lunedì 6 gennaio 2020

"Il college delle brave ragazze", Ruth Newman


Cambridge (Inghilterra), primi anni del duemila. E’ dicembre quando il corpo decapitato di Amanda Montgomery, studentessa del primo anno all’Ariel College, viene rinvenuto nel suo letto al dormitorio. Dieci mesi dopo un altro cadavere viene ritrovato sul lungofiume, quello di Eliza Fitzstanley, massacrata di botte al punto tale che i genitori riusciranno a riconoscere la figlia solo per il neo vicino all’ombelico. Ed è a giugno del 2004 che “il macellaio di Cambridge" torna a colpire: questa volta è toccato a June Okeweno, sbudellata nella sua camera. Ma c’è una novità: accanto a lei, seminuda, ricoperta di sangue e in stato catatonico, c’è Olivia Corscadden, la sua vicina di stanza.
La ragazza è presumibilmente l’unica testimone del serial killer e non sarà facile per Matthew Denison, lo psichiatra incaricato dalla polizia, riportarla a uno stato cosciente per farle raccontare cosa ha visto…

Se la mia ricerca su web è stata accurata, Ruth Newman ha scritto soltanto due romanzi, questo nel 2009 e un altro thriller (che inizierò stasera stessa) due anni dopo.

"Il college delle brave ragazze" penso che potrebbe piacere davvero tanto a chi legge pochi thriller grazie ai vari ribaltamenti che mantengono vivo un certo grado di tensione (senza mai arrivare però a una suspense degna di questo nome).

Ma per chi si nutre, o quasi, di thriller presenta più difetti che pregi. La storia non ha nulla di originale, soprattutto per quello che caratterizzava il genere 10-15 anni fa (evito di specificare a cosa mi riferisco per non fare spoiler). I colpi di scena (ce n’è più d’uno) diventano troppo prevedibili man mano che ci si avvicina all’acme di ciascuno. I personaggi tendono ad essere troppo simili tra loro e parecchio stereotipati. Alcune spiegazioni sono troppo tirate per i capelli per i capelli e c’è anche un errore disturbante per gli odiosi precisini come me.

Durante la lettura il mio giudizio ha oscillato fra le 2 e le 3 stelline di gradimento, ma con l’epilogo “cinematrografico” la Newman si è guadagnata le mie tre stelle piene, quasi quattro.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di gennaio "un libro con delle mani in copertina"