domenica 16 novembre 2025

"Mariani e le ferite del passato", Maria Masella

 

Genova, 15 gennaio 2015. Sono passati esattamente due mesi da quando l'auto del commissario Mariani è stata travolta dall'esondazione del Cerusa a Voltri. La frattura dello sterno è guarita, ma la paura per il rischio di infarto causato dall'incidente non ha abbandonato né lui né la moglie Francesca. Non avendo ancora ripreso servizio ha tutto il tempo per dedicarsi a un episodio che gli racconta sua madre e che risale a settant'anni prima, quando Emma era una staffetta partigiana nel Monferrato. E' lì che era nata la sua amicizia - durata tutta la vita - con una coetanea ebrea, Noemi, che si nascondeva in campagna con la sua famiglia. Noemi è morta da un mese ed Emma ha aperto la busta gialla che le aveva lasciato, pregandola di far leggere il contenuto ad Antonio perché qualcuno a lei caro potrebbe avere bisogno dell'aiuto di un commissario di polizia.

Coincidenze ad ampio spettro

Ventitreesimo episodio della serie, di cui alla fine di ottobre è uscita una nuova puntata, cosa che mi ha fatto proprio piacere perché, leggendone uno o due al mese, non me ne restano molti da recuperare.

A non farmi piacere, invece, sono state le coincidenze su cui (anche questa volta) si basano gli intrecci della storia: se in altri autori mi risultano insopportabili, con la Masella mi sono ormai rassegnata a doverle accettare come un suo tratto distintivo, ma proprio non riesco a non criticarle.
Qui abbiamo personaggi le cui vite si incrociano anche più volte per caso in città diverse e a distanza di molti anni, casualità che innescano eventi che poi si rivelano determinanti. Situazioni del tutto improbabili, senza le quali si avrebbe un giallo più lineare, più convincente e più credibile.

Ed è un peccato soprattutto perché spesso sono meccanismi che non arricchiscono la storia, ma la complicano inutilmente, questa volta più che in altri casi precedenti a causa dell'esigenza di creare un collegamento fra un episodio accaduto nel 1944 e un duplice, atroce omicidio del presente: una giovane madre e il suo bambino di tre anni sgozzati senza pietà.

Un'ambientazione che tocca Nizza Monferrato, Torino, Alessandria, Biella e Piacenza, ma dove Genova resta la protagonista assoluta.

"Città strana la nostra, amata soltanto da chi la conosce. E soltanto amandola si riesce a conoscerla: qui ci teniamo dentro gioie e dolori, sconfitte e vittorie. Rocciosi come montanari e avventurosi come naviganti.

Reading Challenge 2025, traccia annuale Serie TV, Brooklyn: un poliziesco

mercoledì 12 novembre 2025

"Una strada tranquilla", Seraphina Nova Glass

 

"A Brighton Hills non succede mai niente.
Non alla luce del sole."

Costa dell'Oregon, giorni nostri. Il buio della sera è reso ancora più fitto dalla pioggia battente e dai rami degli alberi. Caleb è in preda al panico, bagnato fradicio, urla le sue scuse alla persona seduta in macchina. Un attimo dopo l'auto gli finisce addosso, l'urto lo fa volare in alto e ricadere pesantemente a terra. La testa sbatte sull'asfalto, ma è ancora vivo. Una voce femminile che si avvicina gli dà speranza, vuole chiamare i soccorsi. Un'altra voce, maschile, dice che non possono farsi trovare lì. Caleb li vede andare via. La disperazione viene mitigata dal suono delle sirene in avvicinamento, ma quando arrivano lui è già morto.

Wisteria Lane 2.0

Ho raccontato il breve prologo di questo bel thriller domestico caratterizzato da un'ambientazione e da tre personaggi femminili che, pagina dopo pagina, mi hanno fatto immaginare di essere sul set di "Desperate Housewives".

Seraphina Nova Glass, dopo un primo thriller scritto nel 2014, dal 2020 nel ha pubblicati altri sei e tre usciranno nel 2026. Questo, del 2022, per ora è l'unico a essere stato tradotto in italiano, ma spero che non verrà dimenticata da Fazi perché mi piacerebbe molto leggerla ancora.

La strada tranquilla (o presunta tale) si trova nel comprensorio di Brighton Hills, formato da lussuose ville immerse in un parco idilliaco. E' lì che Caleb Moretti ha vissuto per i 22 anni della sua breve esistenza, insieme ai suoi genitori. Ed è lì che continua a vivere Paige, la madre, che nell'anno trascorso è riuscita ad andare avanti solo grazie alla volontà di scoprire chi è stato a ucciderle il figlio. E' convinta che si tratti di uno degli altri residenti e per questo li spia tutti. E spiando ne ha scoperte tante di cose sui suoi vicini. Ad esempio che Cora, l'unica amica che le è rimasta, forse non è una pazza visionaria come sostiene il marito, accusato continuamente di esserle infedele. E che Georgia, la giovane moglie del giudice Kinney, non sembra stare benissimo...

Paige, Cora e Georgia: sono loro le tre "casalinghe disperate" di questa storia. Un thriller drammatico con spunti tragicomici che punta sulle differenti personalità delle tre protagoniste, all'inizio detestabili, ma con cui si finisce per empatizzare lasciandosi trasportare dalle loro vicende.

Perché Paige merita giustizia, perché Cora merita rispetto e perché Georgia ha bisogno di aiuto.

Reading Challenge 2025, traccia stagionale, autunno: ghirlanda


lunedì 10 novembre 2025

"Le cose che non sai", Joann Chaney

 

Denver (Colorado), dicembre 2008. Dopo settimane di appostamenti i detective Paul Hoskins e Ralph Loren sono finalmente riusciti a ottenere un mandato di perquisizione per la villa di Jacky Seever, gioviale e insospettabile ristoratore molto noto in città. Una telefonata anonima ha indirizzato l'attenzione della polizia su di lui e la successiva denuncia di una ragazza ha aperto loro le porte, ma non erano preparati a ciò che avrebbero scoperto: trentun cadaveri in vario stato di decomposizione nascosti nel vespaio sotto alla casa!
Se è il tribunale a condannare Seever, l'opinione pubblica fa altrettanto con la moglie Gloria, non credendo alla sua versione dei fatti, quella di non essersi mai accorta di nulla perché ha obbedito al marito che le aveva vietato di entrare nel garage.
Novembre 2015. Manca un anno all'esecuzione di Seever quando gli omicidi ricominciano, con le stesse modalità. Compreso un particolare di cui pochissime persone erano a conoscenza.

"Non finirà mai"

Primo romanzo scritto dalla statunitense Joann Chaney nel 2017 (
un altro scritto due anni dopo, "As long as we both shall live", non è ancora stato tradotto in italiano), un thriller che sicuramente avrei apprezzato di più se i pareri entusiastici raccolti non avessero alzato tantissimo le mie aspettative, che alla fine sono state deluse.

Un discreto thriller, reso particolare dalla scrittura che racconta la storia in terza persona con una narrazione al presente, stile che ho trovato raramente nei libri e che, forse anche per questo, non mi è dispiaciuto affatto.

Sono, invece, penalizzanti ritmo e personaggi, anacronistici per un romanzo scritto meno di dieci anni fa e ambientato in epoca altrettanto recente. Hoskins sembra uscito da un film noir in bianco e nero, ma è Loren quello meno credibile, vestendosi, pettinandosi e assumendo le movenze di Seever, cosa che fa sempre quando è a caccia di un colpevole, un vezzo inutile e inverosimile, che si trascina per tutto il libro ridicolizzandolo.

Decisamente più interessanti i due personaggi femminili, Gloria Seever e Sammie Peterson, la giornalista che nel 2008 aveva fatto carriera al Post grazie ai suoi articoli sul caso e che sette anni dopo ha, suo malgrado, smesso di scrivere e lavora nella profumeria di un centro commerciale andando avanti grazie agli antidepressivi.

In un libro dove ci sono più morti che vivi i possibili colpevoli sono davvero pochi e diminuiscono man mano che si procede. Quando ne sono rimasti due ho puntato su quello sbagliato, ma gli indizi forniti potevano adattarsi ad entrambi e anche questo non mi è piaciuto.

La cosa peggiore, però, è che dopo questo libro davanti a un piatto di spaghetti non riuscirò più a pensare a loro due...


...ma a uno dei personaggi, che "si riempie la bocca di spaghetti e li succhia, facendoli scomparire come capelli nello scarico di una doccia"!

Reading Challenge 2025, traccia semestrale Crucipuzzle, autunno: giostra



martedì 4 novembre 2025

"Pineapple Street", Jenny Jackson

 

New York, quartiere di Brooklyn Heights, giorni nostri. Sasha ha 35 anni, un lavoro che ama e un marito, Cord, che ama ancora di più. Quello che Sasha non ama sono le sue due cognate e, in generale, la famiglia del marito. A dirla tutta lei potrebbe anche affezionarsi a loro, se non si sentisse sempre e costantemente respinta. Perché gli Stockton sono ricchi, immensamente ricchi. Così ricchi da far parte di quell'1% della popolazione mondiale che possiede quasi la metà della ricchezza globale totale. Ed è impossibile per loro considerare di famiglia qualcuno che non appartiene alla loro élite.

Parenti serpenti

Scritto nel 2023, è il romanzo di esordio di Jenny Jackson, vicepresidente e direttore editoriale della casa editrice newyorkese Knopf  (l'uscita del secondo, "The Shampoo Effect", è prevista negli Stati Uniti a giugno del prossimo anno).

Com'è facile intuire dal titolo, "Pineapple Street" ha il suo fulcro nella grande casa di famiglia, una lussuosa villa sul lungofiume che i genitori di Cord hanno voluto lasciare al figlio maschio per trasferirsi in un posto più adatto a due anziani, ma che non hanno mai smesso di considerare come loro, portando via soltanto vestiti e accessori, lasciandoci invece la quantità infinita di mobili e arredi acquistati o ereditati nel corso della vita. Tutto di grande valore, tutto intoccabile.

Soprattutto per Sasha, o CD (Cacciatrice di Dote), come la chiamano di nascosto le cognate, Darley e Georgiana.

Sono loro tre le protagoniste del romanzo, una storia che in principio mi ha creato non pochi malumori prendendola per una favoletta con personaggi ricchi e privilegiati inconsapevoli di esserlo.

Ma poi le vicende delle tre donne diventano il pretesto per puntare il dito proprio su quello che è il male peggiore del nostro povero mondo.

"La disuguaglianza di reddito è la questione più vergognosa dei nostri tempi. Sono preoccupato che i miei figli un giorno si guardino intorno rendendosi conto di vivere in un Paese che ha abbandonato ogni sorta di principio morale e che lascia che le persone muoiano di fame, mentre i ricchi godono di migliaia di agevolazioni fiscali."

Un messaggio che è bello trovare in un libro senza pretese.

"C’è una linea di demarcazione abbastanza netta tra la stabilità finanziaria e una ricchezza oscena." 

Reading Challenge 2025, traccia rebus di novembre: sedia e riccio


sabato 1 novembre 2025

Reading Challenge: tracce di novembre

           



Tracce generiche:
  • libro con una busta in copertina
  • libro cartaceo che costa meno di 20€

Traccia cascata di lettere:
  • Lupo

Traccia rebus:
  • Pineapple Street, Jenny Jackson (3 punti)

Traccia dadi: 18 - 40 - 66



I miei punti di novembre: 3



giovedì 30 ottobre 2025

"Sulle rive dello Jonio", George Gissing

 

Breve (123 pagine) diario di viaggio scritto da George Gissing (di cui questo mese ho letto anche "Racconti americani") nel 1897 (e pubblicato quattro anni dopo) al termine della sua seconda esperienza italiana, viaggio intrapreso in un epoca in cui il Sud era considerato selvaggio, pericoloso, e la Calabria "un paradiso abitato da diavoli": così la descrisse l'ufficiale francese Duret de Tavel.

A settembre ho trascorso due settimane sulla Costa degli Aranci (quindi proprio in alcune zone descritte dall'autore) e ci ho trovato soltanto il paradiso.

Domenico Nunnari nella prefazione anticipa come Gissing si lasciasse stregare dagli scenari naturali: la mia Liguria mi ha regalato un'intera esistenza fra mare e monti, ma Genova è anche una delle città più cementificate d'Italia, imparagonabile ai paesini costieri - liguri e calabresi in egual misura - e sicuramente Gissing ha visto una Calabria ancora più lussureggiante con 
aranci, ulivi e piante di fico d'india che, salendo, lasciano il posto a querce e faggi, e Nunnari ricorda come "con il suo amore per il Meridione compensò la negatività con cui tanti lo giudicavano".

Il testo ha una divisione in capitoli che si presenta come un viaggio a tappe. Un viaggio non semplice, a cominciare dall'obbligo di pagare il dazio e venire controllati all'ingresso di ogni città, cittadina o paese (Gissing racconta di essere stato additato come commesso viaggiatore per via dei tanti libri che aveva con sé nel baule, faticando a far capire che li aveva portati per leggerli, non per venderli).

Da Napoli (per la quale non ha buone parole, constatandone il decadimento rispetto alla precedente visita fatta dieci anni prima) si imbarca alla volta di Paola come unico passeggero per arrivare a Cosenza dove fa tappa per rendere omaggio alla tomba di Alarico nel letto del Busento e dove lo sconforto generato dal trovarsi ad alloggiare in un albergo squallido e sporco viene compensato dalle libagioni. Bella la descrizione del centro storico e dell'imponente Sila.

"Vidi con piacere che trattavano bene gli animali e che i muli erano lustri e avevano un'aria soddisfatta. C'è molta differenza fra questa popolazione e quella napoletana; gli abitanti di Cosenza non sembrano amare il chiasso; parlano con una certa lentezza e lasciano girare tra loro i forestieri senza molestarli né importunarli."

Da Cosenza si sposta a Taranto per iniziare quella che è la vera meta del suo viaggio, la costa ionica che vuole percorrere da Taranto, appunto, a Reggio Calabria.

Transitando per Sibari (dove si augura che vengano fatti degli scavi archeologici , cosa accaduta solo fra il 1969 e il 1974) arriva a Metaponto e quindi a Crotone ed è lì che emerge come fatichi a considerare interessante tutto ciò che ha soppiantato le vestigia della Magna Grecia criticando "la smania di costruire che ha quasi sfigurato e rovinato l'Italia", includendovi modernità quali le squallide stazioni ferroviarie e gli orribili viadotti, ma non risparmiando nemmeno quelle che per me sono meraviglie medievali.

Crotone lo delude, il maltempo e la febbre gli impediscono di avvicinarsi alla colonna dorica, unico frammento rimasto del tempio di Era, e penso sia stato quel rammarico a renderlo impietoso verso la Cattedrale ("un brutto edificio privo di interesse artistico dentro come fuori") e nel giudizio di un quadro rappresentante Cristo piagato ("uno dei quadri più repulsivi che abbia mai visto").

Strano personaggio, Gissing, prima ci giudica con severità ("È un paese stanco e pieno di rimpianti, che guarda sempre indietro, verso le cose del passato; banale nella vita presente e incapace di sperare sinceramente nel futuro"), poi sembra volerci rabbonire ("Tutte le colpe degli italiani sono perdonate appena la loro musica risuona sotto il loro cielo").

Il suo umore migliora quando guarisce e riesce finalmente a proseguire il viaggio arrivando a Marina di Catanzaro.


E da lì sale alla "città della montagna". Di Catanzaro
 gli piace tutto, a cominciare dal clima: "Catanzaro deve essere una delle città più salubri dell'Italia Meridionale: forse, sotto questo riguardo, non ha rivali, a sud di Roma". Ma ne sottolinea anche l'incompiutezza: "Non ho  mai visto una città così scombinata dal lato edilizio".

Io a Catanzaro ho trascorso soltanto una giornata e mi ha piacevolmente stupita per la bellezza, la pulizia e la tranquillità.


Anche Gissing l'ha lasciata a malincuore dirigendosi a Squillace da cui resta profondamente deluso, arrivando a definirla "un'offesa alla vista e all'odorato". Decide quindi di tornare immediatamente sulla costa, facendo una tappa intermedia dove ai tempi si pensava che Cassiodoro avesse fatto costruire il monastero Vivarium (le ricerche sono state riprese proprio a luglio di quest'anno).


E a Cassiodoro - vita e opere - dedica un intero capitolo, è lui ad aver ispirato l'intero viaggio. In particolare è ossessionato dalla ricerca delle grotte che Cassiodoro usava come vivaio per i pesci: le cerca, ma non è sicuro di averle trovate, esattamente come è successo a me e a mio marito in quella che è stata la nuotata più lunga e faticosa della nostra vita (al ritorno ho più volte temuto di aver esaurito le forze), ma - a differenza di Gissing - noi alla grotta di San Gregorio all'estremità di Caminia ci siamo arrivati.






Lui ha concluso il suo viaggio a Reggio Calabria (dove noi eravamo stati nel 1996) trovandola piacevole e pulita, esaltandone l'aria mista di montagna e mare e il panorama sulla Sicilia con la cima dell'Etna innevato.

Gissing non tornò più in Calabria, morì soltanto sei anni dopo. Spero di avere più fortuna perché sulla riva dello Jonio ci ho lasciato il cuore ♥


"In ogni paese e in ogni tempo quelli che parlano di più sono quelli che hanno meno cose interessanti da dire"

Reading Challenge 2025, traccia annuale Editori: Rubbettino

mercoledì 29 ottobre 2025

"Misterioso omicidio a Tokyo", Tetsuya Honda

 

Tokyo, inizio dicembre di un anno non precisato. Sono passati solo quattro mesi da quando le alte sfere della polizia di Tokyo avevano obbligato le squadre 5 e 10 a lavorare insieme al caso del Mazumoto Park e tutto ricomincia: durante la notte un furgone intestato a una piccola impresa edile viene multato per sosta vietata lungo l'argine di un fiume. Alle prime luci dell'alba il giovane dipendente della stessa ditta segnala alla polizia il ritrovamento di una grossa pozza di sangue all'interno del garage sede dell'impresa. Il titolare, Kenichi Takaoka, risulta irrintracciabile. Almeno finché non viene aperto il furgone: all'interno c'è una mano mozzata, le impronte sono quelle di Takaoka e le analisi appurano che anche il sangue nel garage è suo, ma è così tanto che la sua morte viene data per certa.

Caotico

Scritto nel 2007 (ma arrivato in Italia solo a febbraio dello scorso anno) è il secondo titolo (di otto) della serie con protagonista l'ispettrice Reiko Himekawa; l'anno scorso avevo letto il primo, "Omicidio a Mizumoto Park" e ora potrei ripetere parola per parola la mia opinione.

Anche questa volta la storia gialla è discreta, ma diversi aspetti mi hanno rovinato la lettura, tanto da farmi abbandonare definitivamente l'idea di proseguire la serie (e forse lo hanno pensato anche quelli di Piemme, visto che sono passati quasi due anni e non è stato tradotto altro).

Personaggi odiosi (spesso odiosi perché stupidi, cosa che fa salire la mia irritazione a vette altissime), fastidiosa rivalità fra colleghi, atteggiamenti da movimento MeToo e dialoghi debolissimi.

Ma lo scoglio maggiore per me sono stati i nomi: sono tanti; tanti sono simili fra loro; tutti vengono elencati più e più volte senza che ve ne sia bisogno. Per il caso viene creata una task force che comprende oltre cinquanta persone fra agenti e superiori di vario livello (cosa che definirei inverosimile, ma non ho idea se la polizia in Giappone lavori proprio così) e ai nomi propri si aggiungono quelli di varie imprese edili. E poi date, orari, intervalli di tempo...

Alla fine mi è rimasto un dubbio, neppure piccolo: quando mi succede torno indietro e rileggo, cercando di capire cosa mi è sfuggito, ma questa volta ho lasciato perdere e questo rende l'idea di quanto lo stile di Honda mi abbia sfinita.

Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba

lunedì 27 ottobre 2025

"La strega", Shirley Jackson

 

Dopo un tomo come "Loro" avevo proprio bisogno di un librino da week-end. Per leggere questo non servono due giorni, basta un'ora: le 66 pagine racchiudono quattro racconti, tre di una decina di pagine, più l'ultimo leggermente più lungo.

Fugace

Della Jackson l'anno scorso avevo letto "L'incubo di Hill House", che mi aveva delusa, al contrario de "La lotteria", un'altra raccoltina di racconti brevi (letta nel 2019) che mi è capitato spesso di consigliare a chi cerca una lettura veloce, ma d'impatto.

Questa volta nessuno dei racconti mi ha colpita.


"La strega", del 1949
In una carrozza poco affollata del treno siedono una madre con i due figli, una bambina molto piccola e un maschietto di quattro, Johnny, che - tutto preso dal paesaggio - descrive ciò che vede dal finestrino: ora un fiume, quindi un ponte, poi una mucca e infine una strega brutta, vecchia e cattiva.

"L'ubriaco", del 1948
Un uomo sta partecipando a una festa. È talmente ubriaco che riesce a stento ad arrivare in cucina. Qui trova una ragazza, Eileeen, che gli dice di essere la figlia dei padroni di casa.

"Charles", del 1948
Laurie frequenta la prima elementare e ogni giorno a pranzo racconta quello che ha combinato in classe un suo compagno, il terribile Charles.

"Il dente", del 1949
Clara quasi non si regge in piedi per colpa di un lacerante mal di denti e del mix di farmaci e alcool ingeriti per riuscire a sopportare il dolore. Di sera parte con l'autobus per andare a New York dal dentista.

Quest'ultimo è stato il più deludente, la struttura - che ha la suspense di un thriller con aspettative horror - viene smontata da un finale grottesco molto seccante, al contrario dei primi tre che hanno il loro punto di forza proprio nell'ultima frase (come "La lotteria"), ma che sono così brevi da non riuscire a sedimentare in alcun modo.

Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba

sabato 25 ottobre 2025

"Loro", Joyce Carol Oates

 

Una sera di agosto del 1937 in una città non specificata della provincia americana. Loretta Botsford ha 16 anni e sembra vivere l'intera settimana aspettando l'uscita del sabato sera, per vedere le amiche, per farsi vedere dai ragazzi, per divertirsi più che può. Quel giorno vuole soprattutto incontrare Barnie Malin, ha perso la testa per lui, al punto da farsi così ardita da portarlo a casa sua. La madre è morta da cinque anni, il padre - ammesso che torni a casa - sarà così ubriaco da non accorgersi di nulla, e suo fratello è fuori con gli amici. Quello che Loretta non sa è che Brock ha in casa la pistola che un suo amico, condannato a dieci anni di carcere, gli ha chiesto di nascondere per lui. E che con quell'arma all'alba del giorno dopo farà secco Bernie dopo averlo trovato nel letto della sorella minore.

Tumultuoso

Terzo romanzo - dopo "Il giardino delle delizie" e "I ricchi" - dei quattro che formano la cosiddetta Grande Epopea Americana di Joyce Carol Oates.
Un tomo di 653 pagine, diviso in tre parti e trentanove capitoli, che avevo iniziato a settembre quando ero in vacanza e messo da parte dopo un paio di giorni perché il meraviglioso mare calabrese mi chiedeva più leggerezza, quindi ripreso a inizio mese, trovandolo più adatto alle giornate più corte e alle temperature in calo.

Perché "Loro" (mio coetaneo, cioè scritto nel 1969) è un romanzo estremamente cupo e mentirei se dicessi che mi è piaciuto. Alcune parti sì, ma quasi ogni pagina trasuda i flussi di coscienza dei suoi personaggi e sono - sia loro che i loro pensieri - opprimenti e spesso anche (volutamente) inconcludenti.

La Loretta ragazzina - ingravidata in quella sua prima notte d'amore - finisce per sposare Howard Wendall (che la Oates descrive come "un giovanotto robusto di ventidue o ventitré anni" e che nella sinossi diventa inspiegabilmente "un vecchio poliziotto"), padre di Jules (e non è detto che non lo sia visto che Loretta la notte dell'omicidio di Barnie fa sesso anche con lui nella cucina di casa sua) e successivamente di Maureen e quindi di Betty. E ci sarà anche un altro figlio avuto da un altro marito.

Se ai due figli minori l'autrice dà così poco spazio da chiedersi perché siano stati inseriti nella storia, Jules (soprattutto) e Maureen rubano presto alla madre il ruolo di protagonista.

La storia procede - a volte con calma, altre con salti temporali di una decina d'anni - portando gli Stati Uniti dalla Grande Depressione agli scontri di Detroit (dove la famiglia si trasferisce  dopo aver trascorso una decina d'anni in campagna) del 1967: se durante la lettura ero rimasta delusa perché a eventi epocali quali l'assassinio di Kennedy e la guerra in Vietnam si accennava soltanto (ma accenni di peso, considerando anche che sono parole scritte quando quelle cose stavano succedendo: "Come può essere sacra la morte? E poi accusi gli altri di appartenere alla classe media! Non li hai letti i giornali? Laggiù stanno morendo migliaia di persone, migliaia di persone! Bombe, napalm, benzina in fiamme… benzina fiammeggiante, scorre come un fiume… e se i contadini si riparano in un fossato, scorre nel fossato come acqua, come acqua in fiamme, e li brucia vivi! Come puoi dire che la morte è sacra? La morte di un bastardo come Johnson sacra? Dovrebbe essere messo in un tritacarne e dato in pasto ai cani! Dovrebbe essere sotterrato con un aratro e adoperato come fertilizzante!"), arrivata alla ribellione che dal 23 al 27 luglio causò più di quaranta morti, più di mille feriti, più di duemila edifici distrutti e più di settemila arresti, ho pensato che lo scopo del libro fosse proprio quello di dar vita a quel capitolo - uno degli ultimi e uno dei più lunghi - che descrive i fatti.

La Oates, che firma sia le note introduttive sia la postfazione (datata ottobre 1999), visse a Detroit dal 1962 al 1968 (dice di essersi ispirata a una sua allieva per il personaggio di Maureen, la quale nel 1966 scrive un paio di lettere a Miss Oates, una sua ex insegnante del corso serale frequentato due anni prima) e ha quindi vissuto da dentro quello che deve essere stato un inferno, in quella che veniva chiamata "la Città delle Automobili", ma anche "la Città degli Omicidi".

"Loro è un canto d’amore alla Detroit di quegli anni scomparsi: Detroit al culmine del suo potere economico, la città americana per antonomasia; la capitale mondiale dell’industria automobilistica; per i suoi abitanti una rapsodia di tramonti resi vermigli dai fumi chimici."

E i Wendell sono la rappresentanza dei "loro",
 la "feccia bianca" de "Il giardino delle delizie", quei bianchi che inseguono il sogno americano convinti che gli spetti di diritto grazie al colore della pelle e che, aspettando la manna dal cielo, non fanno nulla di concreto per riscattarsi dalla povertà e dall'ignoranza, crogiolandosi nel razzismo e nel disprezzo nei confronti dei neri e dei latini, a cui attribuiscono la colpa della loro condizione disagiata.

Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba

venerdì 24 ottobre 2025

"La psicologa", B.A. Paris

 

Londra, agosto 2019. Da dieci giorni la vita di Alice Dawson, traduttrice trentasettenne, è completamente cambiata: ha lasciato il suo amato cottage nell'Essex per trasferirsi nella capitale andando a vivere, dopo due anni di relazione a distanza, con il suo compagno, Leo, che con il ricavato dalla vendita del suo appartamento ha comprato una delle dodici villette a schiera del complesso chiamato The Circle, strutture identiche fra loro poste in cerchio attorno a uno splendido parchetto privato.
Ma la serenità di Alice finisce presto, non appena scopre che soltanto un anno e mezzo prima Nina Maxwell, una psicologa sua coetanea, è stata barbaramente uccisa in quella che adesso è la sua camera da letto: è per questo che Leo è riuscito a spuntare un prezzo incredibilmente vantaggioso per quella zona vicino a Finsbury Park! E Leo sapeva dell'omicidio, ma ha scelto di non dirle nulla, consapevole del fatto che Alice non avrebbe mai accettato di vivere sulla scena di un crimine.

Intrigante

"Il dilemma" ha risvegliato il mio interesse verso la Paris al punto da farmi tornare da lei dopo appena due mesi e non dopo cinque anni, come era successo con i suoi titoli precedenti. E ora vorrei leggere in tempi rapidi anche i due successivi.

Questo 
(scritto nel 2022) è diviso in quarantun capitoli (più sei intitolati "passato") che hanno Alice come voce narrante. Alice che divide il ruolo di protagonista con The Circle: l'ambientazione - descritta capillarmente a inizio libro - ha un impatto fondamentale nella storia. Sono pochissime le scene che si svolgono altrove e la Paris è riuscita a rendere l'idea prima della beltà del luogo, poi delle sensazioni opprimenti che via via finiscono per travolgere Alice, strizzando un poco l'occhio al genere horror (ma senza mai neppure avvicinarsi all'essere tale).

Nella vicenda gialla l'autrice esagera in un paio di punti, ma il gioco dei sospetti - che a ruota ricadono su ognuno dei personaggi, o quasi - funziona e trascina.

Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba