giovedì 17 marzo 2022

"Sei sospetti per un delitto", Raffaele Malavasi



Vedrai una città regale, addossata ad una collina
alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo
aspetto la indica signora del mare.
FRANCESCO PETRARCA


Questa è Genova. E' il 23 settembre 2017 e il Salone Nautico ha attratto come ogni anno un gran numero di appassionati e semplici curiosi. All'improvviso un'auto si lancia sulla folla in uscita. E' un attentato di matrice islamica che causa sette morti e ventotto feriti. Fra questi Riccardo Giustini della Squadra Mobile che è riuscito a salvare due bambini facendo scudo con il proprio corpo, atto che lo costringerà in ospedale per più di due mesi e che farà di lui un eroe.
Non è ancora rientrato in servizio quando, lunedì 11 dicembre, all'ispettore Manzi viene insolitamente assegnato un caso di scomparsa, un ordine è partito dall'alto: la persona da rintracciare è un ragazzo italiano di 24 anni, Gaetano "Nino" Barbieri, convertito all'islam e indagato sei mesi prima dalla Procura di Genova per il reato di arruolamento con finalità di terrorismo per essere fondatore e amministratore di un sito web con il presunto scopo di reclutare estremisti. Successivamente assolto dalla Corte d'Assise, non era però mai uscito dal mirino della Digos che ora vuole capire il perché della sua sparizione, senza però essere coinvolta direttamente.
E, invece, la vicenda finirà per coinvolgere tutti, compresi Red Spada e Orietta Costa.

Terzo capitolo della serie di Malavasi ambientata nella mia (e sua) città. Dopo "Tre cadaveri" e "Due omicidi diabolici" la Newton Compton continua a dare i numeri, questa volta un po' a sproposito perché "Sei sospetti per un delitto" risulta essere forzato per i sei sospetti e limitato per un solo delitto (a febbraio è uscito il nuovo libro e lì mi aspetto una strage: "Undici morti non bastano"!).

Questa nuova puntata è, come sempre, ricca della suspense degna di un thriller, ma la storia è più vicina a quella di un giallo, forse addirittura di un poliziesco. Ho trovato la dinamica dei fatti un po' troppo intricata e un po' troppo tirate le intuizioni che permettono la soluzione del caso, e deve essersene accorto anche Malavasi perché è ricorso al "metodo Barnaby" raggruppando tutte le persone interessate e facendo spiegare al suo risolutore i vari passaggi che lo hanno portato a capire il come, il quando, il chi e il perché: il sistema più facile per raccogliere tutti i fili e collegarli fra loro e, infatti, alla fine tutto torna.

Al di là di questo escamotage di comodo, è stata senz'altro una lettura appassionante, forse ancor più delle due precedenti, con il solito piacere che mi dà l'ambientazione genovese. Questa volta ci si sposta dal centro storico solo brevemente per andare alla Foce (dove si trova il polo fieristico) e nella centralissima zona di Santa Zita (dove abita Red Spada), più una sortita a Bolzaneto (quartiere dell'entroterra) e un'altra a Pra' (quartiere di fianco al mio).

L'ispettore Manzi finalmente non si lamenta per nessuna (ai suoi occhi romani) stranezza di noi genovesi e c'è il solito gioco di parole simili o uguali con cui l'autore lega un capitolo all'altro.

Come nei due libri precedenti, anche in questo si sviluppa la trama orizzontale che qui regala un colpo di scena bello grosso, mi ha fatto sfuggire un sonoro "Ah, però!" e quando un libro riesce a sorprendere in questo modo bisogna complimentarsi con chi lo ha scritto.

Reading Challenge 2022, traccia di marzo: un libro di un autore europeo