L’argentino
Pedro Marìa Gregorini, in arte Hans Chans, prossimo ai
cinquant’anni, atterra a Panama in un giorno di
marzo di un anno qualunque per partecipare al convegno degli
illusionisti. Questa volta è deciso a dimostrare di essere Il Miglior
Mago del Mondo, perché lui – a differenza di tutti i suoi
sedicenti colleghi – un mago lo è davvero!
Anche
a César Aira ci sono arrivata tramite un video su YouTube, questa
volta del canale Read Vlog Repeat. A dire il vero Valeria
raccomandava l’ultimo libro scritto dell’autore, “Come diventai
monaca”, ma - siccome mi piace andare in ordine – ho preferito
partire da quello più vecchio che sono riuscita a trovare (usato sul
sito del Libraccio).
Un
inizio non felicissimo perché dalla sinossi mi aspettavo tutt’altro,
una storia spassosa con questo vero mago che dal palco sbalordisce
il pubblico e gli altri partecipanti con numeri strepitosi oppure che
finisce per inguaiarsi da solo facendo cose per le quali non esiste
un trucco credibile e diventando così quello che per tutta la vita
gli ha impedito di rendere pubblica la sua magia: un fenomeno da
baraccone.
Invece
divertente lo è davvero pochissimo, solo per rare uscite qua e là.
Viceversa il Mago è un uomo triste che non ha mai
trovato il modo per sfruttare questo suo grande dono, cosa non facile
perché se – come spiega – parlando per ipotesi tutti sarebbero
pronti a elencare le tantissime cose che farebbero se avessero il
potere per farle, nella pratica non tutto è possibile.
Fare
soldi, per esempio: lui potrebbe farsi piovere fra le mani tutte le
banconote del mondo, ma come la mettiamo con il numero di serie?
Potrebbe fare man bassa al casinò, ma la tensione sarebbe troppo
grande. O potrebbe vincere una fortuna alla lotteria, ma ciò lo
porterebbe ad esporsi, quello che ha sempre cercato di evitare…
Anche prendere possesso di case e cose tramite la magia non lo
farebbe vivere tranquillo perché in caso di controllo non potrebbe
dimostrare il legittimo acquisto.
Insomma,
sono questi i motivi che lo hanno spinto molti anni prima a diventare
un illusionista di professione: per potersi mescolare fra chi fingeva di
esserlo.
E
la parte che mi è piaciuta del libro si ferma qua, cioè all’inizio.
Tutto quello che segue è la descrizione dell’interminabile
giornata in cui Hans Chans prima si annoia in albergo, poi si annoia
da turista in giro per la città e poi di nuovo si annoia in albergo,
finché arriva finalmente la sera con l’inaugurazione della convention e
non si capisce se anche lì si annoia, ma di sicuro io sono passata
dalla noia alla delusione perché non succede proprio nulla ed è
stato un sollievo arrivare alla fine di questo librino: non ne
potevo più di questo ometto paranoico, depresso e frustrato.
Non
aiutano la mancanza della suddivisione in capitoli e gli scarsissimi
dialoghi, sono rare anche le andate a capo e, per quanto scritto
benissimo, il monologo interiore che ne viene fuori diventa via via
più pesante e… noioso.
Pagina
dopo pagina il mio interesse si è prosciugato, tanto che non mi sono
neppure sforzata di capire se tutto quello che avviene è reale o
creato dal mago senza neppure rendersene conto e senza capirlo lui
stesso.
Sono
invece abbastanza sicura che Aira abbia nascosto una morale nel
romanzo, un confronto fra il poter riuscire a fare qualcosa (come
l’illusionista) attraverso il semplice impegno e il non riuscirci
nonostante i poteri magici. Nel caso un bel messaggio, che però sarebbe
arrivato di più divertendo e non annoiando.
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Challenge 2019: collegamento con la traccia musicale di ottobre perchè l'autore ha vent'anni più di me