venerdì 6 marzo 2020

"Tokyo Express", Seicho Matsumoto


Tokyo, anni 50. E' in corso un’indagine sui presunti loschi traffici dei funzionari del ministero X e quando il cadavere di un suo esponente, Sayama Ken’ichi, viene ritrovato su una roccia di una spiaggia del Kyushu, all’alba di una gelida mattina di gennaio, gli inquirenti non ci mettono molto a etichettarlo per quello che sembra, un suicidio per avvelenamento. Tanto più che accanto a lui c’è il corpo di Otoki, anch’essa morta per l’ingestione di cianuro. I suicidi di coppia, si sa, sono frequenti, inutile indagare, anche se Torigai Jutaro, anziano investigatore un po’ strampalato, non è convinto. Ma è l’unico della sua sezione, finché da Tokyo non arriva il giovane Mihara Kiichi, insospettito da alcuni particolari…

Un noir in piena regola scritto nel 1958 e tradotto per la prima volta in italiano nel '71 fra i Gialli Mondadori con il titolo “La morte è in orario”, quindi riproposto due anni fa da Adelphi col titolo attuale.

Avevo grandissime aspettative, avendone sentito parlare solo che bene. Non sono rimasta delusa, ma deve assolutamente piacere lo stile giapponese e con questo libro ho capito quanto piaccia a me: parecchio, perché altrimenti non avrei un giudizio positivo su una storia come questa dove succede davvero poco.

L’indagine poliziesca si basa esclusivamente su un’intuizione del protagonista, a cui viene lasciata libertà di agire dai suoi superiori (cosa impensabile in età moderna), e sui suoi ragionamenti che ruotano attorno a orari dei mezzi di trasporto e supposizioni. Il tutto con quel lento e ripetitivo ritmo nipponico che ha sul mio congenito nervosismo l’effetto del Laxotan, flemma accentuata dalla datazione, non per lo stile di scrittura di Matsumoto (piuttosto freddo, ma garbato, elegante e intelligente. Leggerò altro di suo, quel poco che è stato tradotto da noi), ma per la datazione della storia, un’epoca in cui si comunicava ancora attraverso i telegrammi e la birra la si teneva in fresco nei pozzi.

PS: da italiana non ho potuto fare a meno di pensare a cosa succederebbe da noi se anche qui fosse prassi comune suicidarsi quando l’interessato si sente in odore di arresto per un qualche scandalo politico o finanziario. Decisamente un uso che sarebbe bello imitare, altro che piazza pulita...

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia vagabonda di marzo "un libro ambientato in Giappone"