venerdì 14 agosto 2020

"Peglite", Filippo Rissotto



Genova – Pegli, una primavera dei primi anni del 2000. E’ triste la vita di una spia: un mestiere rischioso che, oltre a sballottarti di qua e di là, ti porta facilmente a chiudere la carriera senza avere né radici né affetti. E’ esattamente quello che sta sperimentando Antonio Vicini che, a causa di dissapori con il capo, si ritrova già pensionato a poco più di cinquant’anni. Sul dove andare a vivere definitivamente ha solo l’imbarazzo della scelta: il padre ha seguito l’abitudine fortemente radicata a Genova di investire sul mattone e, da benestante qual era, ha lasciato in eredità all’unico figlio appartamenti sparsi in tutta la Liguria. E la scelta di Antonio cade sull’appartamento di Viale Modugno bassa, a Pegli, dove ha vissuto i primi 8-9 anni della sua esistenza e di cui incredibilmente non ricorda più nulla. Ma facendo un giro delle proprietà in compagnia dell’amministratore dei suoi beni, non resiste all’attrazione di quella casa che necessita di una ristrutturazione totale e di quel bel micio bianconero che bazzica in giardino. E non sa ancora che finirà con l’innamorarsi perdutamente di Pegli!

Pegli è un quartiere sul mare del ponente genovese che ha dato i natali a Fabrizio De Andrè, a Renzo Piano e a… Filippo Rissotto. A Pegli ci lavoro da 24 anni e da 22 ci abito: pur riconoscendone la beltà, la comodità di avere la spiaggia sotto casa, la piacevolezza degli inverni miti, ecc, ecc, continuo e continuerò sempre a sentirmi una “foresta” (forestiera), perchè noi genovesi siamo attaccatissimi alla città e guai a chi ce la tocca, ma ritrovandoci fra noi scatta il campanilismo rionale e fra gli abitanti dello stesso quartiere quello zona per zona, via per via, ecc...

Io non sono e non sarò mai pegliese, ma sempre e solo sampierdarenese. Della Sampierdarena alta. Zona ospedale. Giusto per essere precisi ^^

La gente di Sampierdarena è molto diversa da quella di Pegli e i pegliesi sono simpatici a pochi. Probabilmente anche per invidia perché Pegli è l’unico quartiere del ponente cittadino che è riuscito ad arginare porto, Italsider, Fincantieri, porto petroli e VTE, conservando incredibilmente l’aspetto rivierasco.

 

Quindi Pegli è bella, indubbiamente, peccato che non si possa dire lo stesso di “Peglite”.

Quando uscì fu un caso editoriale senza confronti all’interno del quartiere, cosa piuttosto singolare se si pensa che anche Sara Rattaro è di Pegli e non se la fila nessuno… sicuramente perché non ha mai ambientato qui un suo romanzo!

Nel 2008, invece, tutti volevano “Peglite” (ne ho vendute davvero tantissime copie in edicola), tutti leggevano “Peglite”, tutti parlavano di “Peglite”… un incubo!! Noi foresti ridacchiavamo alle spalle dei pegliesi (io anche in faccia) per questa loro esaltazione, peglite sembrava il nome di una malattia, non quello di una roccia…


Uno dei primi a leggerlo fu, manco a dirlo, mio marito, che ha un attaccamento al quartiere in parte immotivato (lui è nato in centro, da madre istriana e padre milanese) e spesso imbarazzante. Io per 12 anni ho fatto muro, non per principio, ma proprio per disinteresse. Ma quando Claudia ha proposto per la traccia cascata del mese di agosto della Reading Challenge “un libro ambientato nel posto in cui vivi” ho subito capito che nessuno avrebbe potuto trovare qualcosa di più calzante di questo. Perchè “Peglite” non è semplicemente ambientato a Pegli, ma proprio nella mia zona: solo una casa separa la mia da quella in cui va a vivere il protagonista del libro, che poi è quella in cui viveva la famiglia dell’autore, proprio di fianco a dove abitava mio suocero da ragazzo.


Antonio Vicini andando in giro per il quartiere passa più volte sotto casa mia, davanti alla mia edicola e cita posti e persone che fanno parte del mio quotidiano: per questo motivo è stata sicuramente una lettura particolare e divertente.


"Peglite" da molti è stata definita una guida di Pegli con un romanzo attorno: Rissotto si dilunga in descrizioni storiche e turistiche facendo toccare al suo protagonista ogni parco, museo, villa, punto panoramico, ecc, degno di nota, ma lo penalizza con una personalità a dir poco antiquata e con un’esperienza professionale inusuale, che può essere utile per certe dinamiche del racconto, ma avrebbe raggiunto lo stesso scopo con un qualunque ex poliziotto, più banale, ma anche più credibile.

Certo è che nella trama di credibile c’è ben poco: in principio sembra un giallo scritto per avere come protagonisti il commissario Basettoni e la Banda Bassotti, poi vira verso una sorta di fantascienza comicamente (o presumo fastidiosamente, se appassionati del genere) surreale e si conclude con un lunghissimo pippone religioso in quello che è l’ultimo capitolo più brutto che abbia mai letto.

Così, dopo averlo faticosamente finito, ho capito perché mio marito mi aveva più volte consigliato l’improponibile, cioè di interrompere la lettura al penultimo capitolo! 

 
 

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia cascata di agosto "un libro ambientato nel posto in cui vivi"