domenica 13 novembre 2022

"Undicesimo: fuma. Storia efferata di delitti e sigarette", Antoine Laurain

 

Il 10 gennaio 2005 è il giorno in cui in Italia è entrata in vigore la legge 3/2003 (art. 51: “tutela della salute dei non fumatori") che vieta il fumo nei luoghi pubblici chiusi. Io all'epoca avevo appena compiuto 36 anni e da 19 fumavo quasi due pacchetti di sigarette al giorno (togliendo il "quasi" quando ero allo stadio a vedere la Samp). Fumavo anche in edicola e i mesi da quel gennaio al successivo agosto sono stati fra i più tormentati della mia vita. Potevo fumare solo sulla soglia del negozio, di fretta e non riuscendo mai a godermi la sigaretta. Ero ancora più nervosa e irascibile del solito, tanto che verso maggio, per la prima volta in vita mia, avevo iniziato a prendere in considerazione l'eventualità di smettere. Avevo quindi aspettato le ferie estive, giusto per evitare il rischio di ammazzare qualcuno, e una domenica sera avevo fumato quella che sarebbe diventata la mia ultima sigaretta. Per tre settimane avevo patito vere e proprie crisi di astinenza, con sudori freddi e tremori, ma alla fine il fisico si era liberato dalla dipendenza dalla nicotina. "Undicesimo: fuma" è l'ultimo dei romanzi di Laurain tradotti in italiano che mi rimaneva da leggere (gli altri sono "La donna dal taccuino rosso", "Rapsodia francese" e "Il cappello di Mitterand") e ho raccontato perché ho smesso di fumare per spiegare la mia sorpresa davanti all'incipit del libro.

La vita di Fabrice Valentine, protagonista e voce narrante di questo romanzo scritto nel 2008, si sconquassa quando in Francia (nel 2007) entra in vigore la legge analoga alla nostra.

Valentine ha cinquant'anni, fuma da quando ne aveva 17 (come me), è sposato con Sidonie, da cui ha avuto una figlia, Emma, e riveste un ruolo da quadro alla HBC Conseils. Amo l'umorismo di Laurain e ha iniziato subito a farmi ridere costruendo per Fabrice e Sidonie un primo incontro esilarante. Lei - che successivamente diventerà redattore capo di una rivista di arte contemporanea - è responsabile dell'allestimento di una mostra. Lui, che ha la mia stessa considerazione per l'arte moderna ("Latta, bronzo, plastica e vetro: mi sembrava tutta roba sottratta a una discarica e raffazzonata alla meno peggio") vi è stato trascinato da un collega. E' quando spegne una sigaretta in quello che a tutti gli effetti è un posacenere - già bello pieno di cenere, per altro - che un grido femminile lo blocca: il posacenere era un'opera d'arte e la cenere che conteneva non era il prodotto di altre sigarette fumate, ma le ceneri della madre dell'artista. Io non ho mai fatto gaffe di questo tipo e, soprattutto, non sono diventata una serial killer dopo aver smesso di fumare, che è quello che invece succede a Valentine: su insistenza di Sidonie, ricorre all'ipnosi per togliersi il vizio, ma qualcosa va decisamente storto... A sorpresa ho trovato
un po' di Genova anche in questo libro, nella figura di Renzo Piano, citato con il suo Centre Pompidou (per me orribile).
Come negli altri romanzi di Laurain che ho letto, la storia è ambientata a Parigi, sua città natale, e nonostante gli omicidi non è un giallo. E' una storia abbastanza surreale, abbastanza divertente, abbastanza coinvolgente. Scritta molto bene e molto introspettiva.
"Quando si comincia una carriera di fumatore non si è in sostanza che l'assassino di se stessi"
Le sigarette possono sembrare le assolute protagoniste perché citate in ogni pagina, ma è la vita di Valentine a esserlo e Laurain - raccontando il suo presente e il suo passato - esplora ogni tipo di rapporto, Valentine figlio, Valentine marito, Valentine padre, Valentine amico, Valentine dipendente, Valentine collega, Valentine uomo. Un personaggio che racchiude tutte le sfaccettature di una persona normale, sia in positivo che in negativo, con in più una vera e propria ossessione per il fumo, una dipendenza psicologica che io non credo di aver mai avuto e forse è (anche) per questo che non ho mai ammazzato nessuno. Almeno finora.

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