giovedì 30 gennaio 2020

"L'uomo di gesso", C.J. Tudor


Anderbury (Inghilterra), estate 1986. Eddie Munster, Gav la Palla, Mickey Metallo, Hoppo e Nicky sono una banda di ragazzini dodicenni e si stanno godendo le vacanze estive. Il loro più grande passatempo è quello di scorrazzare nei boschi in bici. Ma quell’estate ci sono anche i gessetti a unirli: li ha regalati a Eddie un nuovo insegnante della scuola, il professor Halloran. Ognuno di loro ha scelto un colore e si sono inventati un codice con cui comunicano disegnando simboli davanti alle rispettive case.
Sono quei segnali di gesso a condurli un giorno nel bosco, dove trovano la mano di una ragazza. La polizia in seguito ritroverà tutti i pezzi di quel cadavere smembrato, a eccezione della testa.
Trent’anni dopo Eddie vive ancora ad Anderbury. Ha 42 anni, insegna inglese, il padre è morto, la madre si è risposata e gli ha lasciato la casa di famiglia. Si sta chiedendo se la storia era iniziata davvero col ritrovamento del corpo, oppure prima, il giorno dell’incidente al luna park, quando aveva visto per la prima volta il professor Halloran. E se lo chiede perché ha appena ricevuto una busta: all’interno un gessetto e il disegno di un omino stilizzato.
Possibile che l’uomo di gesso sia tornato dopo tutti quegli anni?

Dopo una partenza non esaltante con tre libri mediocri e uno pessimo, la media di gennaio ha avuto una grossa impennata grazie a delle ottime letture.

Questo è un altro gran bel thriller che, come “L’uomo di casa”, si svolge su due piani temporali. Si tratta di due storie completamente diverse, ma anche “L’uomo di gesso” è pieno di tasselli e tutti alla fine trovano il loro incastro perfetto.

De Marco è riuscito a creare una maggior suspense, ma ho trovato più piacevole lo stile narrativo della Tudor, probabilmente perché descrittivo al punto giusto, senza la pesantezza degli inutili dettagli di cui è carico “L’uomo di casa”.

La Tudor riesce anche a essere leggermente più convincente nell’uso di un bambino come voce narrante e, come De Marco, è stata brava nel mantenere viva l’attenzione calando al punto giusto i vari colpi di scena.

Non sono due libri paragonabili, mi viene automatico farlo solo perché li ho letti in successione, ma sono senz’altro due thriller che vale la pena leggere per gli amanti del genere.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di gennaio, lo collego a "Vincoli" perchè gli autori sono entrambi stranieri