Parigi, novembre 2004.
Viola Consalvi ad appena 21 anni ha lasciato Roma rompendo i rapporti
con i genitori per realizzare il suo sogno, quello di poter
frequentare la scuola di naturopatia nella capitale francese. Un
giorno, passeggiando per Montmartre, si imbatte in un’erboristeria
d’altri tempi, quella delle sorelle Fleuret-Bourry. Ed è a loro,
in particolare a Gisèle, che pensa quando 11 anni dopo si ritrova
già vedova, incapace di reagire al dolore. Tornare
a Parigi è l’unica cosa che sembra avere un senso e capisce di
aver fatto la scelta giusta quando scopre che l’antica bottega
naviga in cattive acque: sa che potrà ricambiare il conforto materno
e l’ospitalità dell’amica aiutandola a risollevare le sorti del
negozio con i suoi corsi di ricette di bellezza naturale e con le sue
consulenze di naturopatia e iridologia.
E
poi c’è Romain, quel barista impertinente che forse riuscirà a
convincerla a riaprire il suo cuore all’amore…
Ho
scelto questo libro per la traccia annuale della Reading Challenge
che chiede di leggere sei libri ambientati in sei capitali diverse e
mentre leggevo ho più volte pensato: “Ma con tutti i bei libri
ambientati a Parigi dovevo buttarmi proprio su
questo?!?”.
E’
un romanzo rosa con qualche pretesa di essere qualcosa di più, ma è
senz’altro un libro che può piacere – e anche moltissimo –
alle amanti del genere, dell'erboristeria e della medicina
alternativa. Da appassionata di cosmesi quale sono, le erboristerie
mi hanno sempre attratta tantissimo, ma non in modo serio: mi piace
fare acquisti in erboristeria come in profumeria, quindi delle prime
il mio interesse è sempre stato limitato ai prodotti commerciali che
vendono. C’è stato un periodo, una decina d’anni fa, in cui
avevo intrapreso un percorso più serio: attraverso il famosissimo
forum di Lola avevo cercato di capire qualcosa degli inci dei
cosmetici che usavo e le nozioni basilari ancora oggi condizionano
(positivamente) i miei acquisti. Ma i tentativi di “spignatto”
cosmetico sono naufragati quasi subito scontrandosi con la stessa
mancanza di voglia e di interesse che ho anche nel cucinare.
Il
libro, di cui ho (come recita la fascetta gialla) “la nuova
edizione arricchita, contiene pillole di guarigione, i consigli della
naturopata”, quasi in ogni capitolo propone ricette di
tisane, miscele di Fiori di Bach, rimedi per i chakra, schede
iridologiche, ecc, una particolarità sicuramente piacevole per chi
apprezza questo mondo, un po’ meno per me che bevo le tisane
solo se me ne piace il gusto, ma non riscontrando in loro neppure un
effetto rilassante e che nei confronti di naturopatia, cromoterapia,
floriterapia, aromaterapia, iridologia, chakra e Reiki sono - a dir
poco - scettica.
Credo
che l’autrice abbia un pochino esagerato e l’inserimento di tutti
questi consigli erboristici a volte è inopportuno, ad esempio nel
punto in cui c’è un bacio appassionato e lui prende in braccio lei
per portarla in camera da letto far proseguire la lettura con la
ricetta per la tisana per allentare le tensioni muscolari è stato
abbastanza destabilizzante!
Avrei
preferito un’immersione nella bottega a livello sensoriale, ma la
Rizzati non trasmette questo tipo di emozione, come non riesce a
evocare le atmosfere di Parigi.
Non
amando i romanzi rosa, non sono stata in grado di appassionarmi alla
storia. Ho trovato discutibile la scelta di una protagonista vedova a 32 anni, un macigno di tristezza che grava sul personaggio,
già ripudiato poco più che ventenne dalla famiglia
(inspiegabilmente senza ripercussioni economiche, una scelta
piuttosto comoda). E ho trovato tutto stereotipato: i personaggi, i
ruoli, i rapporti, i personaggi, i contesti…
Citando
una frase del libro: “Sembra il soggetto di una telenovela di
quarta categoria”.