lunedì 21 novembre 2022

"Primo amore e altri affanni", Harold Brodkey

 

Harold Brodkey, scrittore e giornalista americano, nasce nel 1930 e muore nel 1996, lasciando al mondo quattro raccolte di racconti e due romanzi.
"Primo amore e altri affanni" è la prima delle quattro raccolte. Pubblicata nel 1958, comprende racconti scritti fra il '54 e il '57 apparsi in precedenza sul "New Yorker".

Quanti racconti sono? La sinossi dice dieci, ma nella mia versione digitale ce ne sono soltanto nove.
Non mi arrabbio e non indago perché dei nove che ho letto non me ne è piaciuto nessuno, per cui non faccio un dramma dell'inspiegabile mancanza del decimo.

Dei nove superstiti, quattro sono un po' più lunghi (lunghi relativamente, visto che il cartaceo è di appena 173 pagine totali).

I primi tre hanno lo stesso protagonista, la voce narrante di cui non viene detto il nome (in seguito ho letto che sono parzialmente autobiografici).

Ne "Lo stato di grazia" ripensa all'estate del 1943, quando aveva 13 anni, viveva a St. Louis e contribuiva al precario bilancio familiare facendo il bambinaio di Edward, un bambino di sette.

"Primo amore e altri affanni" è il racconto più lungo e forse è per questo che è stato scelto per intitolare la raccolta. Siamo sempre a St. Louis, la voce narrante ha 16 anni e scopre l'amore, mentre la madre spinge la sorella maggiore a sfruttare la sua bellezza per sposare un ragazzo ricco.

"La lite" è quella che avviene nel 1948 a Bordeaux fra la voce narrante e un compagno di università durante la loro vacanza estiva in Europa. Dopo quasi due mesi di peregrinare in bicicletta fra i due scoppia l'insofferenza reciproca.

"Educazione sentimentale" ha come protagonista una giovane coppia. Lei è Caroline Hedges di Baltimora, lui Elgin Smith, di St. Louis. Si conoscono ad Harvard, in settembre. Lui la nota perché tanto graziosa, ma è convinto di poter mirare solo a ragazze brutte come lui, e invece...

E' probabile che Elgin Smith sia la voce narrante dei primi tre racconti, ma non ne sono sicura.

St. Louis e la crescita del personaggio potrebbero rendere ovvia la cosa, ma non viene detto chiaramente, come invece accade negli ultimi cinque racconti - "Allo specchio", "Laura", "Trio per voci gentili", "Pastorale" e "La Dama Bruna dei Sonetti" - tutti molto brevi, che descrivono momenti diversi della vita della protagonista, Laura, che in "Allo specchio" conosciamo diciannovenne mentre si sta preparando per uscire con Henry, che quella sera le farà conoscere sua madre. Ma in realtà Laura ha già in testa Martin, nonostante sia meno ricco dell'altro. Nei racconti successivi Laura è moglie e madre, la storia arriva fino ai suoi 28 anni.

Quello che meno mi è piaciuto di questi racconti (oltre a degli spaghetti con cetrioli, il piatto preferito della figlia di Laura, una delle combinazioni culinarie più disgustose che riesca a immaginare!) sono proprio le figure femminili, Laura in particolare, che sembrano voler rappresentare ciò che Brodkey sintetizza in una frase: "Il guaio di essere donna".

Certo negli anni '50, americani e non solo, era consueto aspirare a "sistemare" la propria figlia con il classico "buon partito" per garantire non solo a lei, ma all'intera famiglia, una vita più agiata, ma l'immagine di queste donne frivole e vanitose, ben contente di fare le belle statuine parcheggiate in un angolo mi ha reso questa lettura ben poco romantica e molto affannosa, trasmettendomi principalmente una grande inquietudine e senza mai riuscire a catturare veramente il mio interesse.

Che poi i racconti siano scritti in maniera impeccabile è certo ed è il motivo per cui non escludo di leggere in futuro altro di Brodkey, forse i due romanzi, per il suo stile, ma anche per l'ammirazione che provo nei suoi confronti per aver parlato nel quotidiano di cui era redattore della sua omosessualità e della sua malattia, in quegli anni Novanta, quando il mondo era pieno di esseri meschini e ignoranti convinti che se stavi morendo di Aids era per colpa delle tue scelte sessuali e per questo non avevi il diritto di stupirti né tanto meno quello di venire rispettato.

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