mercoledì 1 ottobre 2025

Reading Challenge: tracce di ottobre

          


Tracce generiche:
  • libri con copertina autunnale
  • libri con una parola collegabile a Halloween nel titolo

Traccia cascata di lettere:
  • male

Traccia rebus:


Traccia dadi: 27 - 31 - 77


I miei punti di ottobre:



martedì 30 settembre 2025

"La sorella", Louise Jensen

 

Campagna inglese, gennaio 2015. Sono quattro mesi che Charlie è morta, una settimana prima di compiere venticinque anni. La stessa età di Grace, che ora è nel bosco a dissotterrare la scatola dei segreti che lei e la sua migliore amica avevano riempito e poi nascosto dieci anni prima. Grace vuole recuperare i ricordi, ma soprattutto vuole aprire quella busta rosa che aveva visto di sfuggita un attimo prima che Charlie posasse il coperchio sulla scatola. Ma quella che si trova in mano non è la lettera che si aspettava, bensì una lista delle cose che l'amica da ragazzina si riprometteva di fare una volta diventata adulta. Il primo desiderio è quello di rintracciare il padre, quel padre che non ha mai conosciuto e di cui la madre non ha mai voluto rivelare il nome. Una battaglia che Charlie ha perso per sempre, ma che adesso Grace vuole combattere per lei.
E se al posto del padre trovasse una sorella?

Poco credibile

La premessa era intrigante, ma la storia si perde nel suo sviluppo, in un crescendo di eventi così surreali da cadere nel ridicolo, alternando situazioni scontate ad altre inverosimili.

Nella prima parte ci sono continui riferimenti a un qualcosa che Grace ha fatto da bambina e al motivo per cui Charlie poco prima di morire le aveva chiesto perdono.

La rivelazione di Grace (che è la voce narrante dell'intero romanzo) è un evento toccante che avrebbe dovuto innescare in me un affetto compassionevole, ma arrivata a quel punto (si è quasi a metà libro) mi aveva già sfinita: lagnosa, imbranata, irritante. L'ennesima giovane protagonista di tanti (troppi) romanzi inglesi che cerca la soluzione ai suoi problemi nell'alcool e nell'abuso di psicofarmaci.

La spiegazione della colpa di Charlie, invece, arriva sul finale, quando il libro ormai è precipitato in un vortice di reazioni esagerate di fronte a situazioni sicuramente complesse, ma
risolvibili con un sapiente uso del dialogo.

E non aiutano un paio di personaggi inseriti in sottotrame che appesantiscono inutilmente la storia.

Scritto nel 2016, è il primo dei dieci thriller attualmente pubblicati dall'inglese Louise Jensen. In italiano oltre a questo è stato tradotto soltanto quello successivo ("I ricordi di un'altra"), dello stesso anno, quindi direi che la Jensen è un altro nome dimenticato dagli editori italiani.
Un peccato? Non direi, caso mai lo è averli comprati entrambi.

Reading Challenge 2025, traccia mensile di settembre: libri con un grado di parentela nel titolo

domenica 28 settembre 2025

"Il giorno dell'ape", Paul Murray

 

Dintorni di Dublino, un anno non precisato di inizio millennio. La famiglia Barnes: Dickie il padre, Imelda la madre, Cass e PJ i due figli della coppia, la ragazzina che si prepara ad abbandonare l'adolescenza, il più piccolo che sta per entrarci. Una famiglia più che benestante grazie all'attività di cui Dickie ha preso le redini dopo che il padre ha scelto di trascorrere il resto della vita a fare il pensionato in Portogallo. Gli equilibri si infrangono quando le due concessionarie Volkswagen, come il resto del mondo, vengono colpite dalla crisi economica di quegli anni.

Dalle stelle alle stalle

Paul Murray, autore e sceneggiatore nato a Dublino nel 1975, ha all'attivo soltanto quattro romanzi scritti nell'arco di vent'anni. Questo (titolo originale "The bee sting", più calzante della traduzione italiana) è l'ultimo, pubblicato nel 2023 e arrivato in Italia soltanto all'inizio di quest'anno con grande clamore.

Un tomo di 664 pagine - di cui almeno duecento superflue - decisamente divisivo: osannato da tanti e criticato da molti, non ricordo di aver letto vie di mezzo e invece è proprio lì che si colloca il mio parere.

Non sono in grado di fare i paragoni necessari a contestare la vittoria del Premio Strega Europeo di quest'anno, né mi ha disturbata particolarmente l'uso (anzi, il non uso) della punteggiatura fatto da Murray per gran parte del libro. Non si tratta di un fiume incessante di parole, bensì di un testo strutturato in modo tale da rendere evidente la presenza di un punto alla fine di una frase anche se non è stato battuto, ma - se anche non mi ha creato problemi - è una scelta stilistica di cui non arrivo a capire la necessità.

Questi sono i due punti che principalmente hanno suscitato la disapprovazione dei molti sopra citati che capisco più dell'entusiasmo dei tanti, perché "Il giorno dell'ape" è un romanzone piacevole (per chi ama saghe familiari e simili), ma di puro intrattenimento, in linea con tantissimi altri da cui si distingue solo grazie a un finale che colpisce lasciando il segno.

Molti capitoli sono lunghi, certi lunghissimi, come i due che formano la prima parte, quella che ha Cass come protagonista, per me una brutta partenza che mi ha lasciata indifferente. Il mio interesse è aumentato con PJ, a cui è dedicato l'unico capitolo della seconda parte. La terza, quella che ha al centro Imelda, e la quinta, l'unica parte corale, sono quelle che mi sono piaciute di più, mentre la quarta, incentrata su Dickie, ha avuto degli alti e bassi.

Forse l'indifferenza inziale è stata causata dal non conoscere ancora i vari membri della famiglia perché mettere al centro delle parti soltanto uno di essi produce uno sviluppo a senso unico che solo procedendo con la lettura viene allargato fino a completarsi, scoprendo anche il passato dei coniugi Barnes. Un passato pesante basato su tematiche forti che fanno del romanzo un testo drammatico, portandomi a chiedermi dove sia l'umorismo annunciato nella sinossi ufficiale.

Un unico punto mi ha fatto sogghignare:

"La tua vecchia insegnante d’inglese, Miss Ogle, è in ospedale. Pare abbia avuto un incidente d’auto ma ne sia uscita indenne, per cui ha acceso una candela in camera per ringraziare la Madonna di averla salvata, le tende hanno preso fuoco e la casa è andata distrutta."

Molto belli i tanti messaggi ecologisti sparsi fra le pagine.

"Alzi la mano e chiedi se non è grottesco che i poeti continuino a scrivere di natura e non scrivano mai che lo spazio della natura si sta riducendo. A leggere queste poesie, viene da pensare che il mondo sia ancora zeppo di natura, come lo è sempre stato, anche se negli ultimi quarant’anni tantissimi animali e i loro ecosistemi sono stati spazzati via. Com’è possibile che i poeti non se ne siano accorti? Com’è possibile che non si siano accorti di quanto abbiamo distrutto? Non sono loro che piú di chiunque altro dovrebbero accorgersi delle cose?
Mi guardo attorno e vedo soltanto un mondo in rovina. Se le poesie dicessero la verità dovrebbero muoversi in un gigantesco cimitero o in una immane discarica. Il solo posto in cui si trova un po’ di natura sono le poesie, è una stronzata totale. Perfino le persone sensibili sono delle contaballe, dici.
No, non dici niente invece, te ne stai seduta in silenzio come al solito."

NB: la punteggiatura è opera di Murray, non l'ho aggiunta io ^^

Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba

venerdì 26 settembre 2025

"Mariani e le parole taciute", Maria Masella

  

Genova, 7 ottobre 2012. In un autunno che continua a regalare meravigliose giornate di fine estate, a Mariani vengono assegnati due casi. Quello ufficiale riguarda l'omicidio di Viola Caffarena, 44 anni, a cui hanno tagliato la gola nella cucina del suo appartamento in via del Commercio, una delle poche strade modeste del ricco quartiere di Nervi. Una donna descritta come triste e schiva, che non dava confidenza a nessuno e priva di amicizie e di legami familiari. E mentre il commissario non ha nessun appiglio per ipotizzare un movente, il questore gli dà un secondo incarico, ufficioso: scoprire il motivo che ha spinto l'ingegner Silvio Gori, 46 anni, al suicidio. E' il suocero ad averlo espressamente chiesto al suo amico questore perché i Baldini sono una famiglia della Genova bene e all'uomo non piacciono i pettegolezzi scritti fra le righe dei quotidiani. Proprio il genere di persone e di situazioni che Mariani tanto detesta, ma in cui è rimasto suo malgrado coinvolto quando si è trovato in fila dietro a Gori all'autogrill di Sant'Ilario poco prima che l'uomo si lanciasse nel vuoto dal cavalcavia dell'autostrada.

"Più si è ricchi e più ci si uccide perché mancano soldi"

Questo mese ho ben sfruttato una delle tracce mensili della Reading Challenge (leggi libri di autori il cui cognome inizia con la lettera scelta da te) per procedere con la serie della Masella (ne ho letti tre e se il mese non fosse agli sgoccioli procederei volentieri anche con un quarto).

Questa, scritta nel 2018, è la ventesima puntata e già dalla descrizione si capisce come tutto si basi su coincidenze clamorose, che non si limitano solo al fatto che la strada di Mariani si sia incrociata con il suicida proprio una manciata di minuti prima dell'insano gesto.

E' stata comunque una lettura coinvolgente, grazie anche alla ricostruzione di fatti del passato riguardanti entrambi i morti, non propriamente cold case, ma per me ugualmente appassionanti.

Ci sono anche importanti sviluppi che riguardano la trama orizzontale e che prevedo diventeranno sempre più rilevanti nei libri successivi.

Reading Challenge 2025, traccia mensile di settembre: libri di autori il cui cognome inizia con la stessa lettera (ho scelto la M)

lunedì 22 settembre 2025

"Maraini e la cagna", Maria Masella

 

Alture di Recco, 27 giugno 2012. Da diversi giorni Mariani affronta la salita che porta alla clinica dove è ricoverata la madre per la riabilitazione necessaria dopo il delicato intervento subito al cuore. Abbastanza per diventare amico della cagna tenuta alla catena nel giardino di una delle villette più recenti, un incrocio di chissà quali razze. L'aspetto rimanda senz'altro al pastore tedesco, ma è decisamente più un cane da rulle (come diciamo a Genova) che da difesa, men che meno da attacco. Una tappa piacevole di cui il commissario sente subito la mancanza non vedendo il bel muso affacciarsi fra le sbarre del cancello. Ma la cagna è lì, solo che è distesa a terra ansimante in una pozza di sangue. Poco più in là un uomo la cui ferita da arma da fuoco al volto ne palesa la morte. Un caso di omicidio che viene assegnato al collega Arnaldi, uno di quelli a cui fa piacere seguire la pista più semplice, senza urtare gli animi di persone influenti. E Patroclo De Benedetti, padre dell'uomo ucciso, è un pezzo grosso dell'edilizia a livello nazionale.

Tornano le coincidenze

Scritto nel 2017, è il diciannovesimo libro della serie (il diciottesimo non è un romanzo, ma solo un racconto che ho letto quasi due anni fa, intitolato "Mare d'inverno" e inserito nella raccolta di autori vari "Una finestra sul noir") e ha spento subito il mio entusiasmo nel non aver trovato nella puntata precedente ("Mariani e il peso della colpa") le solite circostanze fortuite su cui la Masella costruisce i suoi intrecci.
Senza fare grossi spoiler, perché sono fatti che emergono subito, posso dire che qui un uomo e una donna protagonisti di un fatto accaduto cinque anni prima in provincia di Cuneo si ritrovano uno a vivere e l'altra a lavorare nella stessa via - per altro piuttosto remota - in provincia di Genova.
Non solo. Cuneo guarda caso è il luogo dove all'epoca era questore Serra, che poi sarebbe stato trasferito a Genova interagendo (malamente) con Mariani, che successivamente se lo sarebbe ritrovato di nuovo fra i piedi a  Lecco (in "Mariani e le mezze verità").
Ed è sempre a Cuneo che il buon Anselmi, fidato ispettore della squadra di Mariani, ha esercitato prima di andare in pensione, cosa che (anche) questa volta non gli impedisce di aiutare il suo ex superiore.

Intrecci ripetitivi e improbabili che penalizzano questi gialli che meriterebbero una maggiore espansione e un pizzico di fantasia in più.

Particolare curioso: tutti i capitoli di ogni romanzo della serie iniziano con la data, completa del giorno della settimana, ma priva dell'anno. Questa è la prima volta in cui compare: il 2012, un anno prima rispetto a quello che pensavo.

Reading Challenge 2025, traccia mensile di settembre: libri di autori il cui cognome inizia con la stessa lettera (ho scelto la M)

lunedì 8 settembre 2025

"La famiglia Piotta", SIlvino Gonzato

 

Verona, fine novembre di un anno non precisato. Delfina e Arcibaldo (Arci) Piotta sono una coppia di mezza età con pochi soldi e ancor meno istruzione. Lei stiratrice presso una lavanderia per due soli giorni alla settimana e lui operaio stagionale in una ditta di dolciumi, hanno messo al mondo ben cinque figli: Leone (Leo), il primogenito ventenne che grazie al lavoro in officina può programmare una vita adulta; Gloria, l'unica femmina, che all'ultimo anno delle superiori mette già in cantiere il primo figlio; Ermes, il figlio di mezzo, diciassette anni e nessuna voglia di studiare; infine Kevin e Denis, i riottosi gemelli di nove anni. Più un cane, un pappagallo bestemmiatore (e per questo sostituito da due cocorite) e una tartarughina. Va da sé che l'appartamento al sesto piano della casa popolare in cui vivono è troppo piccolo, e la congestione può solo creare tensioni aumentando i disagi.

C'è poco da ridere

Scritto nel 2019, è attualmente l'ultimo romanzo pubblicato da Silvino Gonzato (veronese classe 1945), scrittore, saggista, giornalista, nonché biografo di Emilio Salgari.

Classificato come narrativa umoristica, propone quel genere di umorismo che trovo deprimente. E questa volta anche disturbante perché tutto si basa sull'ignoranza (abissale) dei personaggi con continui fraintendimenti, situazioni paradossali e imbarazzanti, storpiature di parole (italiane e straniere) e un turpiloquio costante che riguarda esclusivamente le funzioni corporee.

Le gag proposte sembrano uscite dalla sceneggiatura di una di quelle sit-com imbecilli che impazzavano nei pomeriggi degli anni Ottanta o Novanta, tutto è macchiettistico e se qua e là scappa una risatina alla fine quello che resta è un senso di fastidio - perché nelle case popolari non ci vivono soltanto gli stupidi - e a tratti anche di infinita tristezza.

«Mi ha chiesto di andare in vacanza con lui a Montecarlo» disse Elide.
«Te l’ha chiesto perché sa che non puoi andarci».
«Può darsi, ma intanto mi ha regalato un sogno. Nessuno l’aveva mai fatto prima» rispose Elide.
«Ti invidio. A me nessuno regala sogni, devo fabbricarmeli da sola»

Ha avuto solo il pregio di risvegliarmi un bel ricordo con la citazione de "Il tango delle capinere", uno dei cavalli di battaglia della mia (stonatissima) madre ♥

Infine una nota di biasimo per la copertina, identica a un romanzo di Renzo Bistolfi, "I garbati maneggi delle signorine Devoto"!


Possibile che nel 2019 alla Neri Pozza nessuno si sia accorto che la copertina era la stessa di un libro che avevano pubblicato quattro anni prima con la loro Tea Editori?!?
Svista grave che può solo danneggiarli perché il lettore attento la nota e quello distratto vedendo uno dei due libri è portato a pensare di averlo già letto confondendolo con l'altro.

Oltre tutto le signorine Devoto almeno sono tre, come le donne della foto, e la storia è ambientata nel 1958, in linea con il loro abbigliamento, mentre con Gonzato abbiamo solo un'amicizia a due, quella fra Delfina ed Elide, e l'epoca anche in mancanza di riferimenti precisi è ben più recente, con antenne paraboliche e cellulari: copertina scelta a caso da chi il libro non lo ha neppure letto!

Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba


sabato 6 settembre 2025

"Mariani e il peso della colpa", Maria Masella

 

Genova, giovedì 9 maggio 2012. Il corpo di Alberto Delorenzo, 41 anni, viene ritrovato sulle alture di Cornigliano, a Coronata. L'uomo era scomparso nell'aprile di due anni prima senza lasciare tracce. Socio della MERIA, società che si occupa di trovare il sistema più redditizio nello smembramento delle aziende in difficoltà, era single e senza legami apparenti, cosa che aveva portato chi si era occupato del caso a ipotizzare un allontanamento volontario. Invece qualcuno lo aveva ucciso colpendolo più volte alla testa con un masso, nascondendo poi il corpo in campagna. Un nuovo caso di omicidio per Mariani che dopo appena sei giorni diventa duplice con il ritrovamento di un altro cadavere nella stessa zona. Di nuovo un Delorenzo: Federico, il fratello minore di Alberto.

Nessuna coincidenza

E, per questo motivo, direi che la diciottesima puntata della serie (scritta nel 2016) è quella che mi sono goduta di più. Una storia che inizia una ventina di giorni dopo l'epilogo del romanzo precedente ("Mariani e le porte chiuse") e che ha un buon mordente e un'ottima struttura gialla, rivolgendosi parecchio al passato, non solo a quanto accaduto due anni prima, ma andando a ritroso di un'altra quindicina d'anni per ricostruire i trascorsi dei due fratelli.

E i due da ragazzi vivevano nella "solita" Sampierdarena, piuttosto ricorrente nei romanzi della Masella perché anche Mariani è nato e cresciuto nel mio vecchio quartiere. Tante le ambientazioni che mi hanno fatto fare un tuffo nel passato, a cominciare proprio da Coronata, dove mio padre aveva trovato la Titta, abbandonata e legata a un palo della luce, facendola diventare la mia prima cagnolina ♥
E poi il liceo Enrico Fermi, che ho frequentato per pochi mesi prima di passare a una scuola con più numeri e meno difficoltà. La chiesa dove è stato celebrato il funerale di mia mamma. L'ospedale dove sono nata. E le tante vie incrociate da Mariani sia per le indagini sia per andare a fare visita alla madre (che qui inizia a fare i conti con l'età). Mi succede spesso con la serie, ma questa volta più che mai è stato come ritrovarmi a camminare nelle mie antiche strade, cosa che - nonostante Pegli disti solo dieci minuti di treno - faccio sempre più raramente e solo per circostanze tristi.

Reading Challenge 2025, traccia mensile di settembre: libri di autori il cui cognome inizia con la stessa lettera (ho scelto la M)

giovedì 4 settembre 2025

"Il mio anno di riposto e oblio", Ottessa Moshfegh

 

New York, metà giugno 2000. Una protagonista assoluta di cui non verrà mai detto il nome. Di lei si sa soltanto che è nata nell'agosto del 1973, che da circa sei mesi è stata lasciata - o, per meglio dire, messa da parte - da Trevor, un uomo di una decina d'anni più vecchio con cui trascinava una relazione tossica, che ha una laurea in storia dell'arte, che aveva un lavoro da cui si è licenziata, che adora Whoopi Goldberg, che ha un'amica più disagiata di lei, che non ha più i genitori e che, grazie alla loro eredità, può permettersi di mettere in pausa la sua vita per un anno.
Un anno di riposo e, soprattutto, di oblio.

Psichedelico

Dopo aver letto
 "Eileen" tre anni fa e dopo aver recuperato a maggio "McGlue" (primo romanzo dell'autrice tradotto in italiano soltanto l'anno scorso), sono finalmente giunta all'opera (scritta nel 2018) cui deve la fama internazionale.

Un romanzo molto particolare, incensato dalla quasi totalità dei lettori (tanti per convinzione, ma molti per ostentazione, come succede con tutti i titoli "di moda") e detestato da una minoranza. 
Il mio giudizio oscilla fra i due estremi. Apprezzo e ammiro le capacità stilistiche della Moshfegh, ma dopo tre esperienze mi è chiaro che a non piacermi sono le storie che racconta, opprimenti e deprimenti. Più invecchio e meno ho voglia di letture grevi, soprattutto se la pesantezza è molesta e fine a sé stessa, non andando al di là della protagonista e delle sue vicissitudini.

O forse la mia interpretazione è condizionata proprio dall'età, da quella maturità che mi porta a sentirmi (e a essere) estranea per target alle vicende raccontate in certi libri (esattamente il motivo per cui dopo "Parlarne tra amici" non ho più avuto il coraggio di leggere altro della Rooney, pur avendo già acquistato i suoi romanzi successivi) e la sinossi ufficiale conferma la mia ipotesi.

"Per la sua capacità di graffiare, di accogliere l’urlo di una generazione poco compresa e restituircela con ferocia e tenerezza, ironia e compostezza, il romanzo di Moshfegh si afferma nel panorama letterario internazionale come un vero classico del futuro, una lente per osservare quel che succede sotto la pelle del mondo."

Non credo che la protagonista sia rappresentativa della generazione a cui appartiene e non solo perché ben pochi ventiseienni (di qualunque epoca) potrebbero permettersi il lusso di mettere in pausa la propria vita nell'Upper West Side di Manhattan.
Combattere la solitudine e la mancanza di amore (perché alla fin fine il libro è questo) isolandosi e impasticcandosi è un sistema che è meglio relegare nella finzione letteraria. E per la protagonista ci sarebbe voluto un vero aiuto medico, non una dottoressa più sciroccata di lei.

"Potevo immaginare me stessa, il mio passato, la mia psiche, come un camion della spazzatura pieno di rifiuti. Il sonno era il pistone idraulico che sollevava il cassone del camion, pronto a buttare tutto da qualche parte, ma Trevor era incastrato nello sportello, e bloccava il flusso. Temevo che le cose sarebbero rimaste così per sempre."

Deludente il finale, quell'ultimo (brevissimo) capitolo da cui mi aspettavo una folgorazione e che invece ho trovato prevedibile (impossibile non far caso alle date di ambientazione e a un precedente accenno a un trasferimento) e anche irrispettoso nei confronti della persona (reale) che viene descritta.

Reading Challenge 2025. traccia rebus di settembre: poltrona e cuscini


martedì 2 settembre 2025

"Identità negate", Ferdinando Salamino

 

Verbania, aprile 2018. Mancano un paio di mesi agli esami di maturità e un gruppo di liceali, tutti figli della Milano bene, si concede un lungo week-end nella sontuosa villa dei De Meo. E' stato il proprietario - ricco industriale con aspirazioni politiche nell'ultra destra - a fare pressioni sul figlio perché invitasse i compagni di scuola, forse nella tardiva speranza che il ragazzo socializzasse con quelli che lo avevano bullizzato fin dal primo anno di liceo.
E così Edoardo parte con Ilaria, Corrado, Stefano, Serena, Mirko e Zaira. E con Nadia, ovviamente, la sola e unica amica che abbia mai avuto.
Nadia che il mattino successivo all'arrivo viene trovata morta sul letto di una delle stanze dell'ultimo piano della villa, mentre Edoardo vaga in stato confusionale nei boschi attorno alla casa dove viene rintracciato dalla polizia. Si dichiara colpevole, appagando la PM Tagliaferri e il vicequestore Martini.
Ma qualcuno non è convinto: Ivan Castelli, criminologo di fama mondiale e padre della diciottenne uccisa.

Oscuro

Ferdinando Salamino - autore milanese (classe 1971), ma soprattutto psicoterapeuta e docente a Oxford - non era nella mia infinita wish list perché non avevo (e non ho) trovato la cronologia della sua serie che ha per protagonista Michele Sabella, ma quando a metà agosto sono incappata a sorpresa nel firma copie del suo nuovo romanzo (pubblicato a maggio di quest'anno) alla Giunti della stazione di Piazza Principe non mi sono lasciata sfuggire il piacere di avere una copia autografata.

E, presa dall'entusiasmo (era dai tempi di Vialli e Mancini che non chiedevo un autografo a qualcuno e il solo gesto mi ha fatto tornare indietro di trent'anni, a tempi blucerchiati ben diversi da quelli attuali...), gli ho fatto scavalcare tutta la scaletta di libri che avevo già programmato di leggere.

Un romanzo che definirei giallo, nonostante in copertina venga classificato come thriller. Castelli è un criminologo attivo, non si limita a consulenze e pareri, ma agisce indagando sull'omicidio della figlia. La trama consente a Salamino (autore anche di saggi in materia) di analizzare i comportamenti dei personaggi con padronanza ("Ogni omicidio aveva un'età determinata dalla maturità dell'atto, dalla pienezza del movente e dalla profondità delle dinamiche"), spiegando meccanismi difficili con una semplicità tale da renderli comprensibili anche a chi non sa nulla di psicologia e disturbi mentali.
Ho apprezzato questo suo non salire in cattedra, cosa che invece ho sempre trovato disturbante in quei professionisti di un settore che quando si trovano a scrivere libri come questo dimenticano che stanno realizzando un'opera di intrattenimento e non un trattato.

Mi hanno convinta di meno certi passaggi della storia, ad esempio avrei evitato il personaggio di Federico, inutile nonostante sia il ragazzo di Nadia, preferendo un maggiore approfondimento su questa ragazza al centro della storia perché vittima, ma di cui non viene data una motivazione per il repentino cambiamento avvenuto in quello che sarebbe poi diventato il suo ultimo anno di vita.

Ma Salamino, quando gli ho chiesto se la storia fosse autoconclusiva, mi ha risposto che lo era, aggiungendo che stava pensando ad altre vicende legate al protagonista. 
Ivan Castelli non è simpatico: un uomo duro, anaffettivo e presuntuoso, ma di certo si presta a una serie tutta sua, magari con un futuro prequel (che di solito non amo) con al centro questo triste rapporto padre figlia.

"Lasciò che i pensieri defluissero come pus da un'incisione"

Reading Challenge 2025, traccia Editori




lunedì 1 settembre 2025

Reading Challenge: tracce di settembre

         


Tracce generiche:
  • libri con un grado di parentela nel titolo
    La sorella, Louise Jensen (3 punti)
  • libri di autori il cui cognome inizia con la stessa lettera (ho scelto la M)
    Mariani e il peso della colpa, Maria Masella (2 punti)
    Mariani e la cagna, Maria Masella (2 punti)
    Mariani e le parole taciute, Maria Masella (2 punti)

Traccia cascata di lettere:
  • porte

Traccia rebus:
  • Il mio anno di riposo e oblio, Ottessa Moshfegh (2 punti)

Traccia dadi: 55 - 99 - 111



I miei punti di settembre: 11