giovedì 8 ottobre 2020

"Come sabbia tra le dita", Seicho Matsumoto

Tokyo, 11 maggio 1961. E’ sera quando due uomini entrano in un bar nei pressi della stazione Kamata. Il giorno dopo gli altri avventori li ricorderanno come un cinquantenne con un accento particolare e un trentenne vestito in maniera trasandata. Questi sono i soli miseri indizi su cui l'ispettore Eitarô Imanishi dovrà basare le sue indagini per risalire all’identità del cadavere sfigurato rinvenuto all’alba del 12 maggio all’interno della stazione e che lui sospetta possa essere l’uomo dall’accento strano.
E, se ha ragione, allora quello giovane è il suo assassino.
 

A sette mesi di distanza dalla lettura di “Tokyo Express” una traccia annuale della Reading Challenge mi ha riportata a scegliere dal mio Kindle un altro libro del “Simenon giapponese”. In rete ho trovato molti pareri contrari a questa definizione: io non mi pronuncio perché non ho mai letto nulla del vero Simenon, ma - supponendo che la somiglianza con Matsumoto non si riduca alla quantità di titoli sfornati dai due – dovrei decidermi a farlo.

Quest’altro noir, scritto nello stesso anno in cui è ambientato, quindi tre anni dopo “Tokyo Express”, ha suscitato in me le stesse sensazioni e ora le stesse considerazioni: le indagini procedono con estrema lentezza, con mezzi che sembrano essere antiquati anche per gli anni ‘60 e si basano su quelle casualità e coincidenze che di solito trovo intollerabili, ma che in questo genere di romanzi stranamente non mi disturbano allo stesso modo.

Viceversa questa volta non ho apprezzato “un’arma del delitto” usata (dico così per evitare spoiler, ma chi ha letto il libro capisce a quale particolare mi riferisco), che sicuramente all’epoca sarà risultata avveniristica, ma che adesso fa solo compassionevolmente sorridere.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia annuale "sei libri ambientati in sei capitali diverse"