Milano, fine marzo 2009. Margherita ha superato i trent'anni, da tre ha aperto un'agenzia immobiliare ed è sposata con Carlo, che invece non ha ancora trovato una stabilità lavorativa. Sogna di diventare autore di un romanzo, ma nel frattempo riesce a scrivere solo cataloghi turistici, un lavoro da free lance a cui affianca l'insegnamento, un corso universitario che è riuscito a ottenere grazie alle conoscenze paterne e che lo impegna sei ore alla settimana.
Sofia ha 22 anni, si è trasferita a Milano da Rimini per studiare ed è una studentessa di Carlo.
Invece Andrea ne ha 26 ed è il fisioterapista di Margherita.
Chi tradirà chi (se qualcuno tradirà)?
Un libro di cui dopo la vittoria dello Strega 2019 avevo sentito parlare o benissimo o malissimo e che mi respingeva più che attrarmi, se mi sono decisa a leggerlo è stato principalmente per non dover più pensare se farlo o meno.
E adesso il mio giudizio si colloca in quella via di mezzo che non avevo mai trovato fra le opinioni altrui. Diciamo che i libri brutti sono altri, ma i libri che mi piacciono non sono questi.
Ho
apprezzato il ruolo di primo piano che l'autore ha dato alla città in
cui è nato (Rimini) e quella in cui vive (Milano): Milano molto più che
Rimini, ma solo perchè è lì che si svolge la maggior parte del romanzo.
Una presenza che se non si ha a che fare con quelle due città può
sicuramente sembrare esagerata, ma per me - territoriale come sono con
la mia Genova - rappresenta senz'altro un aspetto pregevole.
Ed è la prima volta in cui mi capita di trovare un collega giornalaio in un libro.
Ma quello che ho veramente ammirato è lo stile di scrittura, il modo in cui passa da un soggetto all'altro facendoli diventare a turno i protagonisti del frammento di storia raccontata, senza usare capitoli e con rarissimi stacchi. Si crea una fluidità che definirei magica e che mi è piaciuta davvero tantissimo, cosa che non posso dire nè dei protagonisti nè degli altri personaggi, gli unici ad avermi toccato sono stati Anna, la madre di Margherita, e il povero César.
E neppure la storia è riuscita a convincermi del tutto. Mi viene da dire: molto rumore per nulla.
Mi trovo a condividere solo in parte il messaggio che il libro trasmette, ammesso di averlo interpretato nel modo corretto, ma il tema è troppo personale per un blog.
Di certo sono d'accordo con un'affermazione fatta da Missiroli in un'intervista: essere fedeli è faticoso. E aggiungo: si può essere infedeli pur amando tantissimo. Molto meglio delle tante coppie fedeli per retaggio culturale (e spesso solo per mancanza di tentazioni) e non per amore.