Hammarnas (Stoccolma), luglio 2018. Quando Karin Klinga, 52enne ispettrice investigativa della capitale, viene inclusa dal suo capo nel programma di scambio fra Stoccolma e il comune di Östhammar, pensa che il suo ginocchio malandato trarrà giovamento da un periodo di riposo. Perché in campagna non succede mai nulla. Invece già dalla prima notte si trova a dover indagare su un caso di omicidio. Sten Hammar, anziano e ricchissimo armatore, è stato ucciso nella sua casa, un maniero zeppo di opere d'arte, grande passione dell'uomo.
E' necessario riuscire a fare un inventario per capire se davvero si è trattato di una furto finito male e per questo dalla prestigiosa casa d'aste Wallius mandano la loro collaboratrice più esperta, Majja Skog, che fin da bambina aveva trascorso tutte le domeniche in quella dimora, imparando tutto quello che adesso sa sull'arte grazie agli insegnamenti di Hammar, che ne aveva fatto la sua protetta.
Hélène Gullberg, nata a Stoccolma nel 1976, laureata in storia dell'arte e curatrice al Palazzo Reale, nel 2020 ha pubblicato un primo romanzo storico non tradotto in italiano, "Den konserverade ankan".
Con "La protetta" (titolo originale "Adepten") ha vinto il premio svedese Deckarakademin come miglior romanzo poliziesco del 2023 (anno di pubblicazione) ed è il primo della serie con protagonista Majja Skog. Il secondo, "Novisen", è uscito quest'anno e spero che Neri Pozza, da casa editrice seria quale è, continui a tradurre l'autrice, come mi auguro di ritrovare anche l'ispettrice Karin Klinga, assolutamente co-protagonista di questa storia.
Una storia che trae la sua originalità proprio dall'immersione nel mondo dell'arte.
"Majja era ben consapevole dell’effetto che Rothko poteva produrre su chi lo guardava, il primo incontro con uno dei suoi quadri spesso era speciale. Si narravano storie di persone che erano scoppiate in lacrime davanti alle sue enormi tele, senza sapere perché. I suoi rettangoli di colore, orizzontali e fluttuanti, emanavano una luce interna che ipnotizzava l’osservatore, e per questo la sua arte veniva definita religiosa o meditativa."
La mia ignoranza in materia non mi ha mai fatto provare emozioni di questo genere, ma neppure lontanamente! Ho cercato in rete le opere di Rothko e davvero non capisco come possano piacere.
Ma attraverso Majja al lettore arriva tutto l'amore e la passione dell'autrice per l'arte ed è un qualcosa di piacevole anche per chi, come me, non ne condivide l'interesse.
Purtroppo Majja non è altrettanto originale: soprannominata dai colleghi "la Lisbeth Salander della Wallius", è una skinhead trentatreenne sboccata e rozza che guida una Lamborghini Gallardo rosa shocking, un'immagine scudo per nascondere le sue enormi carenze affettive.
Karin è più banale, ma più interessante, una donna di mezza età fresca di divorzio che vivrebbe con serenità la sua nuova condizione di single se non subisse il pressing dell'ex marito e dei due figli già grandi. E che dopo il divorzio si è trasferita in un appartamento della Norra Tornen, un complesso di due torri realmente esistenti, due mostruosità costruite in mezzo a un bel quartiere degli anni Trenta e che adesso svettano sul panorama della capitale svedese deturpandolo.
Karin è più banale, ma più interessante, una donna di mezza età fresca di divorzio che vivrebbe con serenità la sua nuova condizione di single se non subisse il pressing dell'ex marito e dei due figli già grandi. E che dopo il divorzio si è trasferita in un appartamento della Norra Tornen, un complesso di due torri realmente esistenti, due mostruosità costruite in mezzo a un bel quartiere degli anni Trenta e che adesso svettano sul panorama della capitale svedese deturpandolo.
Majja ogni volta che si agita rischia una potente scarica di diarrea, mentre Karin ha la fobia per i fluidi corporei, dal sudore al vomito al sangue mestruale: a me leggere dettagli e descrizioni di questo tipo non dà particolarmente fastidio, però non ho ben capito perché la Gullberg abbia deciso di attribuire queste caratteristiche ai suoi personaggi.
Fra smorfie di disgusto e crampi addominali, è comunque una lettura piacevole: l'alternanza fra il passato (conosciamo Majja nel 1992, quando ha sette anni, e la seguiamo fino ai venti) e il presente crea un arco narrativo che mira a far sembrare la storia più intricata di quanto non sia, c'è anche qualche forzatura e manca completamente una vera suspense, cosa che come thriller lo rende mediocre, mentre come giallo funziona (attenzione alla sinossi ufficiale che riassume la prima metà del libro).