Las
Vegas, giorni nostri. Quello fra Kate e Charlie è il più clamoroso
dei colpi di fulmine: ai due basta uno sguardo alla riaccensione
delle luci dell’ascensore che si era bloccato
all’improvviso intrappolandoli per alcuni minuti per capire di aver
trovato l’anima gemella che neppure stavano cercando. Tre giorni
dopo sono già marito e moglie. Lui, architetto, non ha problemi a
trasferirsi a Londra, la città di lei. Due anni di amore intenso,
una vita perfetta, coronata da una vacanza a Cefalù da cui però
solo Kate fa ritorno: mentre lei dorme in spiaggia, Charlie va a
fare il bagno senza più tornare. Il mare ne restituisce il cadavere
alcuni giorni dopo, solo un tatuaggio e il DNA potranno accertare che
quel corpo straziato è il suo.
Londra,
un anno dopo. Kate non è riuscita a superare il lutto. Ha accettato
controvoglia l’invito a cena di una coppia di amici appena tornati
da una vacanza a Miami. Kate guarda senza interesse le foto del
viaggio quando all’improvviso cambia tutto: quell’uomo ritratto
sullo sfondo di uno scatto è suo marito! Per gli amici, compreso Luke,
amico d’infanzia di Charlie, si tratta solo di una somiglianza, ma
Kate deve ritrovare quell’uomo e quindi parte per la Florida…
Questo
secondo romanzo di Ruth Newman mi ha non poco disorientata, in
negativo. Fino a poco più del 30% la lettura è stata
piacevolissima: personaggi e contesti molto diversi rispetto a “Il college delle brave ragazze”, più maturi (non solo
anagraficamente) e meglio tratteggiati, ma soprattutto una grande
capacità nel descrivere emozioni e stati d’animo della
protagonista.
Mi sembrava di leggere non un banale thriller, ma un
raffinato noir.
Poi
la svolta, la caduta in picchiata: tutto un susseguirsi di colpi di
scena, personaggi che di volta in volta sembrano i buoni, poi i
cattivi, poi di nuovo i buoni, ecc, grazie a situazioni surreali e a
volte ridicole, esagerazioni che – anziché creare la suspense a
cui sicuramente mirava l’autrice – finiscono solo per stancare
chi legge. Nessuno stratagemma usato dalla Newman per giustificare i
vari meccanismi è intelligente: tutto si basa su coincidenze
clamorose, su eventi che fanno impallidire l’ago nel pagliaio.
Rispetto
al libro precedente ha solo migliorato la capacità di gestire i
salti temporali, ma non quella di riuscire a creare una storia
credibile e sensata. Qui i personaggi sono ancora più stereotipati e
nella seconda metà le situazioni descritte sembrano copiate dai
peggiori film americani sui gangster: tanto per far capire cosa
intendo con una scenetta che non comporta spoiler, qualcuno si dà
alla fuga saltando dall’ottavo piano di un albergo direttamente
nella piscina sottostante!!
Peccato.
Come dicevo, la partenza era davvero buona. Confrontando quella con
il resto del libro e con quello precedente, mi viene da pensare che
la Newman abbia sbagliato genere: anziché scrivere thriller avrebbe
dovuto dedicarsi a una tranquilla narrativa sentimentale.
In
particolare mi ha colpita il capitolo in cui racconta il momento in
cui Kate si sveglia sulla spiaggia, si accorge di aver dormito due
ore e di essere ancora da sola. Il suo non sapere prima cosa pensare, poi
cosa fare. E' in un Paese straniero dove non conosce
nessuno, di cui capisce a stento qualche parola della lingua. Fa congetture sul da
farsi, senza smettere di guardare il mare, con la sicurezza che
da un momento all’altro vedrà Charlie nuotare verso di lei, una speranza che via via si indebolisce lasciando spazio a impotenza e disperazione.
Stati
d’animo che conosco bene per averli sperimentati durante una
vacanza in Germania anni fa, con un bosco al posto del mare, bosco che
per fortuna mi ha restituito il marito “disperso” in meno di due
ore, ma due ore che non dimenticherò mai.
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di
gennaio, lo collego a "Il college delle brave ragazze"
perchè scritti dalla stessa autrice