martedì 20 dicembre 2022

"L'ultimo giorno di Roma", Alberto Angela

Roma, 18 luglio 64 d.C.
Lucius Herennius Vindex, detto Rufus, è un vigiles esperto. Parte del suo lavoro consiste nel perlustrare la città intervenendo là dove rilevi un possibile rischio di incendio. In questo sabato caldissimo il suo giro di ronda sarà più lungo e più attento del solito perché deve insegnare il mestiere alla giovane recluta Quintus Saufeius Saturninus - spiegandogli i pericoli dei vari materiali, dal legno, alle stoffe, alle farine, mostrandogli le tipiche situazioni in cui le persone non prestano la necessaria attenzione quando accendono un fuoco, facendogli scoprire i molteplici punti di approvvigionamento dell'acqua sparsi per la città - non sapendo che sarà tutto inutile perché alla fine di quella giornata Roma verrà distrutta dal Grande Incendio.

Questo è il primo volume de "La trilogia di Nerone" e ci racconta com'era Roma prima della devastazione (nel secondo volume viene descritto l'incendio e nel terzo, pubblicato a inizio mese, le conseguenze dello stesso).

Nerone è solo un protagonista indiretto: nel primo capitolo ci viene spiegato che l'imperatore (all'epoca 27enne) e Poppea sono fuggiti dalla calura romana rifugiandosi nella Villa Imperiale di Anzio.
Ma i due personaggi principali, Vindex e Saturninus, sono persone realmente esistite (di loro si parla su una stele funeraria oggi conservata nel Museo di Villa Vecchia di Villa Doria Pamphilj), come lo sono tutte le altre citate: basandosi su testi antichi, testimonianze dell'epoca ed epigrafi, Angela le inserisce nella storia che racconta costruendo attorno a ognuno delle situazioni plausibili, raccontandoci così la vita quotidiana della Roma dell'epoca, la sua urbanistica, la sua bellezza, la sua ricchezza, la sua povertà.

E' un'epoca successiva di cent'anni a Cleopatra e di una ventina rispetto alla Roma di Claudio raccontata da Danila Comastri Montanari nella mia amata (e altrettanto trascurata: sono passati più di tre anni dall'ultimo libro letto) serie di Publio Aurelio Stazio.

Alberto Angela riesce come sempre a far rivivere il mondo antico.

L'architettura della città e - cosa per me ancora più interessante - il modo in cui ci si viveva.
Come le case venissero usate solo per dormire, mentre per mangiare, lavarsi, lavorare, eccetera, bisognasse uscire, cosa che generava un indescrivibile affollamento nelle strade, con conseguente inquinamento acustico.

Ma c'era anche un inquinamento di tipo atmosferico, al punto che le polveri e i fumi prodotti dai forni delle terme, dai fornai e dai fuochi vari accesi ovunque farebbero scattare le centraline delle città moderne.

Anche l'abusivismo edilizio era un problema già presente (chissà se anche allora condonavano tutto...), le case non venivano costruite a norma e si risparmiava sui materiali, situazioni che dettero un grosso contributo al propagarsi dell'incendio.

E il servizio della nettezza urbana non era così diverso da quello attuale, con l'aggravante che veniva svolto dagli schiavi.

Angela descrive le loro condizioni in una Roma cosmopolita. Parla degli insediamenti dei siri, delle comunità ebraiche, dei primi cristiani a circa trent'anni dalla morte di Gesù, con Pietro e Paolo in vita.

Spiega la struttura amministrativa della città e dell'impero e ci porta all'interno di case e locali (compresa una libreria dell'epoca).

Evidenzia alcuni errori nei film, a cominciare da "Ben-Hur" dove per simulare le corse sono stati creati e impiegati quelli che erano carri da parata, molto diversi da quelli usati nella realtà, strutture leggere costituite da basse piattaforme con ruote piccole.

Gli spunti che offre Alberto Angela sono sempre interessanti e curiosi. Che la bocca della verità è un tombino dell'epoca voi lo sapevate?

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