domenica 25 ottobre 2020

"Anna Edes", Dezsò Kosztolànyi

Budapest, 31 luglio 1919. E’ un grande giorno per Kornél Vizy: con la caduta della Repubblica dei consigli d’Ungheria, nel Paese viene proclamata la monarchia e lui potrà tornare a rivestire il ruolo di spicco che gli compete nel panorama politico nazionale
Invece per Angéla, la moglie, i tormenti sembrano non finire mai: come tutte le signore della buona borghesia non riesce a trovare una domestica solerte, silenziosa, degna della sua fiducia… In vent’anni di matrimonio se ne sono avvicendate tantissime, una ha voluto andarsene dopo appena un paio d’ore e mai nessuna è rimasta per più di sei mesi. Questo fino all’arrivo di Anna, una ragazza campagnola di diciannove anni, capace nel suo lavoro e consapevole di quale sia il suo ruolo. Ma un giorno…

Era stato un azzardo non da poco quello di inserire nella mia wish list un classico ungherese: non amo i classici e politicamente non amo l’Ungheria.
Lo avevo fatto perché – uscendo dalla mia comfort zone sia per genere che per nazionalità – sapevo che prima o poi mi sarebbe tornato utile per la Reading Challenge, come in effetti è successo, ma soprattutto perché ne avevo letto una splendida recensione in cui veniva definito un thriller. Cosa che, invece, non è: viene compiuto un crimine ed è anche piuttosto sorprendente,
ma di certo l’autore non lo ha partorito né come thriller né come giallo, tanto che non si prende neppure il disturbo di dare una spiegazione per l’accaduto.

Se prima di leggere il libro al posto di quella recensione avessi letto la postfazione di Antonella Cilento, dove Kosztolanyi viene – come dice lei - “apparentato” a Dostoevskij, Maupassant e Bulgakov, avrei capito subito che non era il caso di inserire “Anna Edes” fra i libri da leggere e lo avrei capito anche leggendo la breve descrizione su Wikipedia, dove si dice che “il suo stile fu principalmente parnassiano e crepuscolare, comprendente elementi allusivi e sfumati, angoscia esistenziale e focalizzazione dell’individuo": autori e caratteristiche troppo distanti da ciò che apprezzo e al di fuori della mia preparazione, anche se non ho riscontrato difficoltà nella lettura grazie alla scrittura fluida e abbastanza attuale.

E di sicuro ho capito la denuncia sociale, il problema delle disuguaglianze lo colgo anche quando non vengono trattate intenzionalmente dall’autore, figuriamoci quando sono la base della storia, come in questo caso.

Perchè la Edes e i Vizy rappresentano i due opposti: la serva e i padroni. Entrambi incapaci di riuscire anche solo a immaginare una realtà diversa da quella stabilita dal proprio ruolo. Una denuncia datata 1926 e per questo ben più importante (purtroppo affatto anacronistica perché in edicola mi capita spesso di sentire le “signore bene” darsi/chiedere consigli sulle badanti valutando ucraine, venezuelane, romene, ecc, parlando di loro come di oggetti e cadendo su generalizzazioni dettate da quel tipo di ignoranza che l’agio economico regala a piene mani), ma il nobile fine non rende meno innegabile il fatto che un libro dove l’argomento principale sono i pregi e i difetti delle cameriere non è uno di quelli che non vedo l’ora di riprendere in mano.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di annuale "sei libri ambientati in sei capitali diverse"