sabato 9 ottobre 2021

"Il ladro gentiluomo", Alessia Gazzola

Domodossola, inverno 2018. Il rischio di fare una richiesta spinti dall'impulso, e non dal raziocinio, è quello di finire con l'essere accontentati: è stato così che Alice Allevi - figlia della più remota provincia romana, ma ormai cittadina della capitale a tutti gli effetti - è stata catapultata in una dimensione che non sente appartenerle, in questa fredda (almeno climaticamente) cittadina che non raggiunge neppure i ventimila abitanti, dove non conosce nessuno e dove non ha niente da fare, eccetto lavorare.
E al primo caso che le viene affidato combina subito un disastro: dopo aver recuperato dallo stomaco del 28enne ucraino Arsen Nazarovic Scherbakov un diamante rosa di inestimabile valore e aver avvisato la Procura del rinvenimento, lo consegna placidamente nelle mani della prima persona che bussa alla porta senza chiedere nessuna credenziale nè uno straccio di ricevuta, facendosi fregare dal suo aspetto da gentiluomo...

Ottavo (e non più ultimo) romanzo della serie "L'allieva". A me sembra che la Gazzola si sia persa un altro anno per strada: "Arabesque" terminava poco prima del Natale 2016, questo segue a ruota, siamo in gennaio, ma non può essere quello del 2017 perchè più volte nel corso del libro si parla di un furto avvento nel 2016 citando sempre che si tratta di due anni prima. Quindi questa storia piemontese si sviluppa durante l'inverno e la primavera del 2018 e, ormai sfinita, me lo faccio andare bene.

Leggere gli otto libri della serie in meno di sei settimane non è stata una grande impresa: sono letture semplici e veloci, la leggerezza dei temi trattati non mi ha mai spinta a cercare approfondimenti su web, nè le ambientazioni mi hanno mai invogliata a fare ricerche su Google immagini (ad eccezione di Sacrofano). Non spingono a riflessioni particolari, non hanno bisogno di tempi di pausa per assimilare pienamente i contenuti.
Sono pure e semplici letture di svago.

Viceversa l'antipatia verso la protagonista - con la sua ignoranza geopolitica (questa volta non sa nulla delle vicende ucraine), di cui spesso sembra addirittura farsene un vanto; con la sua sbadataggine e la sua superficialità, caratteristiche che non sono mai riuscita a tollerare in nessuno; con il suo adolescenziale abuso di diminutivi (anche stavolta manine, piedino, cappottino, portoncino, botteghina, pantofoline e cosine!) - mi ha reso piuttosto ardua la lettura consecutiva.
Probabilmente se gli otto libri non avessero risposto così bene alla quinta traccia annuale della mia Reading Challenge (e, soprattutto, se non li avessi comprati in blocco per questo motivo), mi sarei fermata al primo. E leggerò senz'altro anche il nono (e stavolta ultimo?) libro, "La ragazza del collegio", che uscirà proprio fra tre giorni (ma prima dovrò trovare una traccia adatta), perchè innegabilmente la curiosità di vedere cosa si inventerà l'autrice per Alice e Claudio a distanza di qualche anno la ho.

Al di là dello scarso spessore che la Gazzola ha scelto di dare alla sua protagonista (e tutto sommato con successo perchè penso che sia stata proprio la sua spensieratezza a decretarne il successo, sia su carta che in televisione), l'accusa maggiore che le faccio è quella di aver cavalcato ogni possibile cliché senza mai cercare di andare un po' più in profondità o di distinguersi da quei luoghi comuni che il più delle volte sono sbagliati perchè viziati da ignoranza.

Anche questa volta ci ha messo un attimo a bollare come ossessione l'attenzione verso l'uso dell'olio di palma, come se la deforestazione malesiana e indonesiana non fosse un problema per ognuno di noi.
O a far dire a Claudio Conforti del padre: "Era onesto, cosa che nel loro ambiente non era neanche scontato", là dove quel "loro ambiente" è un semplice contesto proletario (consiglio alla Gazzola l'ascolto di "Quello che non ho" del buon Faber e di farne buon uso...)!

Oltre a non esserci stata la crescita personale della protagonista, come avevo auspicato dopo aver letto "L'allieva", non ho neppure riscontrato un miglioramento stilistico, cosa che nell'arco dei sette anni trascorsi fra il primo e l'ottavo libro avrebbe dovuto esserci.

Però quello che succede ad Alice in questa storia ha rafforzato la mia convinzione che Alessia Gazzola sappia scrivere molto meglio quando sfocia nel dramma personale: in quei casi diventa brava e riesce a toccare il cuore. Mi piacerebbe davvero leggere un suo romanzo di questo genere.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla quinta traccia annuale, "otto libri scritti da autori dello stesso sesso"