Roma, inizio autunno 2016. L'allieva non è più un'allieva: Alice ha superato gli esami e da un mese è una Specialista in Medicina Legale a tutti gli effetti quando la PM Valentina Montechiaro le assegna il suo primo incarico di consulenza. Una donna di 47 anni, Maddalena Vichi, è morta apparentemente per cause naturali nel giardino della sua villa. L'abitazione extra lusso non basta a rendere credibile che stesse facendo giardinaggio indossando un abito da sera firmato Dior e il cartellino ancora attaccato al vestito rappresenta un input irresistibile per la curiosità di Alice. La sua visita al negozio, oltre a darle modo di fare shopping, sarà la prima tessera a cadere scatenando l'effetto domino che porterà le indagini fino a dieci anni prima.
Settimo romanzo della serie "L'allieva". Un'altra lettura leggera con una storia gialla che finisce col diventare anche un cold case e che è abbastanza carina. Basta non soffermarsi sui dettagli, vale a dire il solito sfruttamento di coincidenze esagerate su cui si basa lo sviluppo della storia: se per una volta Alice parte senza avere conoscenze pregresse nè fra i morti nè fra i vivi, succede però che un ingranaggio si muove grazie al farle incontrare la figlia della vittima proprio a casa dei suoi nuovi vicini e un altro importante progresso avviene grazie alla collaborazione lavorativa di suo fratello con l'agenzia immobiliare incaricata della vendita della villa.
Espedienti narrativi che non verrebbero perdonati in romanzi gialli seri, soprattutto per la loro sistematicità, ma su cui evidentemente si può sorvolare in questi gialletti rosa ed è un peccato perchè con un minimo sforzo avrebbero potuto essere lievi, ma credibili, acquisendo valore.
A patto, però, di ripulirli da tutti quegli odiosi diminutivi che sembrano tanto piacere alla Gazzola! Anche qui abbiamo le manine di Alice più la manina di Lara, ma anche un pancino, un cappottino e un portoncino, quest'ultimo termine usato anche nei precedenti libri per indicare sia la porta dell'appartamento che il portone del palazzo!
Mi hanno infastidita anche le solite incongruenze che caratterizzano il personaggio di Alice: l'essere una donna adulta e indipendente, ma preoccuparsi alla prospettiva che il fratello dica alla loro madre che passa le notti fuori di casa; la cultura che è logico attribuirle visti i titoli di studio contrapposta alla solita ignoranza che questa volta si manifesta nel non sapere dove si trovi Vilnius; sentirla maledire "le ristrettezze economiche che mi costringono a un perenne angoscioso risparmio" e vederle accettare dalla nonna i soldi per comprare un vintage di Schiaparelli che - come Google mi informa - costa in media dai cinquemila ai settemila euro...
La Gazzola ha una concezione di cosa voglia dire dover risparmiare offensiva nei confronti di chi deve farlo davvero. Oppure ha voluto dotare la sua protagonista dell'ennesima caratteristica immatura, quella di non essere in grado di gestire le proprie entrate.
Entrate che, per altro, sono un altro aspetto su cui l'autrice si facilita le cose non provando nemmeno a spiegare come Alice possa mantenersi da sola (e bene) a Roma con un lavoro non retribuito.
E per il mio tormentone sulle date qui abbiamo un altro compleanno di Alice, il 12 dicembre compie 30 anni. In "Un po' di follie in primavera", ambientato nello stesso anno, ne aveva 28...
Evito commenti.