venerdì 2 dicembre 2022

"Una vacanza perfetta", Laure Van Rensburg


Baia di Chesapeake (Virginia), gennaio 2018. Ellie Materson è una studentessa universitaria di 23 anni, timida, indecisa e maldestra. E' proprio il tipo di ragazza in grado di colpire Steven Harding, professore di letteratura quarantenne, un uomo sicuro di sé in grado di fornire tutto il sostegno possibile a ragazze insicure come Ellie, a patto che siano bellissime, e lei decisamente lo è.
Proprio per questo l'aveva notata appena era entrata al Norman's Café, fradicia di pioggia, con l'area spaesata e vulnerabile.
Era successo sei mesi prima, uno dei rapporti più lunghi della sua vita e adesso Ellie lo ha sorpreso organizzando per loro un week-end lungo in un posto idilliaco, una villa di lusso affacciata sull'oceano e circondata dal bosco. Per tre giorni saranno finalmente da soli, lontani dal caos e dai continui impegni newyorkesi, isolati dal resto del mondo.
Un paradiso... sempre che non si abbia bisogno di aiuto.

Un'altra opera prima. Laure Van Rensburg, francese residente a Londra, aveva precedentemente pubblicato solo racconti su riviste di settore. Questo suo primo romanzo del 2019 è stato tradotto di recente in italiano e avrebbero anche potuto risparmiarcelo.

Aver messo le mani avanti nella sinossi scrivendo che si tratta di "un romanzo avvincente e irresistibile che gioca abilmente con i luoghi comuni del crimine, una casa isolata, una tempesta di neve, nessun segnale telefonico" non lo rende certo meno banale: l'autrice ha sfruttato ogni genere di cliché e non c'è proprio nulla di avvincente o di irresistibile. 
Una storia piatta che a tratti sembra la parodia di un romanzo erotico. I pochi avvenimenti vengono ripetuti nell'arco dei tre giorni, 336 pagine dove la noia caratterizza sia il presente, sia il passato che viene ricostruito attraverso i flashback dei due, altrettanto noiosi, protagonisti.

I capitoli alternano il punto di vista dell'uomo e della ragazza, quelli di lui sono scritti in terza persona, mentre Ellie è la voce narrante e questo è il massimo dell'originalità del libro che non è assolutamente "scritto magnificamente", come sostenuto sempre nella sinossi.
Particolarmente irritante è l'inserimento di termini di uso non comune, un tentativo di ricercatezza che stride moltissimo con lo stile altrimenti semplice dell'autrice. Ma se la storia e il modo in cui è stata raccontata non mi sono piaciuti, trovo che l'aspetto peggiore sia il messaggio che trasmette che di certo non aiuta il movimento Mee Too, a cui la Van Rensburg fa riferimento nei ringraziamenti (vorrei poter approfondire questo punto, ma per farlo dovrei raccontare cosa succede nel libro).

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