mercoledì 30 ottobre 2019

"13 anni dopo", Kerry Wolkinson


Stoneridge (Inghilterra), 21 maggio 2004. Olivia Adams ha sei anni e sta giocando in giardino quando viene rapita senza lasciare traccia. I genitori non riescono ad affrontare insieme il dramma, il matrimonio in breve tempo si sfascia. Ad avere la peggio è il padre: era lui con la bambina quel giorno e l’ha lasciata da sola in giardino per godersi la partita dentro casa. I sensi di colpa e le accuse della moglie lo portano alla deriva. La madre, invece, con il tempo riesce ad andare avanti con un secondo matrimonio e un secondo figlio. Anche con un nuovo lavoro, un bar che ha chiamato Via’s in ricordo della sua bambina.
Ed è lì che 13 anni dopo Olivia ritorna. Ha pochi ricordi del suo rapimento, dice che sono stati gli zingari, che ha vissuto con loro per tutto quel tempo, finché non è riuscita a scappare.
La madre, il padre, l’amichetta del cuore di un tempo: tutti credono alla sua versione. Tutti tranne il secondo marito della madre e il fratello di questi…

Mi scuso ufficialmente con Stefania, mia compagna di casata, per non averle dato retta quando mesi fa mi aveva consigliato di eliminare questo titolo dalla mia wish list: brutto, brutto, brutto!

L’autore ha sfruttato l’abusato filone delle bambine rapite (sempre nei giardini di casa, tra l’altro) che ricompaiono dopo tot anni e ha cercato di dare originalità alla storia spargendo un’acuta indole criminale a piene mani. Il risultato sono una protagonista grottesca come tutti gli altri personaggi. E la vicenda, che avrebbe anche una sua linearità, cade nell’assurdo per l’assenza di scrupoli comune a tutti.

Ma ho avuto la netta impressione che non sia stata una scelta voluta dell’autore, bensì un appiattimento causato dalla sua incapacità nel descrivere i sentimenti: quando io ritrovo qualcosa che i miei gatti hanno buttato sotto al letto manifesto un maggiore entusiasmo di questa madre che ritrova la propria figlia data per morta! Non sto esagerando: in nessun punto del libro vengono descritti gli stati d’animo di queste persone. Allo stesso modo Wilkinson non riesce a trasmettere nessuna trepidazione neppure nei momenti finali dove quello che sta succedendo dovrebbe creare una grandissima suspense.

Eppure una ricerca su web mi dice che si tratta di un autore prolifico e che i suoi thriller sono diventati bestseller nel Regno Unito, negli USA, in Canada e in Sud Africa… Per noi italiani questo è stato il primo a essere tradotto, con uno stile veramente povero, brutto.
Ma se in lingua originale ha così tanto successo, allora forse è al traduttore (tal Fabrizio Coppola) che devo dare la colpa per frasi atroci come: “Sospira, poi fa un lungo sospiro”…
O forse all’editore: è un libro che mi fa venire voglia di bannare dalla mia wish list tutti i libri della Newton Compton!

Il guaio è che quest’anno hanno tradotto anche “Il matrimonio degli inganni” e la trama mi ispira… potrei cercare di convincere Stefania a leggerlo per prima, garantendole che stavolta seguirò il suo consiglio ^^

Reading Challenge 2019: collegamento con la traccia musicale di ottobre per la parola "anni" nel titolo