioni cruciali). 
 
Davvero una magnifica opera corale, arricchita da moltissimi rimandi culturali che toccano letteratura, musica, teatro, cinema, ecc… Una grandissima sensibilità dell’autrice nel descrivere lo strazio che si prova nel veder morire una persona cara (“La guardava scivolare via e diventare niente”), a cui aggiungo un plauso per aver inserito diversi personaggi omosessuali raccontando i loro sentimenti e legami al pari di quelli - per così dire - tradizionali, cosa che ancora oggi non si può mai dare per ovvia e scontata, peccando però di un certo perbenismo di fronte a ogni tradimento (sia etero che omo) inserito nella storia dove finisce sempre col dare all’amante il ruolo meschino, minimizzando le colpe e/o le mancanze dei coniugi (sia dei traditi che dei traditori). 
 
L'unica (grande) delusione è stata il veder cadere nel silenzio la vicenda del peggior abuso sessuale fra i tanti che esistono. L’autrice ha messo molto del suo personale vissuto nella saga: la madre – come Villy - era ballerina, il padre era un mercante di legname – come i Cazalet. E il padre la molestava. Per trattare questo tema come ha fatto, così superficialmente, senza dare un seguito, senza conseguenze, senza una resa dei conti (che ho aspettato fino alla fine), allora sarebbe stato meglio evitare di inserirlo. 
 
Infine eleggo il mio personaggio preferito fra i tantissimi: il piccolo Rivers!
 

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di annuale "una saga composta da cinque libri"