mercoledì 26 febbraio 2025

"The help", Kathlyn Stockett

 

Jackson (Mississippi), agosto 1962.

"Provi mai il desiderio di... cambiare le cose?"

La destinataria della domanda è Aibileen Clark, 53 anni, bambinaia e domestica nera. A rivolgergliela è Eugenia "Skeeter" Phelan, trent'anni di meno, bianca, tornata a casa da tre mesi dopo aver conseguito una doppia laurea, in inglese e in giornalismo.
Mentre lei studiava Elizabeth e Hilly, sue amiche fin dall'infanzia, hanno fatto quello che ci si aspetta da ogni brava ragazza: si sono sposate e sono diventate madri. Esattamente quello per cui Eugenia subisce pressioni da parte della madre, mentre lei ha un solo grande sogno: diventare scrittrice.
La domanda arriva un mercoledì pomeriggio, giorno della partita a bridge a casa di Elizabeth. Eugenia si è accorta che Aibileen ha sentito quando Hilly si è messa a pontificare sull'esigenza di avere un gabinetto esterno per i domestici di colore, "perché i negri portano malattie".
Una domanda troppo grande per Aibileen, che fin dalla nascita non ha mai avuto dubbi su quale sarebbe stato il suo destino, né speranze di poterlo cambiare.
Finché da Miss Skeeter arriva una proposta: raccontare in forma anonima cosa devono sopportare i neri a servizio dai bianchi.
Nel profondo Sud degli Stati Uniti, dove il Ku Klux Klan non ha mai smesso di uccidere e di farla franca, Aibileen è consapevole dei rischi dell'impresa, ma adesso che le è stato chiesto ha capito che, sì, il desiderio di cambiare le cose lei lo ha provato. Eccome!

"Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla"
(Martin Luther King)

Kathlyn Stockett, mia coetanea (1969), è nata e cresciuta proprio a Jackson. Nel 2009, dopo ben sessanta rifiuti da parte degli editori, è riuscita a pubblicare la sua opera prima (e tutt'ora ancora unica). Un esordio notevole, un tomo di 526 pagine che scorrono appassionando, coinvolgendo, commuovendo e facendo rabbrividire.

Fra i fatti realmente accaduti citati c'è l'uccisione di Medgar Evers, attivista per i diritti civili, avvenuta il 12 giugno 1963 a opera di un membro del Ku Klux Klan, Byron De La Beckwith, che lo freddò con un colpo di fucile alla schiena mentre rincasava, venendo poi assolto in due processi con giuria interamente bianca svoltisi nel 1964.
Alla condanna all'ergastolo si arrivò trent'anni dopo, nel 1994.

E' un libro che merita la fama di essere bello, ma che personalmente avrei preferito più incisivo.
I capitoli si alternano fra Eugenia, Aibileen e Minny, la terza splendida protagonista, e sono loro le voci narranti, per cui è corretto che parlino, ragionino e si comportino come donne bianche benestanti e come donne nere di servizio dell'epoca, ma la Stockett avrebbe potuto dare più risalto ai fatti epocali accaduti in quegli anni - la marcia su Washington dell'agosto 1963, l'assassinio di Kennedy, la guerra in Vietnam - che invece si riducono a miseri accenni.

E leggendo di pari passo un libro su Jim Morrison - che una manciata di anni più tardi rispetto all'ambientazione di "The Help", si opponeva non solo alla guerra, ma anche al perbenismo e al capitalismo dell'America, e lo faceva in tempo reale - mi è mancata una vera condanna da parte dell'autrice che nei ringraziamenti ricorda
 Demetrie McLorn, la domestica di quando era bambina, a cui dedica l'appendice dicendo una grande verità:

"Di un fatto sono sicura: non credo di sapere che cosa significasse davvero essere una donna nera in Mississippi, specialmente negli anni Sessanta. Penso che nessuna bianca che stacca un assegno per pagare una nera possa mai capirlo veramente."

Ma intanto il libro lo ha dedicato a suo nonno, non alla balia di colore...

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