Palm Springs (California), novembre 1969. Maxine Hortence Simmons ha organizzato nei minimi dettagli la cena del Ringraziamento: sancirà in modo definitivo la sua appartenenza a quel mondo elitario che brama da sempre. Invece la serata è un disastro: proprio quando gli ospiti stanno per arrivare il marito le comunica di aver chiesto il divorzio. Per Jennifer, la sua nuova segretaria. Che ha solo diciannove anni. Ed è incinta.
La serata "trionfale" si chiude con Maxine recuperata dai domestici al centro della piscina, dove si è lanciata dopo essersi resa protagonista di uno show ben poco lusinghiero, e la battaglia per il divorzio, che ci si aspetta, si esaurisce al primo incontro con l'avvocato di Douglas: a vent'anni aveva firmato l'accordo prematrimoniale che il facoltoso suocero le aveva messo sotto al naso, rinunciando a tutto. Indomita riesce a scucire all'ormai ex consorte duecentocinquantamila dollari e un appartamento a Scottsdale, Arizona, con la promessa di non rimettere piede in California per almeno tre anni.
Ma cosa può fare una donna di 36 anni che nella vita ha collezionato un unico successo, quello di vincere la fascia di Miss San Bernardino? Ma vincere un altro concorso diventando la nuova Mrs American Pie! E per farlo deve solo trovare un marito e un paio di bambini.
Opera prima (e per ora unica) pubblicata dall'americana Juliet McDaniel nel 2018 e tradotta in italiano soltanto lo scorso anno sulla scia della serie tv tratta dal romanzo, "Palm Royale".
Senza un motivo logico mi aspettavo una storia incentrata sul divorzio dei Simmons, una sorta di "La guerra dei Roses", e in effetti in qualche passaggio un po' lo ricorda, ma qui non è la coppia a essere protagonista. Al centro c'è solo Maxine, donna detestabile per molte ragioni.
Un'arrampicatrice sociale priva di scrupoli e disposta a calpestare chiunque pur di arrivare dove vuole, ma che (ovviamente) nasconde molte fragilità che finiscono col renderla amabile, a modo suo.
Rientra in quella categoria di libri divertenti che non amo e che finiscono quasi sempre per intristirmi. Questo ha il pregio di essere ben scritto, mentre il suo grande difetto è quello di aver perso l'occasione per essere potente. Omosessualità, razzismo, la guerra del Vietnam: sono i tre macro argomenti messi in gioco dalla McDaniel che però si è limitata a sfruttarli ai fini della trama, senza esposizione, senza condanna.
Avrebbe potuto renderli più incisivi non rinunciando alla verve del racconto perché ai grandi autori basta una frase per lasciare il segno, ma qui non ce ne sono.
La serata "trionfale" si chiude con Maxine recuperata dai domestici al centro della piscina, dove si è lanciata dopo essersi resa protagonista di uno show ben poco lusinghiero, e la battaglia per il divorzio, che ci si aspetta, si esaurisce al primo incontro con l'avvocato di Douglas: a vent'anni aveva firmato l'accordo prematrimoniale che il facoltoso suocero le aveva messo sotto al naso, rinunciando a tutto. Indomita riesce a scucire all'ormai ex consorte duecentocinquantamila dollari e un appartamento a Scottsdale, Arizona, con la promessa di non rimettere piede in California per almeno tre anni.
Ma cosa può fare una donna di 36 anni che nella vita ha collezionato un unico successo, quello di vincere la fascia di Miss San Bernardino? Ma vincere un altro concorso diventando la nuova Mrs American Pie! E per farlo deve solo trovare un marito e un paio di bambini.
Commediola.
Opera prima (e per ora unica) pubblicata dall'americana Juliet McDaniel nel 2018 e tradotta in italiano soltanto lo scorso anno sulla scia della serie tv tratta dal romanzo, "Palm Royale".
Senza un motivo logico mi aspettavo una storia incentrata sul divorzio dei Simmons, una sorta di "La guerra dei Roses", e in effetti in qualche passaggio un po' lo ricorda, ma qui non è la coppia a essere protagonista. Al centro c'è solo Maxine, donna detestabile per molte ragioni.
"Se c’è una cosa che spero di riuscire a insegnarvi è quanto contano le apparenze"
Un'arrampicatrice sociale priva di scrupoli e disposta a calpestare chiunque pur di arrivare dove vuole, ma che (ovviamente) nasconde molte fragilità che finiscono col renderla amabile, a modo suo.
Rientra in quella categoria di libri divertenti che non amo e che finiscono quasi sempre per intristirmi. Questo ha il pregio di essere ben scritto, mentre il suo grande difetto è quello di aver perso l'occasione per essere potente. Omosessualità, razzismo, la guerra del Vietnam: sono i tre macro argomenti messi in gioco dalla McDaniel che però si è limitata a sfruttarli ai fini della trama, senza esposizione, senza condanna.
Avrebbe potuto renderli più incisivi non rinunciando alla verve del racconto perché ai grandi autori basta una frase per lasciare il segno, ma qui non ce ne sono.