Lagos (Nigeria), 18 giugno 2012. Furo Wariboko ha 33 anni e questo è un giorno importante per lui: ha un colloquio di lavoro, appena il secondo da quando ha interrotto gli studi universitari. Non può fare tardi, deve arrivare dalla parte opposta della città, e non sono esattamente due passi... Ma quello che vede al risveglio lo rallenta: una pancia bianca, due gambe bianche, due piedi bianchi, due braccia bianche, probabilmente anche un pene bianco (questo nel libro non viene specificato e, visto quello che si dice dei neri, chissà se ci ha rimesso ^^). Lo sconvolgimento definitivo avviene quando lo specchio gli rimanda l'immagine di una faccia bianca, con capelli rossi e occhi verdi!
Sarà solo la risata della bella Syreeta qualche giorno dopo a fargli scoprire che una parte del suo corpo è rimasta nera: il culo.
Scritto nel 2015 e tradotto in italiano due anni dopo, "Culo nero" rimane tuttora l'unico romanzo di Barrett, che in precedenza aveva pubblicato soltanto due raccolte di racconti, delle quali da noi hanno tradotto solo la seconda, "L'amore è potere, o almeno gli somiglia molto", che penso di togliere dalla mia wish list perchè questo "Culo nero" - di cui mi avevano parlato tanto bene - non mi ha convinta per niente.
La prima cosa che mi viene da dire è che non vi ho trovato nulla di divertente e questa era la caratteristica principale secondo chi me lo aveva descritto.
La storia è spalmata in appena una ventina di giorni ed è divisa in sei capitoli, di cui tre macro che costituiscono ben l'89% del libro, che avrebbe avuto un finale più incisivo se Barrett lo avesse chiuso col quinto capitolo, senza aggiungere le cinque o sei pagine (mia approssimazione dovuta alla lettura in digitale) dell'ultimo, del tutto inutile e peggiorativo.
E' probabile che l'aspettativa disillusa (non perchè ami particolarmente i libri divertenti, anzi, ma leggere un libro senza trovare mai quel lato umoristico che davo per scontato alla fine si è rivelato frustrante) e quella cavolo di appendice finale abbiano condizionato il mio giudizio generale, ma non mi hanno convinta nemmeno i rimandi a "La metamorfosi" di Kafka, che ho trovato così deboli da risultarmi presuntuosi, al pari del personaggio Igoni, superfluo alter ego dell'autore.
E poi lo stile di scrittura, che non ha nulla di brutto nè di sbagliato, ma che è di quel tipo che in me scatena un gran disagio da gap generazionale (gran brutta cosa quando hai sempre fatto a pugni con stile e tematiche dei classici e a un certo punto ti rendi conto di essere invecchiata così tanto da dover salire sul ring anche con lo stile e le tematiche dei nuovi autori...), anche se Barrett ha solo dieci anni meno di me, ma un intero capitolo (per fortuna uno di quelli brevi) fatto solo di messaggi twitter mi è stato quasi fatale.
Per contro "Culo nero" è un ottimo romanzo geopolitico: se me lo avessero fatto affrontare in quest'ottica mi sarei goduta la lettura per ciò che di buono offre, una descrizione della Nigeria fatta da un nigeriano (dettaglio non da poco), situazioni da cui è umano scappare anche se non c'è una guerra contrapposte al lusso soverchiante di pochissimi, in una nazione dove i porti vennero creati per poter trasportare gli schiavi nel Nuovo Continente, che solo nel 1960 si liberò dal colonialismo inglese per subire due diverse dittature militari e dove gli attuali padroni sono le compagnie petrolifere straniere, compresa la nostra Eni.
Una di quelle nazioni dove alla sterminata povertà di molti si contrappone l'ostentata ricchezza di pochi.
"Lagos è stata costruita con sangue, sudore e rozza ambizione. Abuja invece è stata progettata come un parco giochi per ricchi. Sono sicuro che qualcuno sostiene che non ci sia niente di male, ma quando nel resto del Paese le persone disperate sono moltissime, la città dei sogni non ha tate possibilità di conservare la propria natura. Alla periferia di Abuja si trovano i peggiori slum di tutta la Nigeria"
E per separare si innalzano muri e inferriate, perchè i poveri non possano disturbare e i ricchi non essere disturbati (e non vedere, vuoi mai che qualcuno debba provare vergogna...).
Il nuovo Furo Wariboko sa che per sottrarsi agli sguardi della sua gente deve uscire dalla zona povera dove non ci sono altri oyibo e andare in quella residenziale, dove potrà confondersi in mezzo ad altri bianchi. Non ci metterà molto a decidere di cambiare nome diventando Franck White per entrare al meglio in quella nuova versione di sè che fin dalle prime ore gli ha permesso di presentarsi a un colloquio per rappresentante di libri e uscirne come nuovo direttore del marketing, prima tappa di un'escalation lavorativa che lo porterà senza meriti nè capacità a una proposta di stipendio a cinque zeri solo grazie al nuovo colore della sua pelle.
"Nessuno sceglie di nascere, di essere bianco o nero o di qualsiasi sfumatura tra i due colori"
Barrett non fa sconti alla sua Nigeria, ma nella sua accusa alla remissività dei neri nei confronti dei bianchi ci sono orgoglio e amore. Questa parte del libro è molto bella e se qualcuno ha trovato divertente il racconto di quelle situazioni è grave.