
Genova, 15 gennaio 2015. Sono passati esattamente due mesi da quando l'auto del commissario Mariani è stata travolta dall'esondazione del Cerusa a Voltri. La frattura dello sterno è guarita, ma la paura per il rischio di infarto causato dall'incidente non ha abbandonato né lui né la moglie Francesca. Non avendo ancora ripreso servizio ha tutto il tempo per dedicarsi a un episodio che gli racconta sua madre e che risale a settant'anni prima, quando Emma era una staffetta partigiana nel Monferrato. E' lì che era nata la sua amicizia - durata tutta la vita - con una coetanea ebrea, Noemi, che si nascondeva in campagna con la sua famiglia. Noemi è morta da un mese ed Emma ha aperto la busta gialla che le aveva lasciato, pregandola di far leggere il contenuto ad Antonio perché qualcuno a lei caro potrebbe avere bisogno dell'aiuto di un commissario di polizia.
Ventitreesimo episodio della serie, di cui alla fine di ottobre è uscita una nuova puntata, cosa che mi ha fatto proprio piacere perché, leggendone uno o due al mese, non me ne restano molti da recuperare.
A non farmi piacere, invece, sono state le coincidenze su cui (anche questa volta) si basano gli intrecci della storia: se in altri autori mi risultano insopportabili, con la Masella mi sono ormai rassegnata a doverle accettare come un suo tratto distintivo, ma proprio non riesco a non criticarle.
Qui abbiamo personaggi le cui vite si incrociano anche più volte per caso in città diverse e a distanza di molti anni, casualità che innescano eventi che poi si rivelano determinanti. Situazioni del tutto improbabili, senza le quali si avrebbe un giallo più lineare, più convincente e più credibile.
Ed è un peccato soprattutto perché spesso sono meccanismi che non arricchiscono la storia, ma la complicano inutilmente, questa volta più che in altri casi precedenti a causa dell'esigenza di creare un collegamento fra un episodio accaduto nel 1944 e un duplice, atroce omicidio del presente: una giovane madre e il suo bambino di tre anni sgozzati senza pietà.
Un'ambientazione che tocca Nizza Monferrato, Torino, Alessandria, Biella e Piacenza, ma dove Genova resta la protagonista assoluta.
Coincidenze ad ampio spettro
Ventitreesimo episodio della serie, di cui alla fine di ottobre è uscita una nuova puntata, cosa che mi ha fatto proprio piacere perché, leggendone uno o due al mese, non me ne restano molti da recuperare.
A non farmi piacere, invece, sono state le coincidenze su cui (anche questa volta) si basano gli intrecci della storia: se in altri autori mi risultano insopportabili, con la Masella mi sono ormai rassegnata a doverle accettare come un suo tratto distintivo, ma proprio non riesco a non criticarle.
Qui abbiamo personaggi le cui vite si incrociano anche più volte per caso in città diverse e a distanza di molti anni, casualità che innescano eventi che poi si rivelano determinanti. Situazioni del tutto improbabili, senza le quali si avrebbe un giallo più lineare, più convincente e più credibile.
Ed è un peccato soprattutto perché spesso sono meccanismi che non arricchiscono la storia, ma la complicano inutilmente, questa volta più che in altri casi precedenti a causa dell'esigenza di creare un collegamento fra un episodio accaduto nel 1944 e un duplice, atroce omicidio del presente: una giovane madre e il suo bambino di tre anni sgozzati senza pietà.
Un'ambientazione che tocca Nizza Monferrato, Torino, Alessandria, Biella e Piacenza, ma dove Genova resta la protagonista assoluta.
"Città strana la nostra, amata soltanto da chi la conosce. E soltanto amandola si riesce a conoscerla: qui ci teniamo dentro gioie e dolori, sconfitte e vittorie. Rocciosi come montanari e avventurosi come naviganti."
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