New York, 25 settembre 2008. Sono passati dieci giorni dal fallimento di Lehman Brothers e i 26.000 dipendenti della società non sono stati gli unici a perdere il posto di lavoro. A New York è diventato normale vedere uomini e donne camminare per strada reggendo scatole con dentro quegli effetti personali che fino a un attimo prima erano sistemati sulle scrivanie dei loro uffici.
Samantha Kofer è una di loro. Ventinove anni, da tre lavorava come associata da Sully & Pershing, il più grande studio legale del mondo.
All'improvviso si ritrova nella minuscola cittadina di Brady, in Virginia, in mezzo alle montagne, a fare la stagista in uno studio tutto al femminile che offre assistenza legale gratuita alle tante famiglie disagiate della zona.
Lei, che fino a quel momento si era occupata solo di diritto commerciale senza mai mettere piede in un'aula di tribunale, dovrà destreggiarsi fra cause testamentarie, spacciatori di metanfetamina, pignoramenti... E un grande nemico: quell'industria del carbone disposta a tutto per tutelare i propri miliardari interessi.
Dopo quasi due anni grazie alla traccia compleanno sono tornata a leggere il mio amato Grisham: un grandissimo Grisham, degno dei suoi primi romanzi!
Una storia che non mi sento di definire originale, sotto diversi aspetti mi ha ricordato "Il rapporto Pellican" e non solo perchè dopo tantissimi anni l'autore ha riproposto una protagonista donna: anche qui ci sono poteri forti e la caccia a documenti che devono sparire a ogni costo. Una storia altrettanto efficace, magnetica e ancora più ricca di avvenimenti che creano grande aspettativa e una fortissima suspense, la stessa - che ricordo come se fosse ieri talmente era stata intensa - provata durante la lettura del libro del '92.
Curioso, e mi chiedo quanto sia casuale, che il protagonista maschile di allora si chiamasse Gray...
Ma "I segreti di Gray Mountain" è soprattutto un meraviglioso libro ambientalista. Mi ci sono volute quasi tre settimane per leggerlo perchè mi ha portata a cercare in rete tutte le notizie possibili su queste terribili strip mining, miniere di carbone a cielo aperto, con cui l'uomo sta devastando i monti Appalachi, e non solo.
Tutto quello che Grisham scrive non è fiction, ma triste realtà: è vero che negli Appalachi le miniere di carbone si sono letteralmente mangiate più di 600 montagne negli ultimi trent'anni e duemila chilometri di sorgenti negli ultimi venti. E' vero che l'incidenza di tumori nelle zone delle miniere è superiore di venti volte alla media nazionale. E' vero tutto quello che spiega della pneumoconiosi dei minatori, la terribile malattia del polmone nero. E' vero che i minatori senza la tutela dei sindacati sono trattati come "carne da macello". E non ho dubbi che sia vero anche che fra tutte le società carbonifere esistenti solo due o tre lavorino preoccupandosi dell'ambiente e della salute dei dipendenti.
Non sono una grande amante della montagna, ma quando mi capita di pensarci nel mio immaginario vedo luoghi puliti e incontaminati, rovinati qua e là dalla presenza dell'uomo, ma comunque scenari idilliaci rispetto al cemento che mi circonda. Con questa idea in testa fare una ricerca su Google immagini per "strip mining Appalachia" è stato un puro strazio.